aderisce alla FEDERAZIONE DELLA SINISTRA

08/11/12

Miorandi, i servizi pubblici e il tessuto produttivo del territorio roveretano

La soluzione ai problemi del bilancio comunale è sempre la stessa: tagli alla spesa pubblica per risanare i debiti contratti dall'ente e società partecipate con le banche. Il sindaco Miorandi dovrebbe preoccuparsi del depauperamento del tessuto industriale e garantire un'efficace erogazione dei servizi piuttosto che garantire il pagamento dei mutui a chi non ha fatto altro che lucrare con i debiti e i servizi pubblici e ora fa pagare la crisi ai cittadini attraverso esternalizzazioni di servizi che scaricano i risparmi di spesa sui salari di lavoratrici e lavoratori, liberalizzazioni che non hanno mai fatto abbassare le tariffe e riduzione e privatizzazione di servizi, come ad esempio i trasporti pubblici, che vanno a discapito anche dei soggetti più deboli.
Perché mai i cittadini dovrebbero pagare debiti che non hanno prodotto loro? Se Miorandi intende garantire la continuità delle prestazioni pubbliche non ci sono altre soluzioni che il rifiuto del pagamento dei debiti contratti con le banche e la reinternalizzazione dei servizi pubblici dati in gestione ai privati assumendo le lavoratrici ed i lavoratori.
Miorandi auspica che i risparmi di spesa possano essere reinvestiti nel settore privato ma è giusto ricordargli che ha gioito per il polo della meccatronica ma questo non sta portando alcun beneficio di rilievo e anzi, dopo i milioni di euro investiti dall'ente pubblico nel polo e nell'acquisto di capannoni, i padroni di Confindustria ne chiedono il controllo e mettono la manodopera in cassa integrazione o in mobilità per garantirsi profitti e socializzare i costi aziendali.
Chi ha lucrato finora sui servizi pubblici e sui finanziamenti pubblici deve essere espropriato e i servizi e le grandi fabbriche devono tornare sotto l'esclusivo controllo pubblico e gestiti direttamente dai lavoratori per soddisfare i bisogni della collettività.

Mirko Sighel
Segretario del Circolo della Vallagarina del Partito della Rifondazione comunista

Marchionne e le norme

La magistratura condanna la Fiat a riassumere 19 lavoratori iscritti alla Fiom e Fiat subito dopo condanna altri diciannove lavoratori alla mobilità. In sintesi è quello che sta succedendo. La grande borghesia
finanziaria e industriale può permettersi di sostituirsi ai tre poteri dello stato: legislativo ed esecutivo quando detta le norme da scrivere ai propri mandatari in parlamento e giurisdizionale quando può permettersi di ignorare una sentenza che difende i lavoratori o elaborare intricatissime strategie con i migliori avvocati del foro e docenti di diritto per imporre la correttezza delle proprie decisioni e di conseguenza i comportamenti sociali e la salvaguardia delle divisioni sociali.
Ancora una volta si conferma la legge che l’economia subordina la politica e le norme giuridiche. La struttura della nostra società vede una grande borghesia finanziaria e di produzione che detiene le leve
principali dell’economia, dal sistema finanziario alle grandi industrie metallurgiche e chimiche, dal commercio su grande scala alle risorse energetiche, dai servizi che una volta si chiamavano pubblici alla ricerca tecnologica e scientifica. Tutto in nome dell’appropriazione privata dei mezzi che servono a produrre le
risposte ai bisogni della popolazione. Chi decide come regolare il soddisfacimento dei bisogni ha in mano un potere di gran lunga più efficace di qualunque norma giuridica o di qualunque sentenza.
E’ chiaro che in un momento di crescita economica conviene anche alla classe padronale concedere qualche briciola della propria ricchezza ma in un momento di crisi non se lo può permettere e a pagare sono i più
deboli a partire dai giovani, i pensionati e i lavoratori. Nemmeno i piccoli commercianti e artigiani si salvano perché dipendono dalla grande borghesia in quanto ne sono l’appendice.
E’ questa la natura del capitale. Come uscire dal baratro?
Attraverso la lotta organizzata dei lavoratori e dei giovani per l’esproprio della proprietà privata delle
principali leve dell’economia, nazionalizzandole e mettendole sotto la diretta gestione dei lavoratori per il soddisfacimento dei bisogni della collettività. Pianificare l’economia significa produrre in
maniera cosciente e senza alcun fine di lucro e di sfruttamento. L’esproprio economico genererà la sostituzione del controllo politico dello stato di natura borghese con il controllo politico dello stato
di natura operaia.

Mirko Sighel
Segretario Circolo Vallagarina del Partito della Rifondazione comunista

26/10/12

APPUNTAMENTI DI FINE OTTOBRE 2012

Vi ricordo  le date importanti, senza tralasciare l'impegno nella raccolta di firme per i referendum:
  • Venerdì 26 ottobre presso l'Hotel Accademia (zona santa Maria Maggiore) a Trento, alle ore 20,30 incontro con un compagno greco della sinistra Marxista di Syriza.
  • Sabato 27 ottobre manifestazione a Riva del Garda (concentramento stazione autocorriere alle ore 10,00), contro la crisi e le politiche ultraliberiste del Governo Monti. La manifestazione sarà anche una risposta alla presenza di Mario Monti a Riva del Garda. Per questa manifestazione si richiede la massima presenza e partecipazione. I compagni che non lavorano dovranno essere presenti.
  • Lunedì 29 ottobre, presso la sede del partito a Trento alle ore 20,30, incontro con Bruno Amoroso (uno dei massimi economisti marxisti europei e mondiali) sul tema della crisi europea e del futuro incerto dell'euro.
Ricordo anche che sempre sabato 27 vi sarà a Milano la manifestazione nazionale di Italia Cuba (per chi fosse interessato sentire il compagno Guido Gasperotti 3286665036) e a Roma la manifestazione nazionale No Monti day.

11/10/12

presidio Filcams e sciopero Sait - PRESIDIO DALLE ORE 14.30 di oggi PRESSO LA SEDE DELLA FEDERAZIONE DELLE COOPERATIVE IN VIA SEGANTINI – TRENTO

SCIOPERO PER L’INTERA GIORNATA DELL’11 OTTOBRE DEI DIPENDENTI SAIT
CONTRO LA DECISIONE DI INVIARE IN DISTACCO 4 LAVORATORI DEL MAGAZZINO
NELL’AZIENDA DI PULIZIE ESTERNALIZZATA “ACTIVA”

Da inizio settimana 4 lavoratori sono stati inviati in distacco presso la Ditta di pulizie esternalizzata “Activa”, contro il parere degli stessi lavoratori e della Filcams Cgil del Trentino.

La Direzione Sait da tempo aveva operato nell’individuazione di un gruppo di circa 40 dipendenti che secondo il giudizio del medico competente non erano più ritenuti idonei alla mansione per la quale
erano stati assunti, che però da anni erano stati posti a svolgere  mansioni alternative.

Negli incontri sindacali svolti in questi ultimi periodi, la direzione aveva sostenuto che per motivazioni legate ai costi aziendali, tale presenza di lavoratori non più idonei comportava difficoltà produttive.
Pertanto da qui la scelta Aziendale di inviare i lavoratori presso altra azienda.

La Filcams Cgil che si è sempre opposta a questa logica mercificatrice dei lavoratori, poco nobile per un pilastro della Cooperazione Trentina, ha ricordato alla Direzione che i lavoratori sono entrati in azienda
sani e se oggi hanno problemi fisici questi sono stati causati anche dal lavoro prodotto per decenni in Sait.

Altra questione sollevata dalla Filcams Cgil del Trentino, anch’essa molto grave, è una mancata risposta dell’Azienda in merito ai criteri utilizzati nella scelta dei 4 lavoratori rispetto ai circa 40 ritenuti
non idonei. Durante tutti gli incontri sindacali la direzione non è stata in grado di motivare le scelte individuali dei prescelti, nessuna motivazione oggettiva è stata espressa. Pertanto i 4 lavoratori sono
stati scelti unicamente sulla base di criteri soggettivi e pertanto discrezionali.

La Filcams Cgil del Trentino opererà fin da subito anche legalmente per ottenere il ritiro del procedimento, per ristabilire principi e rispetto della dignità dei lavoratori coinvolti.
La Filcams Cgil del Trentino ritiene questa una bruttissima macchia  nella storia della Cooperazione Trentina e dei valori che evidentemente vengono esternalizzati a parole e non nei fatti.

PRESIDIO DALLE ORE 14.30 PRESSO LA SEDE DELLA FEDERAZIONE DELLE
COOPERATIVE IN VIA SEGANTINI – TRENTO*.

PAOLO FERRERO A BOLZANO

Il segretario nazionale di Rifondazione Comunista, Paolo Ferrero sarà a Bolzano per la presentazione del suo ultimo libro "PIGS: la crisi spiegata a tutti.

16/09/12

TRENTINO TRASPORTI NON VA SMANTELLATA MA VA POTENZIATA E GESTITA DAI LAVORATORI NELL'INTERESSE DELLA COLLETTIVITA'

Il Partito della Rifondazione comunista sostiene i lavoratori che scendono in sciopero giovedì 13 settembre per protestare contro i tagli imposti dalla Giunta provinciale al servizio di autotrasporto pubblico.
La crisi viene fatta pagare ai lavoratori, ai giovani e ai pensionati con tagli ai salari, innalzamento dell'età pensionabile, licenziamenti più facili e liberalizzazioni (leggi privatizzazioni) dei servizi pubblici locali. Il Pil del paese segna una di-minuzione annuale che sfiora il 3%; la disoccupazione giovanile supera il 33%; la precarietà e la concatenata ricattabilità hanno ormai sostituito il posto fisso e la possibilità di lavorare con diritti. I dipendenti pubblici hanno il rinnovo del con-tratto bloccato dal 2011 e non riceveranno alcun aumento fino a tutto il 2017; il dissenso dei metalmeccanici della Fiom è espulso dalle fabbriche con l'approvazione di Pd, Pdl, Lega Nord e compagnia cantante.
Monti, l'uomo della grande finanza chiamato da Confindustria e Bce a sostituire Berlusconi, giustifica queste operazioni di macelleria sociale chiamando in causa le pressioni che arrivano dal Fmi, dalla Bce e dalla Ue (la cosiddetta trojka), che vogliono rassicurazioni sul pagamento del debito pubblico, pari a più di 1.900 miliardi di euro di cui l'85% è in mano alle banche, alle assicurazioni e ai fondi di investimento.
La verità è che la distruzione dello stato sociale e l'impoverimento dei redditi dei lavoratori serve per pagare i de-biti che le banche hanno contratto negli anni e per garantire agli stati di poter pagare i loro debiti con le banche. L'operazione ha anche come obiettivo quello di tagliare i diritti per impaurire le masse, per renderle inoffensive e incapaci di organizzarsi collettivamente per ottenere condizioni sociali migliori. La Grecia era il paese europeo più debole ed ora gli sciacalli e gli avvoltoi si precipitano a consumare la carne del popolo greco immolata per placare la fame del grande capitale. I prossimi paesi nella lista sono il Portogallo, la Spagna, l'Italia e l'Irlanda. I greci si stanno ribellan-do, lo possiamo fare anche noi!
Il debito è quindi la parola chiave di questa crisi: il sistema capitalista, che come sappiamo punta alla ricerca di guadagno, richiede una continua competizione sul mercato e per conquistare nuove aree di vendita le imprese abbisognano di inve-stimenti e gli investimenti comportano debiti. Le banche concedevano prestiti scommettendo loro stesse, attraverso i pro-pri investimenti in borsa, sulla solvibilità dei loro debitori. Quando la domanda di beni non ha più potuto assorbire l'of-ferta di beni prodotti, le imprese sono andate in crisi; dalla stagnazione si è passati rapidamente alla recessione. Le banche sono imprese finanziarie e come tutte le imprese devono guadagnare: se hanno contratto debiti, prima di tutto puntano a salvaguardarsi a discapito del tessuto produttivo e dello stato sociale, istruzione, sanità e servizi pubblici locali compresi.
Ma di chi sono espressione le imprese e le banche? Della borghesia, classe sociale composta da imprenditori e banchieri, che difendono la loro ricchezza attraverso la proprietà privata dei mezzi che servono a produrre la ricchezza (macchinari, tecnologie, immobili) a discapito delle masse di lavoratori e disoccupati, che in ultima analisi sono anch'essi mezzi di produzione per l'altrui ricchezza.
Il Trentino non fa eccezione: chi ritiene che possa bastare lo statuto dell'autonomia non vuole capire che il mercato e la crisi non si fermano magicamente ai confini provinciali; anzi il Trentino in questo momento rappresenta un tesoretto dove si può ancora attingere denaro come dimostrano le recenti misure del governo Monti. Dellai lo sa bene ma non è che l'espressione degli interessi del capitalismo locale così come lo sono tutti i partiti attualmente presenti nel consiglio pro-vinciale. E' evidente quindi che questo tipo di politica non è che il sottoprodotto di quelli che sono gli interessi economici della classe dominante. Per cambiare la situazione non è sufficiente, anzi è illusorio, ritenere che ci sia qualcuno o qual-che partito che possa rappresentare gli interessi delle masse rimanendo all'interno del sistema capitalista. Solo la mobili-tazione dei lavoratori, la gestione diretta dei servizi da parte di questi e un controllo collettivo da parte dei cittadini possono evitare la distruzione dei servizi pubblici.
Dellai, assieme ai suoi amici del Pd e di tutti gli altri partiti mandatari degli interessi capitalistici, ha pensato che per risanare le casse pubbliche si debba ridimensionare il trasporto pubblico tagliando le corse, lasciando a casa i precari, affidando i servizi di scuolabus alle ditte di autonoleggio. Lo stesso Dellai però difende la miliardaria costruzione di Metro-land, della Tav e quando è necessario dispone il blocco del traffico dei veicoli inquinanti. Dire che Dellai è contraddittorio è un eufemismo: da un lato smembra il settore dell'autotrasporto pubblico a favore di quello privato e poi si fa bello di-cendo che Metroland e la Tav si devono costruire per il trasporto pubblico.
A Dellai non interessa se il trasporto sia pubblico o privatizzato: le inutili e costose opere come la Tav e Metroland servono solo per far guadagnare le imprese e le banche e a svuotare le casse pubbliche!
Dellai inoltre, così come qualche funzionario sindacale ben disposto nei confronti della giunta, dimentica volutamente che il patto di stabilità va rispettato guardando ai saldi di bilancio e quindi la P.a.t. può decidere di tagliare dove vuole; quindi, se volesse, potrebbe non tagliare sui servizi pubblici ma su altre voci di bilancio.
Proseguiamo ricordando che la P.a.t. ha potestà normativa primaria in materia di trasporti pubblici locali e quindi può fare quello che vuole e quindi può anche non esternalizzare il servizio.
Ma il presidente dice che il servizio costa troppo. Vediamo se costa troppo, chi ci guadagna e chi ci perde.
Prendiamo ad esempio il servizio di scuolabus. La P.a.t. ha calcolato che l'importo chilometrico del servizio per Trentino Trasporti ha un costo di circa euro 3,50 mentre quello delle ditte di autonoleggio addirittura sarebbe inferiore di un terzo. Recenti dati calcolati dalle organizzazioni sindacali invece indicano che il costo chilometrico che la P.a.t. paga ai privati sia di circa euro 3,30. Non è un risparmio: è una colossale bufala perché c'è un costo maggiore per le casse pubbli-che e un profitto che va alle ditte private! Spieghiamo perché. Il salario degli autisti delle ditte di autonoleggio, il cui contratto collettivo di lavoro applicato non c'entra nulla con il tipo di attività che fanno (a meno che non si pensi che per esempio un infermiere possa lavorare con il contratto dei lavoratori delle poste), è pari a circa 1.100 euro mensili, inferio-re di almeno il 25% al salario degli autisti di Trentino Trasporti; il costo del personale amministrativo e tecnico che si oc-cupa della programmazione delle corse, il costo degli investimenti nel nuovo sistema di mobilità ed il costo delle bigliet-terie non sono sostenuti dalle ditte private ma dal settore pubblico; la manutenzione ai mezzi si è dimostrata qualitativa-mente inferiore a quella della società pubblica così come il tipo di mezzi utilizzati, inadeguati alla salita di carrozzelle e passeggini e quindi penalizzanti per l'utenza anziana e per i genitori con figli. Quando la corsa appaltata al privato sal-ta ecco precipitarsi però Trentino Trasporti a tappare i buchi, cioè il pubblico si sostituisce al privato per eseguire un servizio che i cittadini pagano ad un privato: c'è qualcosa che non quadra. Chi controlla la regolare esecuzione del servizio? Gli stessi che hanno già deciso o acconsentito di ridimensionare Trentino trasporti! Ricordiamo inol-tre i casi di diversi lavoratori di ditte private impiegati nell'attività senza alcun contratto regolare di assunzione: la P.a.t. lo sa e continua ad affidare i servizi alle ditte che fanno lavorare in nero! Ricordiamo ancora che gli autono-leggiatori, secondo la norma, devono svolgere servizi esclusivamente occasionali e non possono svolgere, come in-vece fanno, trasporto ordinario.
E' contraddittorio inoltre che a fronte della sbandierata privatizzazione del servizio le tariffe dei biglietti non cali-no: eppure il costo chilometrico sembra essere diminuito. E' il tipico esempio della logica delle liberalizzazioni: so-cializzare i costi, privatizzare i guadagni, alzare i prezzi.
Qualche osservatore disattento rimprovererà poi il fatto che gli autisti di Trentino Trasporti sono troppi e quindi si deve tagliare lo spreco: all'osservatore disattento bisogna ricordare che nel 2011 le ore di straordinario effettuate dagli autisti sono state più di centomila e molte volte sono saltati i turni di riposo per poter effettuare le corse. I lavoratori sono quindi troppo pochi, non troppi!
Qualche altro osservatore disattento penserà che il mezzo pubblico sia in disuso: ebbene il numero di utenti è aumentato, anche a causa del costo del carburante che gli utenti faticano a pagare per spostarsi con i propri mezzi.
Questi esempi dimostrano l'innegabile subordinazione della politica e anche delle norme giuridiche all'economia. La risposta quindi non può che essere volta a ribaltare i rapporti di forza tra i lavoratori da una parte e i padroni e i loro mandatari politici dall'altra. Difronte all'innegabile Dellai farà marcia indietro? Non lo ha fatto finora e proseguirà fino a quando non avrà un'opposizione all'altezza della situazione. Chi crede che basti spiegare a Dellai che sbaglia non ha capito nulla: non si tratta semplicemente di una disputa in punta di fioretto ma dell'esproprio del potere nell'interesse della collettività.
I sindacati devono avanzare una piattaforma di rivendicazioni che non si limiti all'indizione di una giornata di sciopero per poi tornare al tavolo a firmare, magari storcendo il naso, quello che ordinano Dellai e Pacher in nome della concerta-zione, che solo male ha fatto ai lavoratori. Devono essere i lavoratori a prendere per primi in mano l'iniziativa arrivando anche a bloccare più volte l'attività e organizzando assemblee cittadine cercando di coinvolgere i lavoratori di altre realtà per coagulare le proteste e rafforzare la classe proletaria. La lotta dovrà essere portata avanti assieme ai lavoratori del settore dell'autonoleggio, chiedendo che questi vengano riassorbiti in Trentino Trasporti con il contratto degli autoferro-tranvieri. Continuare a protestare divisi non spaventa la controparte, ci indebolisce e questo vale non solo nel settore dei trasporti ma in tutti i settori lavorativi.
Questo sciopero dovrà servire anche per preparare lo sciopero generale di tutte le categorie dei lavoratori per la difesa dello stato sociale, del tessuto produttivo e per la ripubblicizzazione delle società che gestiscono i servizi pubblici dandole in gestione direttamente ai lavoratori organizzati in consigli e nell'interesse della collettività e sotto il controllo delle assemblee dei cittadini. Solo attraverso un controllo dal basso cosciente il servizio sarà efficiente.

Mirko Sighel

01/09/12

Campeggio NO TAV a Marco di Rovereto - Comunicato

Il Partito della Rifondazione Comunista del Trentino Alto Adige esprime la sua solidarietà a Massimo Passamani, a Daniela Battisti, a tutti i compagni del Movimento No Tav che in questi giorni sono vittime della repressione di chi vuole intimidire un movimento popolare che in piena libertà e senza condizionamenti vuole opporsi alla realizzazione di un’opera inutile e devastante come il TAV.
Anni di lotte in Val di Susa, anni di lotte in Trentino Alto Adige come in altre parti d’Italia non si fermeranno né con l’intimidazione né con la repressione.

A leggere le motivazioni degli ultimi provvedimenti a carico di decine di attivisti NoTav c’è da rimanere allibiti. Siamo al di là di ogni logica o fondamento di legittimità. Molto semplicemente siamo alla persecuzione delle idee, al divieto di manifestare.

Il salto di qualità nella prassi repressiva è evidente, chi non è in linea con gli orientamenti del blocco politico affaristico pro Tav è sicuramente un nemico da spazzare via. Noi questo non possiamo accettarlo, non accettiamo la criminalizzazione di un movimento che lotta non solo per difendere l’ambiente, che lotta non solo contro la devastazione di interi territori, che lotta non solo contro il depauperamento economico delle zone attraversate dal TAV, che lotta anche per affermare che il liberismo non è la fine della storia ma che un modello sociale, economico, politico diverso è possibile.

Come Rifondazione Comunista respingiamo senza mezzi termini forme di repressione e di censura, l’idea di ridurre il conflitto contro il TAV a mera questione di ordine pubblico”.

Francesco Porta

Coordinatore Regionale del Trentino Alto Adige
Partito della Rifondazione Comunista

Rovereto - Trasporti pubblici privatizzati

L'amministrazione comunale roveretana sottovaluta il problema dei disservizi legati all'esternalizzazione del servizio di trasporto pubblico. Dopo i problemi sorti a Noriglio era opportuno riflettere sui motivi dell'insoddisfazione dei cittadini ma questo tipo di politica non si ferma difronte a tali inezie: la strada della privatizzazione è dettata da Trento e ci si deve adeguare altrimenti calano i trasferimenti di risorse alle casse comunali.
E' certo che il problema non si limita al solo territorio roveretano ma va preso nel suo intero ambito provinciale. Dal presidente della Provincia arrivano gli spot sul risparmio di risorse perché i servizi pubblici costano troppo e non ce li possiamo più permettere dimenticando volutamente di dire che non è obbligato a tagliare su questi per far quadrare i conti del patto di stabilità. Perfino i suoi fiduciari retribuiti da Trentino Trasporti lo supportano con il risultato di ridimensionare l'attività della società pubblica presso la quale essi stessi lavorano ma che non valorizzano come invece fanno gli autisti, gli operai, i bigliettai e gli impiegati.
Non si dice per quali motivi le ditte private dichiarano un costo chilometrico inferiore a quello di Trentino trasporti. Perché questa mancanza di trasparenza? Il salario degli autisti delle ditte private, il cui contratto collettivo di lavoro applicato non c'entra nulla con il tipo di attività che fanno (a meno che non si pensi che per esempio un infermiere possa lavorare con il contratto dei lavoratori delle poste), è pari a circa 1.100 euro mensili, inferiore di almeno il 25% al salario degli autisti di Trentino trasporti; il costo del personale amministrativo e tecnico che si occupa della programmazione delle corse, il costo degli investimenti nel nuovo sistema di mobilità ed il costo delle biglietterie non sono sostenuti dalle ditte private ma dal settore pubblico; la manutenzione ai mezzi si è dimostrata qualitativamente inferiore a quella della società pubblica così come il tipo di mezzi utilizzati, inadeguati alla salita di carrozzelle e passeggini e quindi penalizzanti per l'utenza anziana e per i genitori con figli. Quando la corsa appaltata al privato salta ecco precipitarsi però Trentino trasporti a tappare i buchi, cioè il pubblico si sostituisce al privato per eseguire un servizio che i cittadini pagano ad un privato: c'è qualcosa che non quadra. Chi controlla la regolare esecuzione del servizio? Gli stessi che hanno già deciso o acconsentito di ridimensionare Trentino trasporti!
E' contraddittorio inoltre che a fronte della sbandierata privatizzazione del servizio le tariffe dei biglietti non calino: eppure il costo chilometrico sembra essere diminuito. E' il tipico esempio della logica delle liberalizzazioni: socializzare i costi e privatizzare i guadagni.
Questo tipo di amministratori pubblici, Dellai in testa ma a questo punto anche il sindaco Miorandi, utilizzano la struttura pubblica per preparare alle ditte private il pasto caldo con i soldi dei cittadini e poi si preoccupano che i commensali trovino comodamente apparecchiati i piatti dove poter servirsi. A questi amministratori politici non interessa la qualità del servizio ma la dismissione di Trentino trasporti a vantaggio degli autonoleggiatori, che secondo la norma devono svolgere servizi esclusivamente occasionali e non possono svolgere, come invece fanno, trasporto ordinario.
Il trasporto pubblico locale deve tornare ad essere totalmente pubblico garantendo ai lavoratori impiegati dalle ditte di autonoleggio il riassorbimento in Trentino trasporti. Il servizio deve essere gestito direttamente dai lavoratori organizzati in consigli e nell'interesse della collettività e controllato direttamente dalle assemblee dei cittadini. Solo attraverso un controllo dal basso il servizio sarà efficiente.


Mirko Sighel
Segretario Circolo Vallagarina del Partito della Rifondazione comunista

31/07/12

L'Unione commercio si sostituisce ai medici e decide quando un lavoratore è ammalato o no

La disdetta unilaterale del contratto integrativo provinciale del settore del terziario, della distribuzione e dei servizi da parte dell’Unione Commercio nella parte che prevede l’integrazione della retribuzione ai lavoratori che si assentano per malattia per un periodo compreso tra quattro e venti giorni è un’offesa alla dignità delle persone. I lavoratori del settore, che notoriamente sono scansafatiche e che non sono assolutamente ricattabili dai propri capi, non possono più avere il diritto di ammalarsi. La malattia diventa non solo una debilitazione psicofisica ma anche una sanzione ed è giusto per il Presidente dell’associazione datoriale Bort tagliare gli stipendi.
Se poi una persona è malata sono problemi suoi, importante è non intaccare le casse delle aziende. Non saranno più i medici d’ora in poi a decidere se un lavoratore è malato o no ma i datori di lavoro. Non bastano la liberalizzazione degli orari di apertura dei negozi, lo spezzettamento degli orari di lavoro del personale, gli straordinari diventati ordinari, la distruzione dell’art. 18, le domeniche passate a lavorare, la propria famiglia sacrificata al profitto del padrone. No, vogliono ancora di più e lo giustificano con la vergognosa motivazione di far risparmiare soldi alle casse pubbliche, cioè non pagando chi si ammala si salva lo stato
dalla bancarotta. E poi, apriti cielo, il pagamento dell’integrazione della malattia è un privilegio tutto trentino perché il contratto nazionale di lavoro è peggiore. E’ proprio un modo strano di pensare l’autonomia quello che hanno i presunti dirigenti dell’economia trentina: si corre a Roma per chiedere di salvare le società pubbliche dove sono molte volte parcheggiati gli amici degli amici; gli industriali ed i commercianti bussano ogni giorno alla porta di mamma Provincia per avere denaro pubblico da investire e poi vogliono perfino i soldi delle pensioni complementari; la cooperazione si candida a sostituire il settore pubblico nell’erogazione dei servizi
privatizzando il diritto ad usufruirne, ovviamente dietro la garanzia del galantomismo proprio di don Guetti ed ora si lucra perfino sulla salute delle lavoratrici e dei lavoratori. La vera autonomia delle persone, non quella scritta sulla carta o su una cartina geografica, si realizza innanzitutto prendendo collettivamente coscienza che non possiamo più continuare a lasciarci sfruttare da pochi sfruttatori; le ricette che i Dellai, i Bort, gli Schelfi e l’imprenditoria di turno
pongono sono solo funzionali a mantenere il controllo dell’economia e quindi della vita delle persone, a Trento come in qualunque altra parte del globo.


Mirko Sighel
Segretario circolo Vallagarina Partito della Rifondazione comunista

Comunicato del PRC - Federazione del Trentino - sull'ipotesi di accordo rinnovo Ccnl ferrovieri

Fra pochi giorni, tra il 30 luglio ed il 2 agosto, si terrà il referendum fra i lavoratori delle ferrovie, che saranno chiamati ad esprimere il loro parere sull’ipotesi di rinnovo del CCNL Attività
ferroviarie e del contratto aziendale del gruppo Fs firmato dalle categorie di CGIL, CISL, UIL, UGL e FAST. Il testo del documento, che “innova” il precedente contratto scaduto per la parte normativa nel 2006 e per la parte economica nel 2008, contiene alcuni elementi
inaccettabili che vanno assolutamente respinti e pertanto invitiamo i lavoratori ad andare a votare esprimendo il loro NO ad un accordo che fa dei diritti e delle tutele carta straccia. Evidenziamo per sommi capi gli elementi peggiorativi proposti.
Il nuovo CCNL ha valenza fino al 31 dicembre 2014 e l’aumento retributivo medio, parametrato per il livello C1 (ex E), è di euro 160 sulla parte tabellare, da suddividere in più tranche nel 2012, 2013 e 2014. In aggiunta è prevista un’una tantum fortettaria di circa 1.600 euro (sempre parametrata per il livello C1). Se confrontiamo l’aumento prospettato con l’aumento del costo della vita riferito al periodo 2009-2014, la perdita del potere di acquisto del salario corrisponde
almeno all’8%.
La beffa si ingigantisce quando si scopre che le OO.SS. intendono accettare l’aumento di orario settimanale per il personale Fs portandolo da 36 a 38 ore, comportando un surplus di personale che viene stimato in quasi 8.000 unità.
La cosiddetta “ottimizzazione” delle risorse avrà conseguenze negative sui turni di lavoro e sui riposi: ad esempio verranno sfruttati più intensamente gli orari di lavoro nel periodo dalle ore 5 alle 24 per il personale di macchina ad agente solo e per il personale di bordo ad
agente unico e l’orario di lavoro nel periodo dalla mezzanotte alle 5 per il personale di macchina a doppio agente; aumenteranno le prestazioni mensili con riposo fuori residenza nei settori Passeggeri e Cargo; si ridurrà nei settori Passeggeri e Cargo la durata del riposo in residenza in seguito a prestazione diurna; si ridurrà la durata del riposo giornaliero in residenza a seguito di prestazione notturna; aumenterà l'orario di condotta ad agente solo e due agenti
nei settori Regionale, Passeggeri e Cargo.
Nel settore degli appalti, già precedentemente indebolito da tagli di fondi e quindi di servizi e dalla proliferazione dei subappalti, viene ribadita la libertà della nuova ditta appaltatrice di decidere in maniera autonoma come riassorbire il personale della ditta cessante,
senza nessuna tutela sicura per le lavoratrici ed i lavoratori.
Il settore ferroviario come il resto dei trasporti pubblici rappresenta un settore nevralgico dell’economia del paese. Da anni è oggetto dell’assalto rapace del grande capitale privato, che anche a causa dell’inerzia dei sindacati è riuscito a mettere le mani sui settori più profittevoli come Trentitalia e l’alta velocità, ad ottenere concessioni a costo zero come Ntv di Montezemolo e Della Valle, deroghe al CCNL e la cancellazione delle tratte utilizzate dai pendolari meno convenienti senza fare investimenti sulla rete, i cui oneri rimangono a carico dello stato (socializzazione dei costi e privatizzazione dei guadagni). La sicurezza dei lavoratori e degli
utenti è sempre più considerata un costo da tagliare. Gli appalti dei servizi vengono affidati con il massimo ribasso, le cui conseguenze ricadono sui lavoratori e sulla qualità del servizio.
Votare NO al referendum deve essere l’inizio per costruire un percorso che porti alla nazionalizzazione del settore sotto il controllo dal basso da parte dei lavoratori per l’interesse collettivo. Dobbiamo essere consapevoli che solo e soltanto i lavoratori hanno la leva per
ribaltare le proprie condizioni e per garantire che il servizio di trasporto pubblico rimanga universale. La battaglia dovrà necessariamente unirsi a quella degli altri settori lavorativi, dal
pubblico impiego al settore metalmeccanico. Bloccare il trasporto significa bloccare il flusso di ricchezza e quindi di profitti dei padroni. I prossimi mesi vedranno l’inasprirsi della lotta dei
lavoratori: abbiamo bisogno di voi come voi avete bisogno degli altri lavoratori. Riprendiamoci il controllo dell’economia; espropriamo la ricchezza espropriataci per poter costruire insieme dal basso, senza padroni e senza caste, una società socialista.

Partito della Rifondazione comunista - Federazione del Trentino

24/06/12

SENTENZA DEL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA -"DISCRIMINAZIONE" NELLE ASSUNZIONI FIAT

di Francesco Piccioni

Il tribunale civile riconosce che nello stabilimento campano c'è stata «discriminazione» nelle assunzioni e ordina di «sanare» la violazione!!!
Che paese civile, doveva esser l'Italia fino a qualche anno fa! Pensate che esistevano delle leggi che riconoscevano ai cittadini il diritto di non essere discriminati in base alle proprie opinioni. Persino sul posto di lavoro! Forse per questo - diranno gli storici futuri - i saggi del sistema finanziario multinazionale pensarono bene di cancellare tutte le leggi che incongruamente difendevano il diritto di ogni singolo dipendente di avere un'opinione propria e di scegliere a quale sindacato iscriversi...
Il futuro è già qui. Ma per ora esistono ancora le leggi e i tribunali sono chiamati a farle rispettare. La Fiom ha ottenuto dal tribunale civile di Roma (non «del lavoro») la «madre di tutte le sentenze»: quella che impone alla Fiat - pardon, alla Fabbrica Italia Pomigliano (Fip) - di assumere 145 ex dipendenti iscritti alla Fiom. Per sovrappiù, la Fiat dovrà corrisponedere a ognuno dei 19 ricorrenti un «danno esistenziale» pari a 3.000 euro. Sentenza inappellabile, subito esecutiva.
Il perché e il «quanti» è scritto nella legge, anzi in due. La cosa stupenda - una vera vendetta della logica e della storia - è che una delle due porta addirittura la firma di Maurizio Sacconi, il pasdaran passato alle cronache come ministro «del lavoro» (sì, lo so, anche questa suona strana..). Che ieri deve aver avuto seri problemi di fegato prima di dichiarare che «il provvedimento giudiziario è emblematico dell'anomalia che contraddistingue la giustizia italiana».
Il meccanismo è stato spiegato da un raggiante avvocato Lello Ferrara. Il contributo di Sacconi è rinchiuso in una procedura chiamata «ricognizione sommaria»; un po' meno di un processo, un po' di più di una «ricognizione semplice». Una cosa pensata per accelerare le «inutili lungaggini» che spingono certi giudici del lavoro a ostacolare il procedere delle imprese. Grazie; può servire anche in senso opposto (come sa chi sa di legge...).
La seconda è invece il semplice recepimento di una direttiva europea (e anche qui la logica si vendica...) in chiave di «pari opportunità». Un'indicazione anti-discriminazione che vale però anche nei casi di assunzioni al lavoro: nessuno/a può essere svantaggiato a causa delle proprie opinioni o tessere sindacali. Ineccepibile, nevvero?
E infatti non c'è eccezione che tenga, nemmeno a Pomigliano. Dove la Fiat, chiudendo e riaprendo come newco («un imbroglio», lo definisce Andrea Amendola, «contro la Fiom e tutti i sindacati dissidenti»), ha riassunto 2.091 dei 4.500 dipendenti originari. Di questi, nessuno tra gli iscritti alla Fiom. La quale, al momento del change aveva 623 iscritti, poi ridottisi a 382 a causa dei ricatti individuali (telefonate, avvertimenti, messaggi trasversali, ecc); ulteriormente scesi di 20 unità quando, di fronte all'alternativa «ti assumo solo se stracci la tessera», altri hanno ceduto. Bene, ha detto il giudice di Roma: 362 iscritti sono l'8,75% dei vecchi dipendenti di Pomigliano, quindi la Fiat deve assumerne almeno 145. In base alle disposizioni che vietano la discriminazione per qualsiasi ragione.
La legge prevede l'esame anche della «prova statistica». E uno statistico ha dimostrato che un'eventualità del genere (nemmeno un iscritto su tot assunti) si verifica una volta ogni 10 milioni. Insomma: la Fiat ha scientificamente scartato tutti quei vecchi dipendenti che avevano avuto qualche frequentazione col sindacato guidato da Maurizio Landini. Per avere una fabbrica popolata di schiavi obbedienti, da sottoporre al «rito dell'acquario» quando sbagliano qualcosa. Come a Guantanamo, pare.
Per una volta, anche Landini si fa prendere dalla commozione, come tutti i protagonisti del tavolo Fiom (Franco Percuoco, Ciro D'Alessio, oltre ad Amendola). E ringrazia la stampa che ha tenuto in primo piano la vicenda, dandole rilievo politico. Soprattutto ringrazia i suoi «ragazzi» che hanno messo la dignità di tutti davanti all'interesse individuale. E annuncia che la Fiom non userà questa sentenza per pretendere il «rispetto di una quota» fissata dal giudice. Le tute blu pretendono invece che a Pomigliano siano riassunti tutti i 4.500 dipendenti che c'erano, senza guardare alle tessere sindacali. «Il mercato non tira abbastanza?». Bene, si faccia come in Volkswagen, qualche anno fa: redistribuzione del lavoro, riduzione d'orario e contratti di solidarietà (a Wolfsburg: 27 ore settimanali, con integrazione di cig). Se davvero la Fiat «crede nel suo progetto», le sarebbe facile accettare; non avrebbe senso perdere tante competenze. Se non lo fa è la prova che «non ci crede nemmeno lei».
Perché «questa sentenza sana una ferita, ma non risolve tutti i problemi». La garanzia dei diritti e dell'agibilità dovebbe essere il compito del governo e delle forze politiche; che da due anni tacciono (nel migliore dei casi) davanti allo scandalo del« modello Pomigliano». Davanti a un'azienda che se ne frega delle leggi e della Costituzione. Ma anche perché c'è un problema di investimenti promessi e non fatti, di un «piano industriale» sconosciuto a tutti e di un evidente allontanamento progressivo della Fiat dall'Italia. «È in gioco un intero settore industriale», ricorda Landini.
È lotta civile in senso stretto. Il tribunale che ha deciso non era «del lavoro». Si è pronunciato sui diritti fondamentali (art. 4 della Costituzione e egualianza), non su accordi te,poranei. Sarà un caso, ma a tarda sera la Fiat era ancora letteralmente senza parole. Ricorrerà in appello, ovvio. Ma non osa dire nulla. Apparirebbe davvero incivile.
da Il Manifesto, Venerdì 22 Giugno 2012

10/06/12

IL TERREMOTO IN EMILIA E LA SITUAZIONE DEI LAVORATORI

Mirko Sighel
Partito della Rifondazione comunista - Federazione del Trentino

Dopo il sisma che ha colpito l'Emilia Romagna, la Protezione civile ha ordinato la sospensione dell'attività produttiva nei capannoni ritenuti non agibili.
Questo non ha impedito ad alcuni imprenditori sciacalli di costringere i lavoratori a tornare nelle fabbriche a lavorare, chiedendo loro di firmare liberatorie che esentino i padroni da qualunque
responsabilità. Ecco poi apparire cartelloni fuori da alcuni immobili danneggiati: "C’è stato il terremoto ma la vita continua"; "Chi vuole lavora, gli altri possono prendersi le ferie. Liberissimi di farlo”.
Nella tragedia e nella crisi il capitalista getta la maschera perché per lui i lavoratori sono solo uno strumento per produrre ricchezza; se muoiono si tratta di una tragica fatalità. Quando i lavoratori sono un costo, anche la sicurezza dei fabbricati diventa un costo per il
padrone.
In quella terra nessun lavoratore deve tornare nelle aziende a rischiare la propria vita. Le organizzazioni dei lavoratori devono prendere il controllo delle zone colpite dal sisma per impedire che qualche sciacallo approfitti della tragedia per delocalizzare l'attività produttiva e devono procedere alla verifica capillare di ogni stabile per constatare di persona se esistono o no le condizioni per riprendere l'attività lavorativa.
Siamo convinti che in una società dove le aziende sono gestite dai lavoratori senza fine di lucro alcune tragedie possano essere evitate perché i lavoratori in primis sono coinvolti nel gestire la loro sicurezza e non la devono subordinare alle logiche del profitto.

Partito della Rifondazione comunista - Federazione del Trentino

COMUNICATO SU LIBERALIZZAZIONI NEL COMMERCIO

Mirko Sighel
Partito della Rifondazione comunista - Federazione del Trentino

L'assessore del comune di Trento Condini ha lanciato la sfida a sindacati e piccoli esercenti. Dopo aver inizialmente difeso la legge provinciale Olivi sul commercio, il comune di Trento cede alle pressioni dei grandi esercizi commerciali. Negozi sempre aperti, aperture anticipate, chiusure posticipate, domeniche di lavoro. Il sindaco Andreatta smentirà l'assessore o farà il Monti? Questa è la ricetta per uscire dalla crisi? Olivi cosa ne pensa? Non serve a nulla ampliare gli orari di apertura dei negozi se la gente non ha soldi per comperare. Le grandi catene commerciali, da Oviesse a Pam, sono pronte all'assalto del territorio. Eppure ricordiamo che l'assessore provinciale Olivi ha più volte ripetuto che i grandi esercizi commerciali impoveriscono il tessuto distributivo trentino perché sottraggono la clientela ai piccoli esercizi di vicinato, alle famiglie cooperative del paese, ai medi esercizi commerciali sancendone la chiusura e l'impoverimento del tessuto produttivo. Le lavoratrici ed i lavoratori che non saranno licenziati saranno costretti ad orari di lavoro che non si concilieranno più con la proprie relazioni affettive; i lavoratori, soprattutto quelli precari, verranno utilizzati come pedine con orari di lavoro spezzatino; aumenteranno i casi di lavoratori che non potranno godere del riposo settimanale o saranno obbligati all'effettuazione di lavoro straordinario perché i loro datori di lavoro non assumeranno altro personale per coprire l'ampliamento degli orari di apertura dei negozi. Aggiungiamo inoltre che le recenti riforme del governo Monti hanno tagliato le detassazioni riguardanti il premio di produttività e gli straordinari. E' questa la qualità della vita che hanno in mente Andreatta e Condini?

Partito della Rifondazione comunista - Federazione del Trentino

06/06/12

POLITICHE SOCIALI

Aumentano i bisogni, aumentano i tagli, chiudono i servizi

Il paradosso italiano. Nella crisi aumentano disoccupazione, povertà, disuguaglianze. Contemporaneamente lo stato sociale viene smantellato, riducendo così la capacità di risposta ai bisogni, vecchi e nuovi, da parte delle istituzioni pubbliche. L’azzeramento del fondo nazionale sulla non autosufficienza, il quasi azzeramento di quello per le politiche sociali (passato da 1 miliardo nel 2008 a pochi milioni di euro nel 2012), i tagli agli enti locali stanno determinando un forte ridimensionamento, quando non la chiusura, di servizi e prestazioni sociali. I diritti sociali costituzionalmente garantiti vengono così negati. Anziani, persone con disabilità, minori e lavoratori del settore vengono abbandonati a loro stessi in nome del rigore e del bilancio, facendo emergere una concezione folle che considera le risorse per il sociale costi improduttivi da tagliare.

Dallo stato sociale alla privatizzazione del sociale

“Non si può pensare che lo Stato sia in grado di fornire tutto in termini di trasferimenti e servizi. Sia il privato che lavora per il profitto sia il volontariato no profit sono necessari per superare i vincoli di risorse. Il privato, in più del pubblico, possiede anche la creatività per innovare e per creare prodotti che aiutino i disabili. La sinergia tra pubblico e privato va quindi rafforzata” (Ministro del Lavoro, Elsa Fornero – maggio 2012). Le parole hanno un peso, ma diventano macigni quando si trasformano in realtà. Questo governo, come il precedente, sta favorendo un processo di progressivo arretramento del pubblico per lasciare spazio al mercato, libero di fare profitto anche sul sociale, a partire dalle polizze assicurative per poter accedere a determinati servizi e prestazioni.

Lo stato, grazie a Berlusconi, ieri, e a Monti, oggi, non rimuove più gli ostacoli all’uguaglianza sociale. La Costituzione diventa così lettera morta.

Investire nel sociale, investire in un futuro più giusto

Va riconosciuto il valore economico, occupazionale, inclusivo delle politiche sociali. Le risorse per il sociale sono investimenti per uno sviluppo sostenibile, con meno disuguaglianze e povertà, con più dignità e benessere.

Per questo serve un’immediata inversione di tendenza e le cose da fare sono chiare:

1) Definire i livelli essenziali delle prestazioni sociali come stabilito dalla Costituzione per rendere esigibili diritti e prestazioni omogeneamente su tutto il territorio nazionale.

2) Rifinanziare il fondo nazionale delle politiche sociali riportandolo a 1000 milioni di euro.

3) Ripristinare il fondo nazionale per la non autosufficienza, riportandolo ai livelli del 2010 (400 milioni di euro).

4) Rivedere il patto di stabilità interno per permettere ai comuni di investire nel sociale.

5) Introdurre il reddito minimo garantito come strumento contro la povertà e per dignità della persona.

I soldi per fare queste cose ci sono e basta prenderli da chi ce li ha, attraverso una patrimoniale sulle ricchezze oltre gli 800mila euro, e tagliando le spese inutili come quelle militari e per opere dannose come la Tav

LO STATO O E' SOCIALE O NON E'!

I DIRITTI PRIMA DI TUTTO!

23/05/12

TORNA A TRENTO IL CONTROFESTIVAL DELL'ECONOMIA 2012

clicca sull'immagine per ingrandire
O LA BORSA O LA VITA !

trasferimento di Dolomiti Energia da Rovereto a Trento?

Preoccupa la notizia che Dolomiti Energia possa spostare la sede logistica di Rovereto a Trento. Il Comune di Rovereto aveva concordato con l'amministrazione della società la cessione di un terreno in zona industriale per avere la garanzia di un investimento consistente da parte di questa e la possibilità di ridare sviluppo al tessuto produttivo del territorio, cosa che al momento non è stata realizzata forse perché Dolomiti Energia ha in mente altri progetti e si sa che i terreni acquisiscono nel tempo valore. Dolomiti Energia è una società di capitali e non risponde certamente agli interessi pubblici ma a quelli del profitto attraverso la razionalizzazione dei costi e l'ottimizzazione dei guadagni, con conseguenze negative sull'occupazione e sull'indotto e anche a danno della qualità del servizio. L'emorragia del tessuto produttivo di Rovereto non conosce sosta e non è sufficiente l'investimento nel polo della meccatronica se nella zona le imprese principali e quelle dell'indotto se ne vanno o chiudono. L'amministrazione comunale roveretana ha la possibilità di gestire direttamente attraverso un'azienda speciale consortile i servizi pubblici, dall'acqua all'energia, dal gas ai rifiuti: ne scorpori la gestione garantendo così l'occupazione dei lavoratori, lo sviluppo del tessuto produttivo territoriale e servizi a costi minori dato che produrrà a prezzo di costo.

Mirko Sighel
Segretario del circolo della Vallagarina del Partito della Rifondazione comunista

09/05/12

12 MAGGIO - MANIFESTAZIONE NAZIONALE

GRIDIAMOGLIELO IN PIAZZA !!!
Appello per la manifestazione del 12 giugno.

Mai come in questo momento la Costituzione della Repubblica rischia di essere travolta a partire dall’articolo 1: "L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro".

Il valore e la natura stessa della democrazia e dei diritti del lavoro sono infatti gravemente sviliti da controriforme e manovre economiche inique, esplicitamente dettate da poteri politici e finanziari esterni al sistema istituzionale del nostro Paese.

Il Governo Monti, pur formalmente legittimato dal sostegno della maggioranza trasversale di un Parlamento ampiamente logorato nella propria rappresentanza e credibilità, a partire dalle stesse modalità elettorali che lo hanno espresso, agisce al di fuori di un mandato popolare. leggi tutto l'appello...

Per informazioni e prenotazione del pullman da Trento chiamare il numero 328-2474975 (Franco Porta)



04/05/12

Trento – Manifestazione No TAV del Brennero.

Sabato 5 maggio ore 14.00 piazza Dante.
Fermarlo è possibile, fermarlo tocca noi!

Invitiamo a scendere in piazza con noi, per difendere il nostro territorio dalla devastazione irreversibile che causerà il TAV del Brennero se non facciamo sentire la nostra voce e fermiamo questa scellerata e insostenibile idea di progresso.
Sono decenni che assistiamo a un processo costante di devastazione del territorio, sempre più ostaggio della voracità delle lobby economiche e dei poteri forti.
Il TAV del Brennero, come molte delle grandi opere che vogliono imporre in Italia, è dannoso all’ambiente e alla vita di tutti di noi: con i suoi 190 km di gallerie mette a repentaglio – come dicono gli stessi progettisti – le falde acquifere e le sorgenti e porterà per 30 anni cantieri impattanti in gran parte del fondovalle.


02/05/12

12 maggio manifestazione nazionale a Roma

Sabato 12 maggio si terrà a Roma la manifestazione del PRC e della Federazione della Sinistra contro le politiche del Governo Monti ed in difesa dei diritti dei lavoratori (per la difesa dell'art. 18).
La manifestazione deve diventare riferimento della protesta popolare, quindi è necessario il massimo impegno di tutti per la sua riuscita.
In Trentino stiamo organizzando il pullman per la nostra partecipazione. Prego tutti i compagni di fare il possibile per partecipare.
Attendiamo le vostre prenotazioni che devono essere comunicate al 328 2474975 (Franco Porta) o all'indirizzo mail porta.francesco55@gmail.com entro lunedì 7 maggio.
Vi informiamo inoltre che sabato 5 maggio Rifondazione del Trentino aderirà alla manifestazione NO TAV che partirà alle ore 14 da Piazza Duomo a Trento.
Anche in questo caso è fondamentale la nostra partecipazione.
La segreteria provinciale

18/04/12

PAREGGIO BILANCIO: MODIFICA COSTITUZIONALE E' GOLPE FINANZIARIO CHE PEGGIORERA' CRISI

Dichiarazione di Massimo Rossi, portavoce nazionale della Federazione della Sinistra

La modifica della Costituzione che introduce il vincolo del pareggio di bilancio passata oggi al Senato in via definitiva è una scelta epocale gravissima, un colpo di stato finanziario di cui nessuno parla. Nel silenzio generale hanno cambiato la Costituzione imponendo la fine delle politiche keynesiane di investimenti pubblici che hanno rilanciato l'economia nei decenni dopo la Seconda guerra mondiale, attraverso il sostegno pubblico alla domanda di beni e servizi e alla piena occupazione. Spacciata dall'Unione Europea come una misura di rigore economico, è in realtà un modo per ridurre il ruolo del pubblico nell'economia e per privatizzare beni comuni e servizi pubblici. Un assurdo che peggiorerà la recessione e quindi aggraverà, anziché migliorarlo, il rapporto debito/pil. Allarma che, mentre in altri paesi europei i cittadini potranno esprimersi con il referendum, da noi in Parlamento tutte le principali forze politiche hanno votato a favore, o al massimo si sono astenute. La Federazione della Sinistra aveva chiesto con forza ai parlamentari di impedire che la modifica costituzionale passasse con i 2/3 dei voti al fine di consentire il referendum. Il Parlamento ha mostrato insensibilità a questo appello e sudditanza verso i diktat della Germania e dei tecnocratici liberisti europei. Da oggi sarà più dura difendere l'intervento pubblico in economia e contrastare la crisi, ma la Federazione della Sinistra si impegna a dare battaglia perché si apra un dibattito pubblico nel Paese su questa scelta nefasta e si possa, nei prossimi anni, cancellarla.

15/04/12

SERATA NO TAV A BOLZANO

Giovedì 19 aprile, alle ore 20.30

presso la sala grande della Kolpinghaus in via Ospedale a Bolzano

serata di informazione e dibattito con

Dopo gli interventi e le domande del pubblico e le risposte dei relatori

concluderà la serata

Paolo Ferrero

segretario nazionale di Rifondazione comunista

interventi di:

Claudio Campedelli

Gianfranco Poliandri

Mario Branchicella

Comunicato sull'odg acqua pubblica discusso in consiglio comunale a Trento

L'amministrazione comunale di Trento si è presa la responsabilità di contraddire l'esito referendario contro la privatizzazione dell'acqua. La maggioranza, in primis il Pd, e il Pdl hanno respinto convintamente l'ordine del giorno presentato per la ripubblicizzazione del servizio idrico. Durante la discussione abbiamo spiegato che, dati alla mano, il costo della tariffa del servizio idrico integrato gestito direttamente in economia o con azienda speciale costa alle tasche dei cittadini almeno il 15% in meno di quanto costa la gestione in house o con una società mista pubblico - privato come Dolomiti Energia. Basta avere la voglia di fare un'analisi completa delle delibere sulle tariffe approvate dai comuni trentini per verificare quanto sosteniamo. L'amministrazione comunale non ha preso atto di questo e pertanto si assume anche la responsabilità di non voler abbassare le tariffe. La società di capitali di proprietà comunale, cioè la cosiddetta in house, non impedisce affatto una diminuzione delle tariffe ma quantomeno un loro mantenimento o più probabilmente un loro aumento perché ha lo scopo di fare utili e non lo scopriamo certamente noi. Per quanto riguarda l'operazione di riacquisto delle reti dell'acquedotto di proprietà di Dolomiti Energia, continuiamo a ribadire la nostra contrarietà a qualsiasi operazione speculativa e clientelare che vada a danno delle casse pubbliche. Non basta la promessa del sindaco Andreatta di chiedere una rivisitazione del prezzo fissato a quarantadue milioni di euro, guarda caso lo stesso importo che Dolomiti Energia ha perso con le sue trasformazioni societarie. Gli azionisti di Dolomiti Energia come ad esempio Marangoni, la curia, le banche e le multiutilities hanno già lucrato abbastanza sui servizi pubblici ed è ora che se ne vadano ma dubitiamo fortemente che Pd, Patt, Upt e Pdl possano andare contro i loro sostenitori. Noi continuiamo la lotta per la gestione pubblica dei servizi e per impedire che su di essi si lucri.

Partito della Rifondazione comunista - Federazione del Trentino

Comunicato contro le dichiarazioni del presidente di Confindustria trentina Mazzalai sui fondi pensione integrativi

Il presidente di Confindustria del Trentino Mazzalai chiede sostegno ai lavoratori per finanziare le imprese trentine attraverso l’implementamento delle pensioni integrative private, che verranno riconosciute solo ai lavoratori che vi aderiscono, perché l’invecchiamento della popolazione impoverirà le casse degli istituti di previdenza pubblici. Poco importa se poi l’Inps è in attivo da anni: l’importante è ricordare ai cittadini che le pensioni pubbliche future saranno circa il 50% dell’ultima retribuzione maturata. Spazio quindi al mercato, ai fondi di investimento privati e alle banche, cioè agli stessi soggetti che hanno causato la crisi attuale, che ci hanno impoverito e ottenuto di tagliarci i diritti e le tutele. E se i fondi fossero investiti in titoli pubblici? Il concetto non cambia perché significa prestare soldi allo Stato in cambio di un interesse che va ad aumentare il debito pubblico. In quanto al presumibile maggior rendimento dei fondi pensione rispetto alla normale riqualificazione del Tfr è utile ricordare che nella stragrande maggioranza dei casi e anche prima dell'attuale crisi le risorse investite sul mercato hanno conseguito un aumento di valore inferiore a quello garantito, se non addirittura perso di valore. E poi che necessità ci sarebbe di investire quando i lavoratori adesso si pagano il Tfr con le loro tasse e con i loro contributi che versano agli istituti previdenziali?
I soldi dei lavoratori secondo Mazzalai dovranno essere gestiti localmente perché le banche non fanno più credito alle aziende. Mazzalai dimentica che il sistema creditizio ha ricevuto prestiti miliardari dalla Bce ad un tasso dell’1% che le banche italiane prestano poi ad un tasso del 6-7%. Mazzalai dovrebbe cercare da qualche altra parte le galline da spennare.
Quali sono gli obiettivi e le conseguenze della privatizzazione dello stato sociale? Una mercificazione e quindi un indebolimento della struttura pubblica del welfare a discapito dei soggetti più deboli, che non avranno più la garanzia di poter usufruire di diritti che riteniamo debbano essere garantiti dal settore pubblico a tutti e quindi anche a chi non si iscrive ai fondi pensione integrativi, ai disoccupati, ai licenziati e ai precari.
La gestione degli ammortizzatori sociali è una partita importante anche economicamente in quanto vale milioni di euro; la P.A.T. è intenzionata ad attribuire ai sindacati e alle imprese la cogestione delle forme di pensione e sanitarie integrative, privatizzandone quindi la gestione e delegandone il controllo. E’ questa la forma di coesione sociale a cui Mazzalai si riferisce?

Partito della Rifondazione comunista - Federazione del Trentino

11/04/12

Comunicato sulla riforma del lavoro e sulla presa di posizione della Cgil

Non siamo d'accordo sul giudizio che la Cgil dà del disegno di legge sulla cosiddetta riforma del lavoro. L'introduzione della clausola "Per manifesta infondatezza", che dovrebbe frenare i licenziamenti effettuati per motivi economici, cioé quelli di natura organizzativa, tecnica o produttiva, è uno specchietto per le allodole. I giudici, sempreché il lavoratore ricorra contro il licenziamento, non hanno alcun parametro oggettivo per poter verificare se la causale del licenziamento sia o no effettivamente relativa a motivi economici in quanto qualunque decisione presa dal datore di lavoro rientra nella sfera organizzativa, tecnica o produttiva dell'azienda. Non esistono quindi possibilità di reintegri per i lavoratori che vengono licenziati e nemmeno il riconoscimento dell'indennizzo di 12-24 mensilità. Si aprono quindi le porte per i licenziamenti di massa come ha detto bene il segretario generale della Fiom Landini perché i datori di lavoro non sono così inetti da rischiare l'annullamento dei licenziamenti quando possono giustificarli così facilmente. Nel disegno di legge si consolidano le forme di lavoro a termine; si toglie addirittura la causale per l'assunzione a tempo determinato o tramite agenzia interinale se questa dura meno di sei mesi e si incentiva l'utilizzo dell'apprendistato, che i datori di lavoro potranno utilizzare per pagare meno i lavoratori e per pagare meno contributi. Nulla di serio si fa contro le dimissioni in bianco, che colpiscono principalmente le donne mentre per gli ammortizzatori sociali non è indicata nemmeno la copertura finanziaria. Infine viene già annunciato che per i dipendenti pubblici ci sarà la possibilità di essere messi in mobilità o trasferiti in altra sede se l'amministrazione pubblica deciderà di farne a meno. Ancora una volta Camusso intende proteggere il Pd ignorandone la natura consolidata di sostenitore delle politiche di Monti. Ancora una volta Camusso cerca di prendere tempo mentre i padroni ristrutturano la loro ricchezza e gli sfruttati pagano. Il direttivo nazionale della Cgil deve confermare tutte le iniziative di mobilitazione già programmate; deve sostenere un vero programma di lotta all'altezza della situazione e che dia prospettive, senza alcun cedimento alle pressioni del Pd, che ha già ampiamente dimostrato di preferire agli sfruttati gli interessi del capitalismo.
Partito della Rifondazione comunista - Federazione del Trentino

29/03/12

CINEFORUM : LE PIETRE DELLA LUNA

Tre film su lavoro e crisi.

Seguendo una sorta di cronologia, la rassegna vuole porre il punto sul degrado che il liberismo ha portato, e porterà, nel mondo del lavoro. L'inganno d'una economia libera e senza freni ha maggiormente impoverito tutti i lavoratori. Partendo dalle deregolamentazioni degli anni '80 (Reagan-Tatcher), si è arrivato agli attuali fallimenti di interi stati ed a crisi d'impressionante portata che hanno colpito i più poveri ed i salariati. Il futuro, andando di questo passo, ci porterà ad osservare le pietre della luna? Ovvero ad avere una vita alienata ed un lavoro senza prospettive? Una riflessione doverosa. Buona visione.

· Mercoledì 4 aprile - Piovono pietre - Ken Loach, 1993, Gran Bretagna, 91 minuti

Ambientato a Manchester in epoca Tatcher, è la storia del disoccupato Bob che improvvisa gli espedienti più vari per vivere ma dovrà alla fine ricorrere al prestito di un usuraio per comprare il vestito della prima comunione alla figlia.

· Mercoledì 11 aprile – The Take - Avi Lewis e Naomi Klein, 2004, Canada, 87 minuti

Il film racconta un aspetto della società argentina dopo lo sfascio economico del 2001 a seguito alle politiche liberiste di Carlos Menem: l'occupazione di alcune fabbriche da parte degli operai, che, dopo averle rimesse in funzione, le gestiscono in cooperativa.

· Mercoledì 18 aprile - Moon - Duncan Jones, 2009, U.S.A. 97 minuti

Sam Bell da tre anni lavora in compagnia di un robot presso una base lunare adibita all'estrazione dell'Elio-3, elemento che potrebbe salvare la Terra da una grossa crisi energetica. Solo e isolato dalle comunicazioni sogna di riabbracciare al più presto la moglie e la figlioletta. Giunto quasi al termine del suo contratto, a seguito d'un incidente scoprirà la verità che si cela dietro il suo lavoro.

La proiezione avverrà presso la sede di Rifondazione Comunista, in via S.Margherita, 20 a Trento, alle ore 20,30,

28/03/12

Manifestazione nazionale NO DEBITO a Milano il giorno 31 marzo

Il Partito della Rifondazione comunista aderisce alla manifestazione nazionale "No debito" del 31 marzo che si terrà a Milano. Alla manifestazione partecipano diverse realtà politiche, sindacali e di movimento della sinistra radicale che non vogliono pagare la crisi creata dalle banche, dalla grande imprenditoria, dalle assicurazioni e dai fondi di investimento, che dopo aver acquistato a scopo di lucro i titoli del debito pubblico italiano per circa 1.600 miliardi di euro, ora hanno bisogno di rassicurazioni da parte del governo di riavere il denaro investito.
In Italia e nel resto d'Europa le scelte draconiane portate avanti dai governi liberisti e socialdemocratici colpiscono gravemente le condizioni dei lavoratori, dei pensionati e dei senza lavoro mentre la grande borghesia finanziaria e industriale accentra nelle proprie mani le risorse dei paesi, tutelandosi con l'appoggio dei governi. In Italia dopo le riforme sulle pensioni, le privatizzazioni dei servizi pubblici, il taglio alle spese pubbliche per sanità, assistenza, scuola, ricerca, personale, la distruzione della contrattazione collettiva nazionale dei lavoratori, l'aumento dei tributi, l'espulsione della Fiom dalle fabbriche, lo sperpero di denaro pubblico per la costruzione di opere utili solo alla speculazione di affaristi (Tav), il finanziamento delle missioni di guerra, il prossimo obiettivo è la cancellazione definitiva di ogni diritto sul posto di lavoro attraverso l'abolizione delle tutele dell'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori contro i licenziamenti.
Solo la Cgil, stimolata naturalmente dalla Fiom, ha avuto il coraggio di non piegarsi alle richieste del padronato, che vuole avere mano libera per le ristrutturazioni aziendali e lo spostamento di capitali dove può accumulare più facilmente guadagni ricattando ulteriormente la forza lavoro. Accettare che i licenziamenti motivati da ragioni di natura economica non possano prevedere l'obbligatorietà del reintegro sul posto di lavoro significa avallare qualunque licenziamento in qualunque momento e per qualunque lavoratore, sia esso pensionando, delegato sindacale o giovane appena entrato nel mondo del lavoro. La licenziabilità per ragioni economiche è onnicomprensiva di qualunque ragione sia riconducibile alla gestione aziendale e quindi è sempre giustificabile. Il giudice non può fare una valutazione oggettiva in quanto essa è solo di natura discrezionale. La pratica dell'indennizzo inoltre contribuisce allo smantellamento del tessuto produttivo del paese lasciando solo povertà.
Lottiamo quindi per non pagare il debito pubblico dei grandi investitori, tutelando solo i risparmi dei lavoratori e dei pensionati, per nazionalizzare le banche, i grandi gruppi industriali e commerciali per poter decidere come investire le risorse, per difendere il sistema previdenziale e assistenziale pubblico, la ripubblicizzazione dei servizi pubblici locali, la scuola e la ricerca pubblica e per rafforzare la centralità della contrattazione collettiva nazionale di lavoro.
Da Trento organizziamo un pullman che partirà alle 9.30 da Piazzale Zuffo (fermerà a Rovereto per i compagni di Rovereto, Garda e Ledro). Il prezzo è di 20 euro e 10 per studenti e disoccupati. Per le prenotazioni telefonare al numero 3282474975. Si raccomanda di prenotare per tempo per ragioni organizzative.

Partito della Rifondazione comunista - Federazione del Trentino

22/03/12

MILANO - 31 MARZO 2012 - NO DEBITO

Il PRC e la Federazione della Sinistra aderiscono alla manifestazione del 31 marzo a Milano organizzata dal Movimento No Debito.
Il tema sarà appunto il No Debito: i lavoratori, i disoccupati, i ceti sociali deboli non devono pagare il debito di lor signori.
Altro tema centrale della manifestazione sarà la difesa dei diritti dei lavoratori, dello stato sociale e dell'articolo 18.
Da Trento organizziamo un pullman che partirà alle 9,30 da Piazzale Zuffo (fermerà a Rovereto per i compagni di Rovereto, Garda e Ledro).
Il prezzo è di 20 euro e 10-15 per studenti e disoccupati.
Per le prenotazioni telefonare al numero 3282474975.
Si raccomanda di prenotare per tempo per ragioni organizzative.
Questa manifestazione riveste una grande importanza per costruire un vero movimento di opposizione di sinistra.
ATTENDIAMO LE VOSTRE PRENOTAZIONI!!!

20/03/12

CINEFORUM SU QUESTIONE LAVORO

ATTENZIONE !!! RINVIATO AL 4 APRILE


IL PARTITO della RIFONDAZIONE COMUNISTA Circolo Mario Pasi, Trento

presenta

LE PIETRE DELLA LUNA

Tre film su lavoro e crisi

Mercoledì 21 marzo - Piovono pietre - Ken Loach, 1993, Gran Bretagna, 91’

Ambientato a Manchester in epoca Tatcher, è la storia del disoccupato Bob che improvvisa gli espedienti più vari per vivere ma dovrà comunque ricorrere al prestito di un usuraio per comprare il vestito della prima comunione alla figlia.

Mercoledì 28 marzo – The Take (La presa) - Avi Lewis e Naomi Klein, 2004, Canada, 87’

Il dramma della società argentina dopo lo sfascio economico del 2001 causato dalle politiche liberiste e l'occupazione di alcune fabbriche da parte degli operai che, dopo averle rimesse in funzione, le gestiscono in cooperativa.

Mercoledì 4 aprile - Moon - Duncan Jones, 2009, U.S.A. 97’

Sam Bell da tre anni lavora in compagnia di un robot presso una base lunare adibita all'estrazione dell'Elio-3, che potrebbe salvare la Terra da una grossa crisi energetica. Solo e isolato dalle comunicazioni sogna di riabbracciare al più presto moglie e figlioletta. Quasi al termine del suo contratto scoprirà la verità che si cela dietro il suo lavoro.

Un percorso nel tempo, che inizia con le deregolamentazioni degli anni '80 (Reagan-Tatcher), prosegue con il racconto degli effetti devastanti delle politiche liberiste in un paese – simbolo: l’Argentina e finisce con il chiedersi se il futuro, di questo passo, ci porterà ad osservare “le pietre della luna” ovvero ad avere una vita alienata ed un lavoro senza prospettive.

I film verranno trasmessi presso il Circolo Mario Pasi – Via S. Margherita 20, alle ore 20.30.

Siete tutt* invitati a partecipare!
Grazia

19/03/12

SEMINARIO DI FORMAZIONE

Lunedi' 19 marzo alle ore 18, presso la sede di Rifondazione comunista, via S. Margherita n. 20 - Trento, si terrà il quinto incontro dell'itinerario "Alla scoperta di un pensiero rivoluzionario, sulle tracce di Karl Marx".
Il tema sarà: Pluslavoro e plusvalore: l'accumulazione originaria, la valorizzazione del valore, genesi del profitto, contraddizioni e tendenze del capitalismo.

12/03/12

comunicato a seguito delle dichiarazioni di Dellai e Cerea

Vorremmo soffermarci su quanto dichiarato dal presidente della provincia autonoma Lorenzo Dellai e dal suo consigliere economico Cerea durante la manifestazione sull’autonomia trentina. Cerea arriva a sostenere che l’autonomia serve per poter sostituire al settore pubblico il modello cooperativo perché l’invadenza del pubblico probabilmente sottrae risorse al mercato privato. Ci permettiamo di criticare questo punto di vista. Il modello cooperativo non esce assolutamente dalla concorrenza del mercato; anzi ne è un componente come confermato dalle dichiarazioni di Cerea, in cui i principi di mutualismo e solidarietà risultano ormai mera retorica pubblicitaria. Le cooperative per sopravvivere sul mercato devono realizzare un utile d’esercizio e la manodopera utilizzata è colpita dalle stesse forme di sfruttamento che esistono nelle altre forme di imprese che agiscono nel sistema capitalista. Per non uscire dal territorio trentino, visto che si parla di autonomia e visto che il cooperativismo è considerato dai nostri politici e dai rappresentanti delle cooperative trentine una panacea ai mali della crisi e agli attacchi all’autonomia, chiediamo a Cerea, Dellai e Schelfi: perché, se il modello cooperativo è così vincente, i contratti collettivi nazionali di lavoro delle cooperative sociali sono generalmente fra i peggiori in assoluto come retribuzione e condizioni normative? Perché nella ricchissima provincia autonoma di Trento per il contratto integrativo provinciale dei lavoratori delle cooperative sociali Schelfi offre un aumento delle retribuzioni di sei euro lordi da spalmarsi su tre anni? Perché il contratto collettivo nazionale delle cooperative sociali, applicato anche in Trentino, prevede la possibilità di sospendere a livello territoriale l’erogazione dei già miseri aumenti retributivi mensili? Perché negli appalti pubblici dei servizi le cooperative sociali hanno la possibilità di applicare ai lavoratori contratti ancora meno onerosi rispetto a quello del loro settore? Perché i lavoratori delle cooperative di distribuzione alimentare si sono visti aumentare l’orario settimanale di lavoro da 38 a 40 ore senza alcuna variazione allo stipendio mensile? Non ci sembra di vedere chissà quale forma di mutualismo e solidarietà in questo sistema ma una forma di guadagno sulla forza lavoro. Soprassediamo inoltre sul consolidato collegamento di interessi politici fra i vertici locali e provinciali della cooperazione ed i partiti come quello di Dellai o Pacher perché argomento già abbondantemente noto. Invece di privatizzare i servizi pubblici affidandoli a cooperative o ad altri soggetti, Dellai dovrebbe pensare a difendere l’erogazione diretta dei servizi pubblici, che garantisce universalmente a tutti i cittadini i diritti di cui necessitano. Glielo permette perfino lo statuto di autonomia ma ci risulta che questo argomento non sia nell’agenda del presidente, che preferisce impegnarsi a garantire l’autonomia dei poteri forti.

Partito della Rifondazione comunista del Trentino

INCONTRO DI FORMAZIONE

Lunedì 12 marzo alle ore 18.00 presso la sede di Rifondazione comunista, via S. Margherita 20 - Trento, si terrà il quarto appuntamento degli incontri: "Alla scoperta di un pensiero rivoluzionario, sulle tracce di Karl Marx".
Il tema affrontato sarà: "Karl Marx, filosofo della storia al servizio della speranza, il materialismo storico e la dialettica servo padrone".
Ci si soffermerà sulla questione del rapporto struttura - sovrastruttura, delle classi e della coscienza di classe, dell'accumulazione originaria del capitale.

Patrizia Rigotti

09/03/12

RISPOSTA ALL'ASSESSORA DALMASO SULLA SCUOLA

Quanto afferma l’assessore Marta Dalmaso sulla scuola (Il Trentino, 28 febbraio), scandalizza ma non stupisce in quanto del tutto in linea con la politica scolastica realizzata e perseguita in questi ultimi anni a livello sia provinciale che nazionale.

Ci riferiamo in particolare alla sua dichiarazione in merito alla “necessità” di prevedere un’ organizzazione scolastica (l’articolo non specifica a quale ordine di scuola si riferisca l’assessore) che lavori per “gruppi di apprendimento” separati in modo da far procedere - come in un meccanismo ben oliato – due corsie che non interagendo, non si “contaminino” .

In nome dell’ “efficienza” - bene supremo che deve prevalere ovunque – si intendono cancellare elaborazioni e pratiche didattiche di tutto rispetto e grande lungimiranza, che considerano il lavorare insieme, tra alunni con capacità e competenze diverse non un limite ma un’opportunità per tutti.

Alla base della sua affermazione vi è un’ idea della scuola e del suo ruolo formativo molto preoccupante per cui l’importante è permettere alle “eccellenze” di “correre” per arrivare rapidamente all’ acquisizione di quanto necessario a prepararsi l’accesso ad una professione prestigiosa e redditizia, senza subire l’intralcio di chi ha difficoltà di apprendimento o tempi diversi.

Ed è possibile che molti docenti trovino nella differenziazione dei percorsi una valida risposta alle loro situazioni di lavoro sempre più difficili e complesse, con classi sempre più numerose e sempre meno risorse per fare attività in compresenza in modo da seguire meglio gli alunni in difficoltà o per realizzare una vera didattica per progetti.

Sarebbe importante che su questa posizione dell’assessore si facessero sentire sia le organizzazioni sindacali e le associazioni che si occupano di didattica sia coloro che la scuola la vivono tutti i giorni: alunni, docenti, genitori.

Non poteva mancare poi – nel quadro prospettato dall’assessore Dalmaso - la valutazione degli insegnanti, altro argomento caro a tutti gli “innovatori”. Non valgono più i corsi di laurea, quelli di specializzazione e formazione, l’esperienza sul campo, e i concorsi pubblici. Si ipotizza invece un meccanismo di valutazione dell’insegnamento al quale legare la progressione di carriera e quindi la retribuzione. Con il contratto bloccato ormai da tre anni, si sceglie di legare la retribuzione ad un ricatto: adeguamento e conformismo, chi si adegua alla scuola dei mille progetti, di una didattica delle presunte competenze senza conoscenze, sarà premiato.

Tutto ciò accade mentre il luogo della formazione delle nuove generazioni di insegnanti, ossia l’Università, è stato dequalificato culturalmente con il sistema delle lauree brevi e degli esami a moduli.

Ciò che si vuole introdurre in realtà, è la sanzione del modello privatistico nei rapporti di lavoro dentro la scuola, la subordinazione dei docenti in un rapporto gerarchico rispetto ai loro colleghi “senior” che comporrebbero le Commissioni di valutazione e ai dirigenti, emanazione diretta, in Trentino, dell’ amministrazione provinciale.

Grazia Francescatti e Patrizia Rigotti

Rifondazione Comunista del Trentino