aderisce alla FEDERAZIONE DELLA SINISTRA

29/03/12

CINEFORUM : LE PIETRE DELLA LUNA

Tre film su lavoro e crisi.

Seguendo una sorta di cronologia, la rassegna vuole porre il punto sul degrado che il liberismo ha portato, e porterà, nel mondo del lavoro. L'inganno d'una economia libera e senza freni ha maggiormente impoverito tutti i lavoratori. Partendo dalle deregolamentazioni degli anni '80 (Reagan-Tatcher), si è arrivato agli attuali fallimenti di interi stati ed a crisi d'impressionante portata che hanno colpito i più poveri ed i salariati. Il futuro, andando di questo passo, ci porterà ad osservare le pietre della luna? Ovvero ad avere una vita alienata ed un lavoro senza prospettive? Una riflessione doverosa. Buona visione.

· Mercoledì 4 aprile - Piovono pietre - Ken Loach, 1993, Gran Bretagna, 91 minuti

Ambientato a Manchester in epoca Tatcher, è la storia del disoccupato Bob che improvvisa gli espedienti più vari per vivere ma dovrà alla fine ricorrere al prestito di un usuraio per comprare il vestito della prima comunione alla figlia.

· Mercoledì 11 aprile – The Take - Avi Lewis e Naomi Klein, 2004, Canada, 87 minuti

Il film racconta un aspetto della società argentina dopo lo sfascio economico del 2001 a seguito alle politiche liberiste di Carlos Menem: l'occupazione di alcune fabbriche da parte degli operai, che, dopo averle rimesse in funzione, le gestiscono in cooperativa.

· Mercoledì 18 aprile - Moon - Duncan Jones, 2009, U.S.A. 97 minuti

Sam Bell da tre anni lavora in compagnia di un robot presso una base lunare adibita all'estrazione dell'Elio-3, elemento che potrebbe salvare la Terra da una grossa crisi energetica. Solo e isolato dalle comunicazioni sogna di riabbracciare al più presto la moglie e la figlioletta. Giunto quasi al termine del suo contratto, a seguito d'un incidente scoprirà la verità che si cela dietro il suo lavoro.

La proiezione avverrà presso la sede di Rifondazione Comunista, in via S.Margherita, 20 a Trento, alle ore 20,30,

28/03/12

Manifestazione nazionale NO DEBITO a Milano il giorno 31 marzo

Il Partito della Rifondazione comunista aderisce alla manifestazione nazionale "No debito" del 31 marzo che si terrà a Milano. Alla manifestazione partecipano diverse realtà politiche, sindacali e di movimento della sinistra radicale che non vogliono pagare la crisi creata dalle banche, dalla grande imprenditoria, dalle assicurazioni e dai fondi di investimento, che dopo aver acquistato a scopo di lucro i titoli del debito pubblico italiano per circa 1.600 miliardi di euro, ora hanno bisogno di rassicurazioni da parte del governo di riavere il denaro investito.
In Italia e nel resto d'Europa le scelte draconiane portate avanti dai governi liberisti e socialdemocratici colpiscono gravemente le condizioni dei lavoratori, dei pensionati e dei senza lavoro mentre la grande borghesia finanziaria e industriale accentra nelle proprie mani le risorse dei paesi, tutelandosi con l'appoggio dei governi. In Italia dopo le riforme sulle pensioni, le privatizzazioni dei servizi pubblici, il taglio alle spese pubbliche per sanità, assistenza, scuola, ricerca, personale, la distruzione della contrattazione collettiva nazionale dei lavoratori, l'aumento dei tributi, l'espulsione della Fiom dalle fabbriche, lo sperpero di denaro pubblico per la costruzione di opere utili solo alla speculazione di affaristi (Tav), il finanziamento delle missioni di guerra, il prossimo obiettivo è la cancellazione definitiva di ogni diritto sul posto di lavoro attraverso l'abolizione delle tutele dell'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori contro i licenziamenti.
Solo la Cgil, stimolata naturalmente dalla Fiom, ha avuto il coraggio di non piegarsi alle richieste del padronato, che vuole avere mano libera per le ristrutturazioni aziendali e lo spostamento di capitali dove può accumulare più facilmente guadagni ricattando ulteriormente la forza lavoro. Accettare che i licenziamenti motivati da ragioni di natura economica non possano prevedere l'obbligatorietà del reintegro sul posto di lavoro significa avallare qualunque licenziamento in qualunque momento e per qualunque lavoratore, sia esso pensionando, delegato sindacale o giovane appena entrato nel mondo del lavoro. La licenziabilità per ragioni economiche è onnicomprensiva di qualunque ragione sia riconducibile alla gestione aziendale e quindi è sempre giustificabile. Il giudice non può fare una valutazione oggettiva in quanto essa è solo di natura discrezionale. La pratica dell'indennizzo inoltre contribuisce allo smantellamento del tessuto produttivo del paese lasciando solo povertà.
Lottiamo quindi per non pagare il debito pubblico dei grandi investitori, tutelando solo i risparmi dei lavoratori e dei pensionati, per nazionalizzare le banche, i grandi gruppi industriali e commerciali per poter decidere come investire le risorse, per difendere il sistema previdenziale e assistenziale pubblico, la ripubblicizzazione dei servizi pubblici locali, la scuola e la ricerca pubblica e per rafforzare la centralità della contrattazione collettiva nazionale di lavoro.
Da Trento organizziamo un pullman che partirà alle 9.30 da Piazzale Zuffo (fermerà a Rovereto per i compagni di Rovereto, Garda e Ledro). Il prezzo è di 20 euro e 10 per studenti e disoccupati. Per le prenotazioni telefonare al numero 3282474975. Si raccomanda di prenotare per tempo per ragioni organizzative.

Partito della Rifondazione comunista - Federazione del Trentino

22/03/12

MILANO - 31 MARZO 2012 - NO DEBITO

Il PRC e la Federazione della Sinistra aderiscono alla manifestazione del 31 marzo a Milano organizzata dal Movimento No Debito.
Il tema sarà appunto il No Debito: i lavoratori, i disoccupati, i ceti sociali deboli non devono pagare il debito di lor signori.
Altro tema centrale della manifestazione sarà la difesa dei diritti dei lavoratori, dello stato sociale e dell'articolo 18.
Da Trento organizziamo un pullman che partirà alle 9,30 da Piazzale Zuffo (fermerà a Rovereto per i compagni di Rovereto, Garda e Ledro).
Il prezzo è di 20 euro e 10-15 per studenti e disoccupati.
Per le prenotazioni telefonare al numero 3282474975.
Si raccomanda di prenotare per tempo per ragioni organizzative.
Questa manifestazione riveste una grande importanza per costruire un vero movimento di opposizione di sinistra.
ATTENDIAMO LE VOSTRE PRENOTAZIONI!!!

20/03/12

CINEFORUM SU QUESTIONE LAVORO

ATTENZIONE !!! RINVIATO AL 4 APRILE


IL PARTITO della RIFONDAZIONE COMUNISTA Circolo Mario Pasi, Trento

presenta

LE PIETRE DELLA LUNA

Tre film su lavoro e crisi

Mercoledì 21 marzo - Piovono pietre - Ken Loach, 1993, Gran Bretagna, 91’

Ambientato a Manchester in epoca Tatcher, è la storia del disoccupato Bob che improvvisa gli espedienti più vari per vivere ma dovrà comunque ricorrere al prestito di un usuraio per comprare il vestito della prima comunione alla figlia.

Mercoledì 28 marzo – The Take (La presa) - Avi Lewis e Naomi Klein, 2004, Canada, 87’

Il dramma della società argentina dopo lo sfascio economico del 2001 causato dalle politiche liberiste e l'occupazione di alcune fabbriche da parte degli operai che, dopo averle rimesse in funzione, le gestiscono in cooperativa.

Mercoledì 4 aprile - Moon - Duncan Jones, 2009, U.S.A. 97’

Sam Bell da tre anni lavora in compagnia di un robot presso una base lunare adibita all'estrazione dell'Elio-3, che potrebbe salvare la Terra da una grossa crisi energetica. Solo e isolato dalle comunicazioni sogna di riabbracciare al più presto moglie e figlioletta. Quasi al termine del suo contratto scoprirà la verità che si cela dietro il suo lavoro.

Un percorso nel tempo, che inizia con le deregolamentazioni degli anni '80 (Reagan-Tatcher), prosegue con il racconto degli effetti devastanti delle politiche liberiste in un paese – simbolo: l’Argentina e finisce con il chiedersi se il futuro, di questo passo, ci porterà ad osservare “le pietre della luna” ovvero ad avere una vita alienata ed un lavoro senza prospettive.

I film verranno trasmessi presso il Circolo Mario Pasi – Via S. Margherita 20, alle ore 20.30.

Siete tutt* invitati a partecipare!
Grazia

19/03/12

SEMINARIO DI FORMAZIONE

Lunedi' 19 marzo alle ore 18, presso la sede di Rifondazione comunista, via S. Margherita n. 20 - Trento, si terrà il quinto incontro dell'itinerario "Alla scoperta di un pensiero rivoluzionario, sulle tracce di Karl Marx".
Il tema sarà: Pluslavoro e plusvalore: l'accumulazione originaria, la valorizzazione del valore, genesi del profitto, contraddizioni e tendenze del capitalismo.

12/03/12

comunicato a seguito delle dichiarazioni di Dellai e Cerea

Vorremmo soffermarci su quanto dichiarato dal presidente della provincia autonoma Lorenzo Dellai e dal suo consigliere economico Cerea durante la manifestazione sull’autonomia trentina. Cerea arriva a sostenere che l’autonomia serve per poter sostituire al settore pubblico il modello cooperativo perché l’invadenza del pubblico probabilmente sottrae risorse al mercato privato. Ci permettiamo di criticare questo punto di vista. Il modello cooperativo non esce assolutamente dalla concorrenza del mercato; anzi ne è un componente come confermato dalle dichiarazioni di Cerea, in cui i principi di mutualismo e solidarietà risultano ormai mera retorica pubblicitaria. Le cooperative per sopravvivere sul mercato devono realizzare un utile d’esercizio e la manodopera utilizzata è colpita dalle stesse forme di sfruttamento che esistono nelle altre forme di imprese che agiscono nel sistema capitalista. Per non uscire dal territorio trentino, visto che si parla di autonomia e visto che il cooperativismo è considerato dai nostri politici e dai rappresentanti delle cooperative trentine una panacea ai mali della crisi e agli attacchi all’autonomia, chiediamo a Cerea, Dellai e Schelfi: perché, se il modello cooperativo è così vincente, i contratti collettivi nazionali di lavoro delle cooperative sociali sono generalmente fra i peggiori in assoluto come retribuzione e condizioni normative? Perché nella ricchissima provincia autonoma di Trento per il contratto integrativo provinciale dei lavoratori delle cooperative sociali Schelfi offre un aumento delle retribuzioni di sei euro lordi da spalmarsi su tre anni? Perché il contratto collettivo nazionale delle cooperative sociali, applicato anche in Trentino, prevede la possibilità di sospendere a livello territoriale l’erogazione dei già miseri aumenti retributivi mensili? Perché negli appalti pubblici dei servizi le cooperative sociali hanno la possibilità di applicare ai lavoratori contratti ancora meno onerosi rispetto a quello del loro settore? Perché i lavoratori delle cooperative di distribuzione alimentare si sono visti aumentare l’orario settimanale di lavoro da 38 a 40 ore senza alcuna variazione allo stipendio mensile? Non ci sembra di vedere chissà quale forma di mutualismo e solidarietà in questo sistema ma una forma di guadagno sulla forza lavoro. Soprassediamo inoltre sul consolidato collegamento di interessi politici fra i vertici locali e provinciali della cooperazione ed i partiti come quello di Dellai o Pacher perché argomento già abbondantemente noto. Invece di privatizzare i servizi pubblici affidandoli a cooperative o ad altri soggetti, Dellai dovrebbe pensare a difendere l’erogazione diretta dei servizi pubblici, che garantisce universalmente a tutti i cittadini i diritti di cui necessitano. Glielo permette perfino lo statuto di autonomia ma ci risulta che questo argomento non sia nell’agenda del presidente, che preferisce impegnarsi a garantire l’autonomia dei poteri forti.

Partito della Rifondazione comunista del Trentino

INCONTRO DI FORMAZIONE

Lunedì 12 marzo alle ore 18.00 presso la sede di Rifondazione comunista, via S. Margherita 20 - Trento, si terrà il quarto appuntamento degli incontri: "Alla scoperta di un pensiero rivoluzionario, sulle tracce di Karl Marx".
Il tema affrontato sarà: "Karl Marx, filosofo della storia al servizio della speranza, il materialismo storico e la dialettica servo padrone".
Ci si soffermerà sulla questione del rapporto struttura - sovrastruttura, delle classi e della coscienza di classe, dell'accumulazione originaria del capitale.

Patrizia Rigotti

09/03/12

RISPOSTA ALL'ASSESSORA DALMASO SULLA SCUOLA

Quanto afferma l’assessore Marta Dalmaso sulla scuola (Il Trentino, 28 febbraio), scandalizza ma non stupisce in quanto del tutto in linea con la politica scolastica realizzata e perseguita in questi ultimi anni a livello sia provinciale che nazionale.

Ci riferiamo in particolare alla sua dichiarazione in merito alla “necessità” di prevedere un’ organizzazione scolastica (l’articolo non specifica a quale ordine di scuola si riferisca l’assessore) che lavori per “gruppi di apprendimento” separati in modo da far procedere - come in un meccanismo ben oliato – due corsie che non interagendo, non si “contaminino” .

In nome dell’ “efficienza” - bene supremo che deve prevalere ovunque – si intendono cancellare elaborazioni e pratiche didattiche di tutto rispetto e grande lungimiranza, che considerano il lavorare insieme, tra alunni con capacità e competenze diverse non un limite ma un’opportunità per tutti.

Alla base della sua affermazione vi è un’ idea della scuola e del suo ruolo formativo molto preoccupante per cui l’importante è permettere alle “eccellenze” di “correre” per arrivare rapidamente all’ acquisizione di quanto necessario a prepararsi l’accesso ad una professione prestigiosa e redditizia, senza subire l’intralcio di chi ha difficoltà di apprendimento o tempi diversi.

Ed è possibile che molti docenti trovino nella differenziazione dei percorsi una valida risposta alle loro situazioni di lavoro sempre più difficili e complesse, con classi sempre più numerose e sempre meno risorse per fare attività in compresenza in modo da seguire meglio gli alunni in difficoltà o per realizzare una vera didattica per progetti.

Sarebbe importante che su questa posizione dell’assessore si facessero sentire sia le organizzazioni sindacali e le associazioni che si occupano di didattica sia coloro che la scuola la vivono tutti i giorni: alunni, docenti, genitori.

Non poteva mancare poi – nel quadro prospettato dall’assessore Dalmaso - la valutazione degli insegnanti, altro argomento caro a tutti gli “innovatori”. Non valgono più i corsi di laurea, quelli di specializzazione e formazione, l’esperienza sul campo, e i concorsi pubblici. Si ipotizza invece un meccanismo di valutazione dell’insegnamento al quale legare la progressione di carriera e quindi la retribuzione. Con il contratto bloccato ormai da tre anni, si sceglie di legare la retribuzione ad un ricatto: adeguamento e conformismo, chi si adegua alla scuola dei mille progetti, di una didattica delle presunte competenze senza conoscenze, sarà premiato.

Tutto ciò accade mentre il luogo della formazione delle nuove generazioni di insegnanti, ossia l’Università, è stato dequalificato culturalmente con il sistema delle lauree brevi e degli esami a moduli.

Ciò che si vuole introdurre in realtà, è la sanzione del modello privatistico nei rapporti di lavoro dentro la scuola, la subordinazione dei docenti in un rapporto gerarchico rispetto ai loro colleghi “senior” che comporrebbero le Commissioni di valutazione e ai dirigenti, emanazione diretta, in Trentino, dell’ amministrazione provinciale.

Grazia Francescatti e Patrizia Rigotti

Rifondazione Comunista del Trentino

06/03/12

GIU' LE MANI DALL'ART. 18 - METTIAMOCI LA FIRMA


petizione popolare

“Noi sottoscritti/e consideriamo l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori una norma di civiltà.

L’obbligo della reintegra di chi viene ingiustamente licenziato è garanzia per ogni singolo lavoratore ed è al tempo stesso il fondamento per l’esercizio dei diritti collettivi delle lavoratrici e dei lavoratori, a partire dal diritto a contrattare salario e condizioni di lavoro dignitose.

Se l’articolo 18 fosse manomesso ogni lavoratrice e ogni lavoratore sarebbe posto in una condizione di precarietà e di ricatto permanente, essendo licenziabile arbitrariamente da parte del datore di lavoro. Se l’articolo 18 fosse manomesso verrebbero minate in radice le agibilità e le libertà sindacali.

Per questo motivo va respinta ogni ipotesi di manomissione o aggiramento dell’articolo 18.

L’articolo 18 va invece esteso a tutte le lavoratrici e i lavoratori nelle aziende di ogni dimensione.”

METTIAMOCI LA FIRMA!

aderisci compilando il modulo online su

www.federazionedellasinistra.com



04/03/12

RI-PUBBLICIZZAZIONE DELL'ACQUA - COSA SUCCEDE IN PROVINCIA ?

Molti partiti e gruppi che fanno parte del consiglio comunale di Trento sono rimasti sorpresi quando pochi giorni fa hanno visto un centinaio di persone accalcarsi fuori dalla sede dell'assemblea comunale per difendere le proprie idee. Non sono più abituati al confronto con chi rappresentano; dominano solo i piccoli interessi di bottega e le garanzie da dare ai potentati locali. Il referendum abrogativo di giugno ha chiaramente ed inequivocabilmente sancito la volontà popolare di dare un freno alla privatizzazione dei servizi pubblici, in particolare il servizio idrico integrato, ma in provincia di Trento l'abitudine all'elitarismo politico la fa ancora da padrone.
Non ci stupiamo certamente della reazione di alcuni consiglieri comunali che nervosamente hanno dovuto ammettere che chi si batte per il vero controllo pubblico dell'acqua senza fini di lucro ha ragione e non solo in linea di principio; altrettanto non ci stupiamo delle giustificazioni che questi hanno dovuto dare per difendere una posizione, quella della società di capitali pubblica, che non si differenzia dai fini di fare profitto legati a qualunque società di capitali, sia essa pubblica o privata. Il secondo quesito referendario ha sancito inequivocabilmente che l'acqua non può essere oggetto di guadagno e quindi l'ipotesi della società di capitali politicamente è un pugno allo stomaco alle decine di migliaia di trentini che non vogliono sentire parlare di lucro sui servizi pubblici locali.
Le presunte difficoltà giuridiche legate ad infondati conflitti con la legislazione nazionale che avrebbero potuto ostacolare la ripubblicizzazione del ciclo dell'acqua sono crollate miseramente: la Provincia autonoma di Trento ha la possibilità, garantita dallo statuto di autonomia, di assumere la gestione diretta dei servizi pubblici locali. Quindi è tutta una questione di volontà politica e nient'altro. Per l'acqua così come per la gestione dei rifiuti o dei trasporti.
La proposta dell'azienda speciale sovracomunale avanzata da alcuni partiti e dal comitato per l'acqua bene comune va nell'ottica di una gestione oculata dei servizi pubblici: c'è l'obbligo del pareggio di bilancio con la possibilità di utilizzare anche altre risorse pubbliche per abbassare i prezzi e per garantire una quantitativo minimo gratuito di acqua a tutti i cittadini; gli indirizzi programmatici e il bilancio dell'azienda sono controllati e votati dai consigli comunali che aderiscono all'azienda speciale, assumendo quindi un controllo politico sicuramente migliore rispetto a quello che si ha nei confronti delle scatole cinesi delle società pubbliche dove spesso vengono assunti amministratori con ampie deleghe di potere, esecutori delle logiche di mercato e che quindi si devono solo preoccupare di garantire la redditività dell'impresa. Le società di capitali ragionano solo in termini di utile e quindi è impensabile una diminuzione del costo del servizio perché questa comporta una diminuzione di profitto e un ammortamento degli investimenti oneroso. L'esperienza documentata dimostra chiaramente che laddove esiste una gestione diretta del servizio idrico il risparmio sul costo del servizio c'è ed è sostanzioso: nel decennio 2001-2009 la tariffa per l’utilizzo dell’acqua per usi civili (acquedotto, fognature e depurazione) era più bassa negli enti che gestivano il servizio idrico in economia ed ancora più basso per l’unica azienda speciale presente in Trentino, quella di Tione di Trento. Mediamente il costo del servizio idrico delle società, in house o miste e anche Dolomiti Reti s.p.a. (controllata da Dolomiti Energia) superava di circa il 15-20% il costo del servizio idrico gestito in economia o con azienda speciale. Per quanto riguarda la sola tariffa dell’acquedotto la differenza è ancora maggiore: nel 2001 il costo della gestione dell’acquedotto costava circa il 50% in più della gestione in economia o con aziende speciali; nel 2009 la differenza era di circa il 34-48%. Anche in questo caso l’azienda speciale era il soggetto che aveva la tariffa minore. Il sindaco Andreatta, quello di Rovereto Miorandi e l'assessore provinciale Pacher ignorano questi dati?
Scorporare la gestione dei servizi pubblici da Dolomiti Energia è doveroso ma non capiamo perché il Comune di Trento debba rifondere quarantadue milioni di euro ai vari azionisti - tra i quali Marangoni, Caritro e curia trentina - per riprendersi la proprietà della rete idrica dopo averla regalata più di quindici anni fa alla classe imprenditoriale laica e cattolica. Questi soggetti hanno lucrato per anni sui servizi pubblici e quindi sui nostri diritti. Dovremmo pure indennizzarli?
Dolomiti Energia gestisce anche altri servizi pubblici come l'erogazione dell'energia elettrica, del gas e il ciclo dei rifiuti. Perché non possiamo pretendere di avere un controllo pubblico su questi servizi? Perché non possiamo pretendere che il privato stia fuori dalla gestione dei servizi pubblici? Crediamo ancora alla favola che la gestione privata, sponsorizzata da una certa classe politica che ha contribuito attivamente al depauperamento della qualità e dei finanziamenti dei servizi pubblici per giustificare il sostegno dell'imprenditoria, migliori la qualità dei servizi e ne abbassi i costi? Negli ultimi quindici anni l'unico settore che ha visto una diminuzione delle tariffe è stato quello della telefonia con ricadute negativissime sull'occupazione e con profitti elevatissimi per la grande borghesia italiana (Tronchetti Provera, Benetton, Pirelli, Unipol); gli altri settori hanno visto schizzare i costi verso l'alto a beneficio di imprenditori che non essendo dei benefattori ma curatori dei propri interessi ne hanno tratto reddito a discapito dei cittadini.

La rabbia e il disagio sociale aumentano con il perdurare e l'aggravarsi della crisi e con le prevaricazioni delle istituzioni pubbliche che si ergono a difesa degli interessi economici della classe padronale. Ormai anche il Trentino ne fa le spese. La pressione popolare inevitabilmente crescerà nel prossimo futuro per rivendicare condizioni di vita migliori. Il Partito della Rifondazione comunista difende chi lotta per un futuro migliore, consapevole che l'esperienza per la lotta contro la privatizzazione dei servizi pubblici è solo una parte del problema. Il sistema capitalista diffonde i suoi tentacoli ovunque vi è un'appropriazione privata della ricchezza sociale. Uniamo sotto un'unica bandiera le lotte per la difesa dei servizi pubblici con quella dei lavoratori delle aziende in crisi, con quella dei giovani che non hanno un lavoro perché per il capitalismo rappresentano solo un costo di bilancio, con quelle per la difesa dell'ambiente. L'alternativa al sistema capitalista passa da una presa di coscienza da parte delle persone che solo la socializzazione della ricchezza può impedirgli di distruggerci nel suo vortice. Solo una gestione collettiva della ricchezza ci farà riavere i nostri diritti e condizioni di vita migliori. E' una lotta lunga e difficile ma che non è più rinviabile per nessuno perché saranno gli effetti della crisi a venirci a cercare. E' la via per la rivoluzione proletaria socialista.

Partito della Rifondazione comunista del Trentino