La soluzione ai problemi del bilancio comunale è sempre la stessa: tagli
alla spesa pubblica per risanare i debiti contratti dall'ente e società
partecipate con le banche. Il sindaco Miorandi dovrebbe preoccuparsi
del depauperamento del tessuto industriale e garantire un'efficace
erogazione dei servizi piuttosto che garantire il pagamento dei mutui a
chi non ha fatto altro che lucrare con i debiti e i servizi pubblici e
ora fa pagare la crisi ai cittadini attraverso esternalizzazioni di
servizi che scaricano i risparmi di spesa sui salari di lavoratrici e
lavoratori, liberalizzazioni che non hanno mai fatto abbassare le
tariffe e riduzione e privatizzazione di servizi, come ad esempio i
trasporti pubblici, che vanno a discapito anche dei soggetti più deboli.
Perché mai i cittadini dovrebbero pagare debiti che non hanno prodotto
loro? Se Miorandi intende garantire la continuità delle prestazioni
pubbliche non ci sono altre soluzioni che il rifiuto del pagamento dei
debiti contratti con le banche e la reinternalizzazione dei servizi
pubblici dati in gestione ai privati assumendo le lavoratrici ed i
lavoratori.
Miorandi auspica che i risparmi di spesa possano essere reinvestiti nel
settore privato ma è giusto ricordargli che ha gioito per il polo della
meccatronica ma questo non sta
portando alcun beneficio di rilievo e anzi, dopo i milioni di euro
investiti dall'ente pubblico nel polo e nell'acquisto di capannoni, i
padroni di Confindustria ne chiedono il
controllo e mettono la manodopera in cassa integrazione o in mobilità
per garantirsi profitti e socializzare i costi aziendali.
Chi ha lucrato finora sui servizi pubblici e sui finanziamenti pubblici
deve essere espropriato e i servizi e le grandi fabbriche devono tornare
sotto l'esclusivo controllo pubblico e gestiti direttamente dai
lavoratori per soddisfare i bisogni della collettività.
Mirko Sighel
Segretario del Circolo della Vallagarina del Partito della Rifondazione comunista
aderisce alla FEDERAZIONE DELLA SINISTRA
08/11/12
Marchionne e le norme
La magistratura condanna la Fiat a riassumere 19 lavoratori iscritti alla Fiom e Fiat subito dopo condanna altri diciannove lavoratori alla mobilità. In sintesi è quello che sta succedendo. La grande borghesia
finanziaria e industriale può permettersi di sostituirsi ai tre poteri dello stato: legislativo ed esecutivo quando detta le norme da scrivere ai propri mandatari in parlamento e giurisdizionale quando può permettersi di ignorare una sentenza che difende i lavoratori o elaborare intricatissime strategie con i migliori avvocati del foro e docenti di diritto per imporre la correttezza delle proprie decisioni e di conseguenza i comportamenti sociali e la salvaguardia delle divisioni sociali.
Ancora una volta si conferma la legge che l’economia subordina la politica e le norme giuridiche. La struttura della nostra società vede una grande borghesia finanziaria e di produzione che detiene le leve
principali dell’economia, dal sistema finanziario alle grandi industrie metallurgiche e chimiche, dal commercio su grande scala alle risorse energetiche, dai servizi che una volta si chiamavano pubblici alla ricerca tecnologica e scientifica. Tutto in nome dell’appropriazione privata dei mezzi che servono a produrre le
risposte ai bisogni della popolazione. Chi decide come regolare il soddisfacimento dei bisogni ha in mano un potere di gran lunga più efficace di qualunque norma giuridica o di qualunque sentenza.
E’ chiaro che in un momento di crescita economica conviene anche alla classe padronale concedere qualche briciola della propria ricchezza ma in un momento di crisi non se lo può permettere e a pagare sono i più
deboli a partire dai giovani, i pensionati e i lavoratori. Nemmeno i piccoli commercianti e artigiani si salvano perché dipendono dalla grande borghesia in quanto ne sono l’appendice.
E’ questa la natura del capitale. Come uscire dal baratro?
Attraverso la lotta organizzata dei lavoratori e dei giovani per l’esproprio della proprietà privata delle
principali leve dell’economia, nazionalizzandole e mettendole sotto la diretta gestione dei lavoratori per il soddisfacimento dei bisogni della collettività. Pianificare l’economia significa produrre in
maniera cosciente e senza alcun fine di lucro e di sfruttamento. L’esproprio economico genererà la sostituzione del controllo politico dello stato di natura borghese con il controllo politico dello stato
di natura operaia.
Mirko Sighel
Segretario Circolo Vallagarina del Partito della Rifondazione comunista
finanziaria e industriale può permettersi di sostituirsi ai tre poteri dello stato: legislativo ed esecutivo quando detta le norme da scrivere ai propri mandatari in parlamento e giurisdizionale quando può permettersi di ignorare una sentenza che difende i lavoratori o elaborare intricatissime strategie con i migliori avvocati del foro e docenti di diritto per imporre la correttezza delle proprie decisioni e di conseguenza i comportamenti sociali e la salvaguardia delle divisioni sociali.
Ancora una volta si conferma la legge che l’economia subordina la politica e le norme giuridiche. La struttura della nostra società vede una grande borghesia finanziaria e di produzione che detiene le leve
principali dell’economia, dal sistema finanziario alle grandi industrie metallurgiche e chimiche, dal commercio su grande scala alle risorse energetiche, dai servizi che una volta si chiamavano pubblici alla ricerca tecnologica e scientifica. Tutto in nome dell’appropriazione privata dei mezzi che servono a produrre le
risposte ai bisogni della popolazione. Chi decide come regolare il soddisfacimento dei bisogni ha in mano un potere di gran lunga più efficace di qualunque norma giuridica o di qualunque sentenza.
E’ chiaro che in un momento di crescita economica conviene anche alla classe padronale concedere qualche briciola della propria ricchezza ma in un momento di crisi non se lo può permettere e a pagare sono i più
deboli a partire dai giovani, i pensionati e i lavoratori. Nemmeno i piccoli commercianti e artigiani si salvano perché dipendono dalla grande borghesia in quanto ne sono l’appendice.
E’ questa la natura del capitale. Come uscire dal baratro?
Attraverso la lotta organizzata dei lavoratori e dei giovani per l’esproprio della proprietà privata delle
principali leve dell’economia, nazionalizzandole e mettendole sotto la diretta gestione dei lavoratori per il soddisfacimento dei bisogni della collettività. Pianificare l’economia significa produrre in
maniera cosciente e senza alcun fine di lucro e di sfruttamento. L’esproprio economico genererà la sostituzione del controllo politico dello stato di natura borghese con il controllo politico dello stato
di natura operaia.
Mirko Sighel
Segretario Circolo Vallagarina del Partito della Rifondazione comunista
Etichette:
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fiom,
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