aderisce alla FEDERAZIONE DELLA SINISTRA

28/12/11

QUESTIONE LAVORO - Lettera inviata ai quotidiani locali

Lettera invata ai giornali in risposta ad una lettera di Lorenzo Passerini, consigliere Pd della comunità di valle della Vallagarina.

E' singolare notare come nelle attuali condizioni di crisi economica causata dal capitalismo alcuni rappresentanti politici si ostinino a sostenere la necessaria riforma del mondo del lavoro. Qualcuno sostiene che i giovani non trovano lavoro perché chi ha ancora la fortuna di lavorare è un privilegiato, uno che non può lamentarsi. Se poi chi lavora è assunto a tempo indeterminato apriti cielo.
L'art. 18, l'unico barlume di speranza che impedisce al padronato di licenziare in maniera illegittima i lavoratori, resiste agli attacchi di liberali e riformisti, uniti nell'unico intento di "ammodernare" il diritto al lavoro degli altri. Ma ancora per poco: il governo Monti e il precedente governo Berlusconi ne hanno minato la base. Dopo la distruzione dell'art. 18 saremo tutti liberi di essere licenziati a discrezione del datore di lavoro. Ecco la parificazione di condizioni tra chi prima lavorava e chi un lavoro lo cercava: tutti licenziabili in qualunque momento. La forza della classe lavoratrice ne risulta quindi indebolita e tutto questo va a vantaggio del padronato. La proposta di contratto unico di Ichino fatta propria anche da Dellai e Confindustria trentina, dove nessuno può dirsi certo del posto fisso, è il futuro che molti politici ed economisti auspicano. Ci saranno nuove opportunità di lavoro per i giovani e i disoccupati? Crescerà sicuramente la competitività fra lavoratori e aspiranti lavoratori e i procacciatori di manodopera avranno a loro disposizione massa grigia e muscolare da poter scegliere alle migliori condizioni. Di chi? Del datore di lavoro, che sicuramente non ragionerà da buon padre di famiglia ma cercherà di cogliere il meglio al prezzo minore ovvero a discapito della forza lavoro. Creare divisioni fra i lavoratori è da sempre uno strumento che la classe padronale utilizza per poter controllare la forza della classe lavoratrice. Solo la classe lavoratrice forte e unita può determinare il proprio destino.
In un momento di crisi economica dove in più la classe padronale si sta muovendo per privatizzare lo stato sociale sottraendo quindi terreno all'universalità delle tutele di cui i cittadini hanno diritto, parlare di flexicurity, ovvero lavorare senza avere il posto fisso ma con la possibilità di trovare facilmente un altro impiego e di beneficiare di forti ammortizzatori sociali durante il periodo di disoccupazione, significa gettare fumo negli occhi del lettore e non avere il coraggio di affrontare la grande questione che sia i partiti conservatori sia quelli riformisti evitano: il conflitto tra gli interessi del padronato e quelli della forza lavoro, che nel capitalismo non troverà mai un punto di equilibrio. Nel capitalismo tutto ha un prezzo e quando tutto ha un prezzo anche la forza lavoro diventa merce in balia della crisi. Sta alla classe lavoratrice decidere di svincolarsi dal capitalismo.
I bisogni della collettività devono essere socializzati e garantiti dal settore pubblico; le norme che permettono il lavoro precario vanno eliminate perché tutti hanno diritto ad un lavoro a tempo indeterminato; le banche e le grandi industrie vanno pubblicizzate affinché i cittadini possano controllare il ciclo del credito e del debito e la produzione e distribuzione della merce e dei servizi. I grandi investitori hanno alimentato il debito pubblico e le banche hanno contratto debiti che dicono di non poter saldare: questi debiti se li paghino il padronato e le banche e lo stato non deve essere garante di questi debiti.

Mirko Sighel
Segretario del Circolo del Partito della Rifondazione comunista della Vallagarina

08/12/11

I PERICOLI DELLA PRIVATIZZAZIONE DEL WELFARE

SINTESI DELL'ASSEMBLEA PUBBLICA SUL CASO LUXOTTICA

Martedì 6 dicembre presso l'auditorium del Brione si è tenuta l'assemblea pubblica promossa dal Partito della Rifondazione comunista e da Alternativa per i Beni comuni in merito al welfare aziendale sperimentato alla Luxottica di Rovereto e recepito in altri importanti settori come quello della cooperazione.

Obiettivo della serata era quello di spiegare la pericolosità di un nuovo modello di stato sociale privatizzato che sta sostituendosi al modello di stato sociale pubblico che i lavoratori sono riusciti a conquistarsi a fatica in passato.

Il pensiero che il capitalismo vuole affermare è la centralità dell'impresa nella vita lavorativa e sociale del lavoratore legandone il destino all'andamento dell'azienda e del mercato.

Dopo aver discusso brevemente le novità introdotte dal decreto legge chiamato "Salva Italia" approvato domenica scorsa dal governo tecnico Monti e aver ricordato che anche in Trentino la crisi economica ha cominciato a far sentire i suoi effetti, si è passati ad affrontare l'argomento della serata.

Il primo tema trattato è stato quello riguardante i fondi sanitari e previdenziali integrativi privati che hanno il solo scopo di privatizzare importanti diritti universali che oggi sono garantiti dal settore pubblico.

La crisi economica attuale viene utilizzata come giustificazione per introdurre progressivamente la privatizzazione del welfare e l'assessore provinciale alla sanità Ugo Rossi si è già reso disponibile a discutere con le parti sociali la possibilità di delegarne la gestione sottraendola quindi al settore pubblico.

Le prestazioni sanitarie così come parte della pensione futura sono erogate da istituti privati legati a fondi di investimento che investono i contributi dei lavoratori in borsa con il rischio, in caso di fallimento, di bruciare i soldi e le tutele dei lavoratori. In secondo luogo è emerso che lo strumento della privatizzazione del welfare lega il lavoratore alle condizioni di salute dell'azienda: infatti in caso di licenziamento, oltre al lavoro perde diritti sociali fondamentali come il diritto alla salute o alla pensione.

Questa situazione aumenta la subordinazione del lavoratore ai voleri dell'azienda: quale lavoratore alzerebbe la testa quando sa che qualunque sua rivendicazione può mettere a repentaglio i diritti, attuali e futuri, suoi e dei suoi famigliari?

La stessa elargizione della azioni va nella direzione di far passare l'idea che i lavoratori sono partecipi della proprietà dell'azienda e quindi non puoi contestare quello che è anche tuo generando un pericoloso conflitto di interessi in caso di crisi o di esubero di personale.

Molto si è discusso sulle conseguenze dovute all'erogazione del salario sotto forma di buoni spesa. Nel mentre l'azienda risparmia i contributi previdenziali i lavoratori avranno la sorpresa di vedersi erogare una pensione inferiore rispetto al dovuto. Inoltre questo modello di pagamento del salario rafforza il concetto di un paternalismo caritatevole e umiliante che riporta alla mente tempi che non vogliamo si ripetano.

Nelle conclusioni è stato ribadito che queste azioni, queste concessioni unilaterali delle aziende altro non sono che regali tossici e velenosi per i diritti dei lavoratori.

Noi restiamo convinti che il capitalismo e il suo modello di sviluppo hanno fallito. Le conseguenze della crisi capitalistica vengono scaricate sulle spalle dei lavoratori e per questo si rende sempre più necessario un partito politico che ne sappia rappresentare le istanze e i bisogni.

Per il prossimo anno le previsioni di crescita del Pil sono negative: siamo quindi in piena recessione. Solo la classe lavoratrice organizzata può rispondere agli attacchi del capitale. E' necessario quindi costruire un Partito di classe che sia di riferimento per i lavoratori e attraverso il conflitto sappia contrastare il padronato, controllare e dirigere la produzione della ricchezza e sconfiggere la logica del profitto, insita nel modello capitalista.

PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA - CIRCOLO VALLAGARINA

ALTERNATIVA PER I BENI COMUNI

03/12/11

Eletto il nuovo segretario del circolo della Vallagarina

Venerdì 2 dicembre è stato eletto il nuovo segretario del circolo della Vallagarina del Partito della Rifondazione comunista. Mirko Sighel è stato eletto all'unanimità dal direttivo del circolo. Il lavoro sarà il tema che vedrà principalmente coinvolto il Partito. Il Partito sarà impegnato a riallacciare i collegamenti con i lavoratori del territorio e a rappresentarne le istanze. Importante sarà poi l'impegno per la ripubblicizzazione dei servizi pubblici locali, nella difesa del territorio contro la Tav e contro la privatizzazione dell'acqua così come nella difesa della scuola pubblica e dell'assistenza e della previdenza pubblica.
Il Partito organizza assieme ad Alternativa per i beni comuni un'assemblea pubblica presso l'Auditorium del Brione martedì 6 dicembre alle ore 20.30 per discutere del modello di welfare aziendale che è stato introdotto presso la Luxottica. Importanti saranno i temi in discussione: la previdenza e la sanità integrativa aziendale garantiranno ai lavoratori tutele sicure indipendentemente dalla salute dell'azienda? Quali sono i rischi per i lavoratori se lo stato sociale viene privatizzato? Quali trappole nascondono l'erogazione delle azioni dell'azienda e dei buoni spesa ai lavoratori come salario accessorio? La crisi economica attuale e le controriforme che si stanno preparando a livello nazionale e provinciale contro lo stato sociale interessano tutta la cittadinanza e l'assemblea può essere un buon punto di partenza per dare conoscenza di ciò che accade e potrà accadere nel prossimo futuro ai lavoratori.

Mirko Sighel
Segretario del Circolo del Partito della Rifondazione comunista della Vallagarina

Alle lavoratrici ed ai lavoratori della Luxottica.

Il welfare aziendale conviene davvero ai lavoratori ???
Con queste poche righe, che sicuramente non risolveranno dubbi e perplessità Vi invitiamo ad una riflessione attenta su alcune scelte che in questi anni sono state introdotte dalla contrattazione aziendale, senza per questo, voler fare di ogni erba un fascio e come si dice buttare il bambino con l'acqua sporca.
Per questo ci permettiamo proporvi tre considerazioni rispetto alle tante che saranno affrontate nell'assemblea pubblica che intendiamo tenere a Rovereto
_______________________________________________________________________
Martedì 6 dicembre 2011 ad ore 20,30
presso l’Auditorium del Brione in via S. Pellico a Rovereto
_______________________________________________________________________
La prima riguarda la previdenza e la sanità integrativa:
E' solo una coincidenza che nel 2010 il governo abbia fatto una pesante riforma delle pensioni senza la protesta di Cgil, Cisl e Uil?
O che oggi si parli di pensioni a 67 anni come una scelta normale?
E' solo coincidenza il fatto che dopo aver introdotto la previdenza complementare i giovani andranno in pensione più tardi, con più anni di contributi ma con una pensione più bassa rispetto a chi va in pensione adesso?
E’ coincidenza che si siano accettati i ticket sanitari (50 € e 70€) senza nessuna protesta?
No, è il risultato di una cultura, anche sindacale, che punta alle soluzioni individuali e private anziché lottare per una pensione pubblica
Nello stesso modo la sanità integrativa è parte integrante di un sistema che lega il lavoratore a doppio filo con l'azienda. Infatti in questo modo se il lavoratore perde il lavoro perde tutto, non solo il salario ma anche la sanità, la pensione e tutte le forme di integrazione (scuola, sanità, ecc.) esponendolo ad ogni ricatto aziendale pur di garantirsi l'assistenza sanitaria per se e per la sua famiglia.
Per questo noi restiamo contrari ad un sistema sociale privato e lottiamo per un welfare pubblico, universale e gratuito per tutti, occupati, disoccupati, giovani e anziani, migranti e autoctoni.
La seconda considerazione riguarda la distribuzione delle azioni.
Queste scelte unilaterali della Luxottica dimostrano che se il salario non viene rivendicato dai sindacati sarà lo stesso datore di lavoro a destinarne una parte, con le sue logiche, ai lavoratori. Sembra assurdo ma le modalità di erogazione del salario non sono marginali ma sostanziali per quanto riguarda il reddito, il salario e i diritti del mondo del lavoro.
Infatti, le aziende spingono per separare sempre più il salario dalla prestazione lavorativa spostandolo verso forme di assistenza alla famiglia o alla persona e quindi definire un sistema nel quale la retribuzione complessiva non dipende dalla tua professionalità ma dalla tua condizione sociale.
Un meccanismo perverso che rende il lavoratore complice nella “guerra dei mercati globali” in piena sintonia con la filosofia di Marchionne.
La terza considerazione riguarda il “buono spesa”:
Noi riteniamo che la contrattazione dei cosiddetti “buoni spesa” rischia di portarci, contratto dopo contratto, alla contrattazione della tessera del pane di infausta memoria, minare il sistema pensionistico e coprire “culturalmente” le politiche di elusione fiscale delle aziende.
Infatti se su queste quote il lavoratore “non paga l’Irpef e i contributi sociali” dobbiamo sapere che con il sistema contributivo i contributi che maggiormente contribuiscono alla pensione sono quelli versati nei primi anni di lavoro.
Dal punto di vista generale questi accordi contribuiscono ad affossare l’attuale stato sociale in essere che, nonostante grosse deficienze, è comunque universale rispetto ad un sistema di welfare privato, costoso e accessibile solo a quanti hanno un reddito elevato.
Partito della Rifondazione Comunista del Trentino
Alternativa per i beni comuni

28/11/11

LAVORO - Lettera inviata al quotidiano locale l'Adige

Comunicato del Partito in seguito alla lettera pubblicata da l'Adige il giorno 26 novembre da parte del senatore Tonini. (Vediamo se lo pubblicano.)

La lettera del senatore Tonini apparsa sul quotidiano l’Adige il giorno 26 novembre sulla crisi economica italiana lascia sconcertati. Dopo averci “rassicurato” sull’esigibilità del pareggio di bilancio statale nel 2013 dimenticandosi di spiegare chi il debito pubblico (1.900 miliardi di euro) lo dovrà pagare, ci insegna pure che è il mercato del lavoro il settore da ammodernare: troppe infatti le tutele per chi ancora ha la fortuna di essere assunto a tempo indeterminato e troppo poche quelle per chi il lavoro lo ha perso o lo ha a sprazzi.

Per sostenere le sue tesi, il senatore utilizza l’idea del senatore Pietro Ichino, ovvero quella di garantire assunzioni a tempo indeterminato a tutti i lavoratori ma, in caso di esigenze aziendali, siano esse per investimento o conseguenti a crisi economiche – cioè in qualunque situazione!-, tutti a casa con gli ammortizzatori sociali anche partecipati dagli stessi datori di lavoro. Ma di quali assunzioni a tempo indeterminato parlano se in ogni occasione puoi essere mandato a casa? Ad Ichino e Tonini sfugge il particolare che il capitalismo e a maggior ragione la crisi economica in atto non permettono a nessun capitalista di trasformarsi in mecenate pronto a correre in aiuto dei propri subordinati; anzi se può o va all’estero per produrre a minori costi (stipendi, sicurezza, ambiente ecc…) o ricatta i propri lavoratori come Marchionne o li sostituisce con altri che hanno minori tutele o chiede il sostegno finanziario del settore pubblico. Nel modello capitalista i lavoratori sono considerati anch’essi un costo.

Tonini nell’intervento pare addossare la colpa della bassa produttività dell’industria italiana ai lavoratori quando dimentica la natura tradizionale del capitalismo italiano, che non investe un euro del proprio profitto nell’azienda a differenza di chi guadagna spazi di mercato perché spende in ricerca tecnologica. Non bisogna nemmeno dimenticare che i lavoratori italiani sono fra quelli che in Europa lavorano più ore nelle loro unità produttive.

Di chi quindi le colpe della crisi? Il modello capitalistico è di natura rapace; la concorrenza non permette comportamenti mutualistici e le indicazioni di Ichino e Tonini sono una presa in giro per i lavoratori e chi vuole lavorare. Dovrebbero difendere l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori mentre sono i primi a sostenerne la demolizione. Il Pd avrebbe il compito di chiedere al governo l’abrogazione dell’art. 8 della manovra di Ferragosto ma l’opposizione che ha fatto in Parlamento è significativa di qual è l’orientamento di questo partito: sostegno al governo Monti e sostituzione in tutto e per tutto del Pdl alle prossime elezioni con la benedizione della Bce, Fmi, Merkel e Sarkozy. La linea di politica economica portata avanti da Ichino e da Tonini è utile solo alle strategie tedesche della Bundesbank e del capitale germanico: demolizione del welfare dei paesi periferici per dare manodopera a basso costo alle industrie tedesche sparse sul territorio europeo. La politica di centralizzazione dei capitali della Germania utilizza la speculazione finanziaria per imporre i suoi diktat economici.

Le proposte di Ichino e Tonini vanno respinte totalmente: il Partito della Rifondazione comunista propone un modello di sviluppo economico e sociale improntato al benessere delle persone e non alla carneficina conseguente alla competizione capitalistica ammantata da una effimera rincorsa al progresso e colpevole di affamare le persone. Per non dare alibi al mercato e per evitare la distruzione della classe dobbiamo mettere sotto il controllo della stessa le banche, i servizi pubblici locali, la sanità, la scuola e produrre solo quello che serve con le industrie sotto il controllo dei lavoratori. A Tonini, che riprendeva impropriamente nella lettera una citazione di Marx, rispondiamo con un’altra citazione dello stesso: “Da ognuno secondo le proprie capacità, ad ognuno secondo i propri bisogni”.

Partito della Rifondazione comunista del Trentino

23/11/11

Tagli alla scuola pubblica in Trentino

Si continua con la politica dei tagli alla scuola pubblica trentina.

Si legge infatti, nella “programmazione finanziaria 2012 e pluriennale” che la PAT intende diminuire del 20% rispetto al 2011, l’assegnazione ordinaria per il buon funzionamento della stessa e del 40% quella per gli investimenti.

Ma non basta, per quanto riguarda il Fondo per la Qualità della scuola - quello che rappresenta il 15% del Fondo di Istituto, con cui le scuole possono finanziare progetti nell'ambito delle attività programmate nel progetto d'Istituto - “si invita a tenere conto di un’assegnazione pari al 75% di quella del 2011”. Un altro bel taglio del 25%, insomma!

E’impossibile fare in poche righe un’analisi approfondita di ciò che da anni si sta facendo ai danni della scuola pubblica, sia nella nostra provincia che nel resto d’Italia. Ciò che comunque è evidente è che gli effetti di tali politiche si colgono nell’aumento del carico di lavoro dei docenti per compensare la diminuzione delle compresenze, delle ore di Laboratorio agli istituti superiori, delle ore di alcune discipline nella scuola media e negli istituti superiori, delle ore di sostegno per gli alunni in difficoltà. Cosa che non può che andare a scapito della qualità dell’insegnamento e della possibilità di garantire la tanto sbandierata individualizzazione dell’insegnamento. Espressione, questa, che rappresenta quasi una presa in giro considerato che la maggior parte delle classi supera i 25 alunni e spesso raggiunge i 28-29 a causa della continua revisione dei coefficienti nel rapporto docenti/alunni.

Come mai, se siamo così “in bolletta”, nel giro di pochissimo tempo tutte le aule delle nostre scuole sono state dotate delle mitiche LIM, le lavagne interattive multimediali, che certamente non sono costate poche centinaia di euro e richiederanno adeguata e costante, nonché costosa, manutenzione?

E come mai, gemellaggi e progetti di dubbia validità, peraltro non deliberati dai docenti, bensì calati dall'alto dai Dirigenti, continuano comunque a proliferare?

E ancora, come mai si continuano a finanziare con denaro pubblico le scuole private (come da Delibera provinciale del 25 marzo 2011) per un totale di previsione di 10.632.732 per l'anno in corso ?

Grazia Francescatti e Patrizia Rigotti

PRC – Federazione della Sinistra

14/11/11

Apriamo gli occhi, c’è poco da festeggiare: ora opposizione dura al governo delle banche

di Simone Oggionni


Le dimissioni di Berlusconi di queste ore sono un fatto epocale. Chiudono un’epoca tristissima della nostra storia nazionale, durante la quale il sistema di potere e di valori berlusconiano ha cambiato nel profondo il volto del Paese. Quest’Italia che oggi può svegliarsi dall’incubo è più povera di quanto non fosse nel 1994. Più ingiusta e diseguale socialmente, ma soprattutto corrotta e umiliata nella sua antropologia profonda. È un Paese che ha assorbito e radicato nelle viscere tutti i peggiori tratti del berlusconismo: l’individualismo, l’egoismo proprietario, la prepotenza e l’arroganza padronale, l’indifferenza. Soltanto i prossimi anni ci diranno quanto l’infezione sia profonda e quanto tempo ci vorrà per curarla. Ma se il nostro male fosse solo questo, saremmo tranquilli e potremmo almeno per ora festeggiare la caduta del tiranno e iniziare a progettare il futuro.

E tuttavia, per quanto paradossale e duro sia riconoscerlo, non è facile in queste ore festeggiare come vorremmo. Perché il rischio concretissimo che abbiamo davanti a noi è che al posto del regime di Berlusconi si insedi un governo tecnocratico diretta espressione di quei poteri finanziari ed economici e di quelle istituzioni in nome dei quali Berlusconi ha governato in questi anni, demolendo tante conquiste del movimento operaio dei decenni scorsi, a partire dai diritti dentro i luoghi di lavoro e dallo Stato sociale. Oggi quei poteri, che non si fidano ancora del centro-sinistra (e per questo impediscono le elezioni anticipate) ma neppure più di Berlusconi, chiedono il conto e assumono direttamente nelle proprie mani la nostra sovranità nazionale, utilizzando come strumento quel Mario Monti per dieci anni Commissario Europeo, presidente europeo della Trilateral di Rockfeller e international advisor della Goldman Sachs, la banca d’affari più potente del mondo. Insomma: il più affidabile rappresentante di quei poteri forti che il governo Berlusconi ha difeso e rappresentato e che, non dimentichiamocelo, sono la causa e l’origine di quella crisi economica che oggi Monti sarebbe chiamato ad attenuare.

Siamo quindi ad un passaggio delicatissimo. Quel giorno della liberazione tanto agognato oggi, visto da vicino, è molto diverso da come lo avevamo immaginato.

La percezione di una democrazia in crisi verticale è così forte da non consentirci soddisfazioni incaute. Come in Grecia, così in Italia. Perde la democrazia, si restringono pesantemente gli spazi della politica e del controllo pubblico e mediato sulle scelte di interesse collettivo. Va in crisi l’idea che la volontà popolare determini ed indirizzi i Parlamenti e l’azione dei governi. Questo paradigma fondativo della nostra Repubblica e della nostra Costituzione, già pesantemente messo in discussione dal populismo di destra e di sinistra e dalla parallela vandea anti-politica, subisce oggi un colpo durissimo.

Abbiamo davanti a noi scenari diversi. È possibile che la pressione e il residuo potere contrattuale di Berlusconi faccia sì che il governo Monti nasca con un impegno a termine e che quindi in primavera si torni a votare.

Ma difficilmente il quadro politico italiano dopo questi giorni di travaglio e ancora di più dopo la nascita del nuovo governo sarà uguale a come lo abbiamo fino ad oggi conosciuto.

Le prese di posizione delle forze politiche determinano, per ciascuna, un punto di non ritorno. Coloro i quali si illudono di poter chiedere al nuovo governo forme di redistribuzione e di equità sociale dimostrano una colossale ingenuità, che in politica equivale ad una colpa.

Quanto al Pd, che in queste ore sta accettando di sostenere il nuovo governo, sappia che non solo sta compromettendo la posizione di vantaggio elettorale accumulata in questi anni. Sta definitivamente abdicando ad una funzione di alternativa la cui possibilità era tutta nelle sue mani. Una parte di quel partito lo vuole, strategicamente. Un’altra parte ne è costretta, ma lo sta allo stesso modo accettando.

Questi atteggiamenti rischiano di segnare una forte ipoteca sul futuro. Sull’interesse generale del Paese, che rischia di uscire da un tunnel (quello di Berlusconi) per infilarsi in un altro (quello del regime monetario dell’Unione Europea e delle sue banche). Ma anche sull’interesse specifico della sinistra italiana, che rischia di esplodere di fronte al cambiamento di scena.

Il nostro compito è contrastare senza alcuna ambiguità il governo Monti, in qualunque forma esso prenderà vita; e aggregare immediatamente tutte le forze politiche e sociali contrarie alla grande coalizione, costruendo con loro un’opposizione di sinistra.

Caduto Berlusconi, diventa determinante capire, con grande nettezza, chi accetta di adeguarsi alle pretese della Banca Centrale Europea e chi vuole mantenersene autonomo. La nostra strada è una sola.

da www.reblab.it - di Simone Oggionni - portavoce nazionale dei giovani comunisti

13/11/11

Ferrero: Festeggiamo la caduta di B. ma lavoriamo per ricostruire la sinitra

Da questo momento Berlusconi non è più presidente del Consiglio e noi festeggiamo. Nessun cambiamento politico positivo sarebbe potuto avvenire senza la sua sconfitta. Purtroppo le forze del liberismo europee sono riuscite a vincere la partita sulla transizione, impedendo le elezioni e imponendo come premier Mario Monti, che in questo momento ha l’appoggio di larga parte del popolo antiberlusconiano. Da oggi il nostro compito consiste nel ricostruire la sinistra, che in questo decisivo passaggio si è liquefatta e nel far maturare una coscienza antiliberista sia dentro l’antiberlusconismo sia tra chi antiberlusconiano non è stato mai.
(dal blog di Paolo Ferrero)

03/10/11

15 OTTOBRE ROMA - MANIFESTAZIONE

Per pronotare il pullman, costo 20 euro, telefonare entro il 10 ottobre al 3458839983 oppure inviare una mail a ezio.casagranda@gmail.com.
Informazioni più dettagliate saranno pubblicate appena disponibili.

18/09/11

FESTA DI RIFONDAZIONE - AurOra (BZ) - 23 - 25 settembre


FESTA DI LIBERAZIONE - “LIBERAFESTA” - ORA (BZ) 23 – 24 – 25 settembre 2011

Dal 23 al 25 settembre 2011 si terrà a ORA (BZ) alla ex stazione del treno per la valle di Fiemme, presso il circolo AurOra, la festa Regionale di Liberazione organizzata dalla federazioni Provinciali di Tren to e Bolzano del PRC (Partito della Rifondazione Comunista).

La festa sarà aperta il venerdì pomeriggio alle ore 17, mentre alle ore 18 sempre di Venerdì 23 settembre è previsto un dibattito dal titolo Perché no TAV a cui parteciperanno i comitati contro l'alta velocità del Trentino Alto Adige .

Sabato pomeriggio alle 17 invece Matteo Gaddi (responsabile dipartimento Nord di Rifondazione Comunista), Piero Pettenò, consigliere Regionale del Veneto, Igor Kocijancic, consigliere regione del Friuli, Luigi Gallo Assessore al comune di Bolzano e Elio Bonfanti del PRC di Trento discuteranno con il pubblico attorno al tema “ricadute della crisi sul nord est, quali proposte della sinistra”.

Alle 10,30 di domenica 25 settembre è prevista invece una tavola rotonda su Ruolo della sinistra della crisi a cui parteciperà il direttore di Liberazione Dino Greco, Lidia Menapace, ed il Presidente del Comitato Centrale della FIOM Giorgio Cremaschi. Francesco Porta segretario provinciale del PRC del Trentino, coordinerà la discussione.

Nutrito anche il programma musicale. Il venerdì suoneranno i Numa Sosa & the Guachos, sabato il gruppo bolzanino Boe's blues exparience, mentre la domenica sarà la volta del gruppo trentino spring of soul CochabaMba. Tutti gli spettacoli musicali avranno inizio alle ore 21.

Infine da venerdì sera a domenica funzionerà un ricco spaccio alimentare e di bevande anche per chi è vegetariano.

Presso la festa saranno allestiti stand anche del Centro sociale Bruno di Trento, della Associazione culturale Italia Cuba, d ei comitati no tav e sul tema della immigrazione e sarà possibile iscriversi a Rifondazione Comunista. Completa la organizzazione un nutrito stand di libri presso il quale sarà possibile firmare la petizione nazionale contro la manovra economica e per la introduzione della patrimoniale.

La festa è la prima festa regionale di Rifondazione Comunista che intende con questa iniziativa avviare un percorso che porterà il partito ad organizzare annualmente, alternativamente a Trento ed a Bolzano, la propria festa regionale.


Il programma è disponibile qui: http://giovanicomunistitn.bl ogspot.com/2011/09/liberafesta.html

E' importante la partecipazione di tutti i compagni. In questi giorni sta cominciando qualcosa di nuovo ed importante e dalla militanza nasce il cambiamento.


13/09/11

FESTA DI RIFONDAZIONE - AurOra (BZ)

Si terrà ad Ora (BZ) la festa di Rifondazione organizzata dalle due federazioni di Trento e Bolzano
il 23-24-25 settembre 2011
presso la vecchia stazione di Ora/Auer

TENETEVI LIBERI !!!

Servono anche volontari per la gestione delle tre giornate. Per segnalare la disponibilità inviare una mail a prcrovereto@gmail.com

(appena disponibile sarà pubblicato il manifesto)

06/09/11

Lettera al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per chiedere un suo intervento per fermare il Giro della Padania

Paolo Ferrero, segretario del Partito della Rifondazione Comunista ha scritto una lettera al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano chiedendo un suo intervento per fermare il Giro della Padania, manifestazione incostituzionale e di chiaro segno politico di parte.
Di seguito il testo della lettera.

Signor Presidente,

Le scrivo per segnalare una situazione istituzionalmente insostenibile che si è venuta determinando in campo sportivo.

La Federazione Ciclistica Italiana, ha organizzato dal 6 al 10 settembre una corsa a tappe denominata “Giro della Padania”. La partenza è prevista da Paesana (Cn) e il primo in classifica indosserà una maglia di colore verde.

A me pare del tutto evidente che ci troviamo dinnanzi ad un evento fortemente connotato sul piano politico. Non mi risulta infatti che la Padania esista altrimenti che nella propaganda e nelle proposte secessioniste della Lega Nord. Così come il colore verde abbinato alla Padania è punto qualificante della propaganda del suddetto partito.

La gravità istituzionale consiste nel fatto che la FCI che organizza la corsa, non è una struttura privata, ma è parte del CONI cioè della struttura che ufficialmente lo Stato italiano riconosce come propria per l’organizzazione dello sport a tutti i livelli. Struttura dotata di una propria autonomia appunto per garantire l’indipendenza della gestione sportiva dalla politica.

In questa situazione ho scritto al Presidente della FCI per protestare e chiedere la cancellazione dal calendario ufficiale della FCI del giro della Padania. Non ho ricevuto risposte ma – a conferma delle ragioni della mia protesta – ho ricevuto una risposta di Michelino Davico, Sottosegretario agli interni, noto dirigente della Lega Nord. Il grado di confusione tra politica di partito e ruoli e compiti istituzionali non potrebbe risultate più alto.

A questo punto ho scritto anche al Presidente del CONI Giovanni Petrucci per chiedere un intervento.

Non avendo ad oggi ricevuto risposta mi permetto di scrivere a Lei, perché nella sua qualità di Presidente della Repubblica, intervenga a tutela della legalità repubblicana, impedendo che una manifestazione sportiva marcatamente segnata da una qualificazione politica di parte, venga ospitata nel calendario ufficiale di organismi delegati dallo Stato italiano all’organizzazione dell’attività sportiva.

Mi pare infatti evidente che il problema che sollevo ha un preciso rilievo istituzionale e costituzionale.


Un caro saluto.

Paolo Ferrero

04/09/11

6 SETTEMBRE 2011 - SCIOPERO GENERALE

Martedì 6 Sciopero Generale

Per martedì 6 settembre la CGIL ha proclamato uno sciopero generale di 8 ore per chiedere un'inversione di rotta sulla manovra finanziaria del Governo. Convergeranno su Trento pullman dai principali centri della provincia.

La manifestazione provinciale prenderà avvio alle 9 in piazza Duomo per concludersi in via Verdi dove si terranno i comizi finali ed il concerto dei Bastard Sons of Dioniso.

Tutti i Compagni sono invitati a trovarsi alle 8.30 presso la sede di Trento della Federazione (v.S.Margherita) per la distribuzione di striscioni, volantini e bandiere.

Info: http://www.cgil.tn.it/evidenze/2163/manovra-6-settembre-sciopero-generale.html

29/07/11

VOLANTINO MANOVRA FINANAZIARIA

Manovra finanziaria: indovina chi la paga?!

I contenuti della nuova manovra finanziaria da 51 miliardi di euro sono pesantissimi e – tanto per cambiare – colpiscono sempre i soliti:

i pensionati, attraverso il blocco degli adeguamenti pensionistici;

il pubblico impiego, attraverso due anni di blocco salariale e del turn over in tutti i settori (particolarmente grave nella sanità);

il diritto alla salute, attraverso nuovi ticket e l’imposizione del ticket al Pronto Soccorso per i codici verdi;

le autonomie locali, con un pesantissimo taglio ai trasferimenti che riduce le spese e lo stato sociale nei territori; (all’ autonomia speciale del Trentino taglia quasi 400 milioni di trasferimenti, dovuti in base all'accordo stipulato fra stato e provincia a Milano nel 2009);

il risparmio dei cittadini, sia quello in Bot che quello azionario, attraverso un super bollo sui risparmi (120 euro, 150 a partire dal 2013), anche di piccola entità.

Questa manovra economica è intollerabile per i lavoratori, i pensionati, i precari….

La crisi va fatta pagare a chi l’ ha provocata, attraverso la finanziarizzazione dell’economia, le privatizzazioni (che hanno portato nelle tasche dei soliti noti, enormi quantità di ricchezze), le politiche sociali antipopolari che hanno bloccato qualsiasi crescita dei consumi interni, il blocco dei salari che ha portato l'Italia ad essere il fanalino di coda dei salari europei, la cancellazione dell’ industria italiana, svenduta, delocalizzata, sempre più al servizio dei paesi forti europei e priva di politiche vere, non di immagine.

Le risorse per il rilancio dello sviluppo in Italia vanno trovate ad esempio:

· colpendo l’ evasione fiscale, a cominciare da quella della rendita finanziaria e fondiaria;

· introducendo una tassa patrimoniale che colpisca i redditi sopra i 200 mila euro (pensa che se fosse imposta anche solo sui patrimoni superiori a 3 milioni di euro, in ragione del 5 per mille, porterebbe alle casse dello stato oltre 10 miliardi di euro);

· tagliando le spese militari a cominciare da quelle per il riarmo o il finanziamento delle missioni di guerra all'estero che fra l'altro hanno carattere anticostituzionale;

· cancellando le grandi opere (TAV, nuove autostrade, inceneritori, ecc.) inutili per tutti - tranne per chi ci lucra direttamente - e devastanti per l’ambiente.

Contro la manovra è necessaria una grande mobilitazione, per mandare a casa il governo Berlusconi e proporre una politica economica diversa, in cui il lavoro, la qualità della vita, la difesa del territorio siano poste al centro.

01/07/11

LA MANOVRA DEL GOVERNO - ENNESIMO REGALO AI RICCHI

La manovra del governo è una bomba a orologeria che aggrava la crisi e che esploderà nei prossimi anni: infatti i redditi bassi e medi verranno diminuiti, contribuendo alla riduzione dei consumi e quindi alla stagnazione.
Al contrario serve una manovra forte di redistribuzione del reddito dall’alto in basso.
Noi proponiamo una tassa patrimoniale dell’1% da applicarsi ai patrimoni al di sopra del milione di euro.
La patrimoniale produrrebbe un gettito di almeno 15 miliardi con cui tagliare le tasse ai lavoratori e ai pensionati e costituirebbe una misura positiva per l’economia e la giustizia sociale. (dal blog di P. Ferrero)

10/06/11

4 SI - PER IL NOSTRO FUTURO

IL 12 E I 13 GIUGNO VOTIAMO 4 "SI" PER ACQUA, NUCLEARE E GIUSTIZIA

Ci hanno provato in ogni modo (e ancora non desistono) a neutralizzare i referendum su acqua, nucleare e legittimo impedimento. Il timore che attraverso la democrazia diretta si ponga un argine al mantra liberista di quest'epoca voracemente proprietaria e predatoria si è trasformato in vero e proprio panico dopo il clamoroso risultato delle elezioni amministrative. Il governo le ha tentate davvero tutte: prima con il rifiuto di accorpare il voto amministrativo con quello referendario, poi con l'occultamento della posta in gioco e l'oscuramento mediatico utili a favorire disinformazione e disinteresse, quindi con il varo di una legge truffa che mentre provava a scippare la consultazione sul nucleare nascondeva sotto il tappeto l'intenzione di rilanciarne l'opzione, una volta "passata la nottata".
L'ultima carta rimasta nelle mani di Berlusconi e soci è ora quella di favorire la diserzione delle urne, di impedire che si raggiunga il quorum del 50 per cento più uno degli aventi diritto al voto, vanificando così la consultazione popolare, prevedibilmente scontata nel suo esito. Sì, perché fra tante soperchierie che oscurano la nostra democrazia ve n'è una che ora si manifesta con evidenza solare: per governare questo paese con una maggioranza parlamentare schiacciante basta che un partito (o una coalizione di partiti) consegua un voto in più dei partiti (o delle coalizioni di partiti) concorrenti; ma una maggioranza dei cittadini, potenzialmente prossima a quella assoluta, può invece essere espropriata del proprio potere abrogativo, ove l'invito alla diserzione delle urne, sommata alla parte di astensionismo cronicizzato, non consenta di raggiungere il quorum nelle consultazioni referendarie.
Si capisce come in una situazione caratterizzata da un debordante monopolio mediatico i giochi siano presto fatti. Allora, fra le riforme del mostruoso sistema elettorale vigente ve n'è anche una che riguarda l'istituto referendario. Una riforma che si potrebbe declinare così: si aumenti il numero delle firme necessarie per indire un referendum e se ne renda valido l'esito quale che sia il numero di cittadini che si recano alle urne. Insomma, si affermi una salutare pedagogia della partecipazione al posto di un'istigazione all'indifferente desistenza.
Tornando a noi, Berlusconi, il Pdl ed ora anche il caporione leghista speculano sul sonno della parte più distratta dei cittadini, quella che munge dalla tivù e solo da quella tutto ciò che sa del mondo che la circonda.
E non è chi non veda come i cruciali temi oggetto del voto popolare siano tuttora tenuti deliberatamente sotto traccia, mentre i Comitati che hanno avuto un ruolo di gran lunga preponderante nella raccolta delle firme necessarie per l'indizione dei referendum sono esclusi dai talk show, a cominciare da quelli messi in onda dalle cosiddette televisioni "libere", le stesse che hanno dato così limpida prova di sé nel corso della campagna elettorale appena conclusasi.
Ecco dunque che in questi giorni, sino all'ultima ora disponibile, devono moltiplicarsi le iniziative, deve svilupparsi la campagna per i 4 sì. Una campagna da condursi casa per casa, affinché si estenda la consapevolezza dell'importanza dell'appuntamento del 12 e 13 giugno. Perché ogni voto può essere quello decisivo. Il tasso di cambiamento reale incorporato nei quesiti sottoposti al voto popolare è alto come in rare altre occasioni. Acqua pubblica e rifiuto del nucleare non rappresentano mere opzioni chiuse nel perimetro del modo di produzione capitalistico, ma alludono ad un vero e proprio "salto di paradigma", contribuiscono a fondare la percezione che il processo di riduzione a merce, in primo luogo dei beni comuni, per definizione inalienabili in quanto indispensabili alla vita, deve essere fermato. E indicano alla politica la strada maestra da seguire.
Partendo da qui, dalla maturazione e dalla conquista di un nuovo senso comune, si può arrivare davvero lontano.

31/05/11

RITORNA IL CONTROFESTIVAL "O LA BORSA O LA VITA"

In occasione del Festival dell’Economia, la Federazione della Sinistra organizza tre giorni di incontri e dibattiti sulla crisi economica in Europa e in Italia, sui Beni Comuni come confine della libertà economica e su quale sviluppo per i nostri territori.

Le giornate vogliono essere percorso critico nei confronti delle soluzioni che i governi e gli economisti liberisti hanno proposto come unica via possibile di uscita dalla crisi economica. Vogliamo affermare che non esiste un pensiero unico che detenga la verità assoluta in relazione a ciò che sta succedendo in Europa ed in Italia.

La crisi non è un incidente di percorso ma il frutto di un processo di saccheggio degli Stati da parte di banche e poteri finanziari, esplicitato dal recente Golpe monetario della UE nei confronti degli stati membri, che finiranno per essere espropriati di qualsiasi potere ed autonomia riguardo i loro bilan ci.

Il Capitalismo, con la sua logica Liberista, dopo aver prodotto la crisi, tenta ora di gestirla riversandone i costi sulle popolazioni dell’Europa, imponendo pesantissimi carichi di disoccupazione, di precariato ed eliminazione dei diritti sociali. Al pensiero unico liberista va contrapposto un nuovo modello di sviluppo dove al centro è il lavoro, la salvaguardia dell’ambiente, la democrazia partecipativa.

PROGRAMMA

2 giugno 2011 ore 17

“Europa, liberoscambismo, lavoro, precariato: per un progetto che metta al centro il lavoro ed i diritti”

Presenta: Patrizia Rigotti (FdS Trentino)

Intervengono:
Giancarlo Saccoman segreteria nazionale SPI CGIL e direttore responsabile di Progetto lavoro, per una sinistra del XXI secolo

Luigi Vinci Direzione nazionale PRC, coordinamento nazionale Federazione della Sinistra

Tonino Perna, docente di economia politica della Università della Calabria

Ezio Casagranda La CGIL che vogliamo

Tiziano Rinaldini Fondazione Claudio Sabattini

Piero Di Siena Presidente ARS (Associazione per il Rinnovamento della Sinistra)



3 giugno 2011, ore 17

“ I confini della libertà economica: i beni comuni”

Presenta: Giuliano Pantano (FDS del Trentino)

Intervengono:

Bruno Amoroso economista Università di Copenaghen

Marco Bersani presidente Comitato Nazionale per l’acqua pubblica

Gianluigi Pegolo segreteria Nazionale PRC

Francesco Piobbichi coordinatore nazionale dei GAP (gruppi di acquisto popolare)

Matteo Gaddi responsabile “Nord” PRC

Francesca Caprini comitato “acquabenecomune” del Trentino


4 giugno 2011 ore 10

“Quali politiche per lo sviluppo economico e sociale del Trentino?”

Introduce Francesco Porta

Coordina il dibattito: Raffaele Crocco giornalista

Incontro dibattito con:

Diego Schelfi Presidente della Federazione delle Cooperative

Michele Nicoletti Segretario Provinciale del Partito Democratico

Walter Nicoletti Giornalista

Vittorio Cristelli Giornalista

Elio Bonfanti Coordinamento FdS del Trentino

Tutti gli incontri si terranno presso la SALA VIDEO DEL SANTA CHIARA in corso 3 novembre a TRENTO

23/04/11

FESTA DELLA LIBERAZIONE - 25 APRILE

Buon 25 Aprile, appuntamento in piazza come sempre
venerdì 22 aprile 2011
Il giorno 25 aprile, festa della Liberazione dal Nazifascismo, si terrà a Trento una manifestazione.
Il corteo partirà verso le ore 9,30 da Piazza Duomo e percorrerà le vie di Trento.
Rifondazione Comunista e la Federazione della Sinistra aderiscono alla manifestazione.
Quest'anno più che mai diventa fondamentale una folta manifestazione: LA SITUAZIONE POLITICA STA PRECIPITANDO VERSO DERIVE GOLPISTE.
IL GOVERNO DI CENTRO DESTRA STA PORTANDO UN ATTACCO SENZA PRECEDENTI ALLA COSTITUZIONE E AGLI ORGANI DEMOCRATICI DELLO STATO.
Stare ad assistere immobili a quanto sta succedendo equivale ad un suicidio. Dalle piazze deve partire una risposta decisa al governo che sta mettendo in ginocchio l'Italia.
Per la difesa della costituzione, per la difesa dei diritti democratici, per la difesa dei beni comuni, per la difesa del referendum sull'acqua, per riconquistare una libertà da troppo tempo offesa, dobbiamo essere presenti nelle piazze di tutta Italia.

Si invitano tutti i compagni ad essere presenti alla manifestazione di Trento.
Appuntamento ore 9,00 in sede per prendere le bandiere, poi ci recheremo in piazza Duomo per partecipare al corteo.

IL segretario provinciale
Francesco Porta

12/04/11

CONTRO L'OSCURAMENTO MEDIATICO DI RIFONDAZIONE

DOMANI E' ORGANIZZATO UN PRESIDIO DAVANTI

ALLA RAI CONTRO L'OSCURAMENTO MEDIATICO che il PRC

e i Comunisti ricevono sia a livello nazionale che a livello locale.

E' FONDAMENTALE ESSERCI IL PIU' POSSIBILE !!!!!!!!

L'incontro è alle ore 15 in sede al PRC

ALLE ORE 16:00 DAVANTI ALLA RAI

ESSERCI E' FONDAMENTALE

11/04/11

MIGRANTI A ROVERETO

La Federazione della Sinistra aderisce al Comitato Accoglienza Migranti che si è costituito a Rovereto per con i seguenti obiettivi:

"......Il comitato nasce dalla convinzione che non giovi a nessuno affrontare con dinamiche di chiusura e di contrapposizione l'arrivo di persone che si trovano in condizioni di sofferenza o addirittura di disperazione e che sia indispensabile fare appello alla razionalità necessaria da parte di tutti per affrontare una situazione nuova ma sicuramente gestibile positivamente.

Si dà pertanto i seguenti obiettivi di tipo operativo:

- interloquire regolarmente con le istituzioni e poter avere fin da ora accesso alla struttura che ospita il centro di accoglienza;

- promuovere concretamente la cultura dell'accoglienza e della solidarietà attraverso iniziative tese a favorire la conoscenza sia delle persone che per tempi brevi o lunghi vivranno al nostro fianco e della loro cultura, sia dei fenomeni che ne determinano l'arrivo;

- contrastare attraverso forme di "controinformazione" la diffusione di paure irrazionali e dei conseguenti atteggiamenti di chiusura, alimentati in modo strumentale da alcune forze politiche.

Del gruppo promotore, e poi del comitato stesso, possono fare parte associazioni, sindacati, comunità religiose, partiti, singole persone.

Abbiamo anche individuato un nome che, a nostro parere, può ben rappresentare lo spirito con cui si costituisce il comitato: "Non laviamocene le mani“ Comitato della Vallagarina.... "

26/03/11

MOBILITIAMOCI PER LA PACE !!!

CONTRO LA GUERRA PER IL PETROLIO LIBICO

Una nuova odiosa sporca guerra per il petrolio è cominciata in questi giorni contro la Libia. L’Italia è ridotta ad una portaerei e - in violazione dell’art.11 della Costituzione - decide - per dirla con don Tonino Bello - di diventare “un arco di guerra proteso minaccioso nel Mediterraneo”.
Di nuovo il parlamento è ridotto ad una caserma, con una votazione bipartisan a favore della guerra,e con una grottesca ed ingloriosa corsa a scavalcare a destra il governo.
L’Italia è la linea del fronte e non da adesso. L’unica preoccupazione dei nostri governanti è stata sempre e solo quella di contenere e respingere i profughi e di mantenere salde le mani sul petrolio e il gas libico mentre le aspirazioni alla libertà di quel popolo sono state frustrate e ignorate.
Per lungo tempo e anche nelle ultime settimane l’Europa e la comunità internazionale sono state prima complici dei regimi corrotti del Maghreb e poi mute davanti alle rivolte arabe per la giustizia sociale e la libertà. Non una politica di cooperazione è stata avanzata, non una revisione degli accordi economici neoliberisti che hanno affamato quei popoli è stata presa.
Silenzio e complicità accompagnano anche la sanguinosa repressione delle masse arabe nello Yemen e nel Bahrein.
Invece in Libia si interviene con la devastante forza dei bombardamenti e certo non per sostenere le legittime aspirazioni di quel popolo all’autodeterminazione e alla democrazia, ma per arrivare a spartirsi quel paese tra le multinazionali del petrolio.
Con un copione ormai logoro si ripropone tutta la retorica ipocrita dell’interventismo democratico e della guerra umanitaria civiltà.
Tutto deve tornare alla guerra al terrore perché il cambiamento del mondo arabo chiede una via diversa di risoluzione della crisi economica da quella prospettata dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale.
Respingiamo l’inaccettabile ricatto “o stai con Gheddafi o stai con i bombardieri della Nato”.
Noi siamo contro la guerra sempre perché tutte le “guerre umanitarie” hanno dimostrato il loro fallimento degli obiettivi dichiarati – tutelare i civili e promuovere la democrazia, mentre si sono realizzati tutti gli obiettivi nascosti e denunciati dal movimento per la pace (mettere le mani sulle risorse energetiche, ingrassare con le spese militari e con la corsa agli armamenti le lobby al potere, sostenere regimi fantoccio falsamente democratici).
Rifondazione Comunista sostiene la lotta dei popoli per la liberazione e al contempo si oppone con forza all’intervento militare occidentale e all’uso delle basi poste sul nostro territorio.
Ogni tentennamento aprirebbe la strada alla definitiva cancellazione dell’art.11 della Costituzione e rappresenterebbe una gravissima regressione culturale in grado di sdoganare la guerra come strumento possibile ed accettabile della politica.
Un’altra strada è possibile, a cominciare da una mediazione politica/diplomatica che porti all’immediato cessate il fuoco e ad una riconciliazione della Libia dentro un quadro unitario e democratico.

RIFONDAZIONE NON SI ARRUOLA ALLA GUERRA!
FEDERAZIONE DELLA SINISTRA
DEL TRENTINO

20/03/11

Comunicato Stampa: Ancora una volta gli interessi economici portano alla guerra

Sicuramente non approviamo e condanniamo il comportamento del leader libico Gheddafi.
Il dissenso interno, quando nasce, non nasce mai a caso ed è frutto di politiche antipopolari e repressive che nulla hanno a che fare con i processi democratici.
Fa specie, però, il comportamento decennale dell’occidente verso il “colonnello libico”. Per tutelare gli interessi delle “banche armate”, di Finmeccanica (fornitrice di armi alla Libia da molto tempo), dell’ENI (per il petrolio), delle multinazionali dell’agricoltura, degli interessi internazionali sull’uranio africano, dell’appoggio ai campi di concentramento in Libia per i cosiddetti clandestini, il governo italiano e non solo, ha accettato ed appoggiato politiche liberticide nei confronti del popolo libico, fino ad arrivare ai quei tristi baciamano del nostro Presidente del Consiglio Berlusconi di poco tempo fa.
Per molto tempo si è taciuto, tollerato, appoggiato, per bassi interessi commerciali, di mercato.
A questo punto, quando gli interessi economici sono in difficoltà, saltano fuori le “ingerenze umanitarie” e Il Consiglio di sicurezza dell'Onu si è pronunciato a favore dell'istituzione della No fly zone sulla Libia e dell'autorizzazione all'uso di non meglio precisati mezzi necessari a prevenire violenze contro i civili. In altri termini, ha autorizzato la guerra.
Il pallido e fino ad oggi insignificante Ban Ki Moon, diventato presidente dell'Onu solo in virtù dei suoi buoni uffici con gli Usa e del suo basso profilo, si è esaltato fino a definire la risoluzione 1973 storica, in quanto sancisce il principio della protezione internazionale della popolazione civile.
Un principio che vale a corrente alternata. Non ci sembra di ricordare sia evocato quando i cacciabombardieri della Nato fanno stragi di civili in Afghanistan. Altrettanta solerzia non è risultata effettiva quando gli F16 dell'aviazione israeliana radevano al suolo il Libano o Gaza, uccidendo migliaia di civili innocenti. Neppure vi è stato un intervento ONU nell’IRAQ quando si è inventato di tutto per rimettere le mani sul petrolio iracheno, uccidendo (complice anche l’Italia) decine di migliaia di civili. Lo stesso Blair ha confermato tutto questo.
Quello che sta avvenendo genera, in realtà, un precedente ben pericoloso. Sul quale giustamente paesi come la Russia, la Cina, il Brasile, l'India e la Germania hanno espresso più di una riserva. Che si è limitata però ad un'astensione, che lascerà di fatto liberi quei paesi che hanno deciso di bombardare Tripoli e sostituire Gheddafi con le fazioni a lui ostili per un cinico calcolo geopolitico e di convenienze. Sia chiaro a tutti che i diritti umani e le giuste aspirazioni dei giovani libici alla democrazia e a liberarsi dal regime non c'entrano nulla con la decisione di Parigi e Londra, seguite a ruota dal sempre più deludente Obama, di attivare l'intervento militare.
Chi sarà in futuro a decidere quali violenze contri i civili sono accettabili o meno saranno solo e sempre le superpotenze militari imperialiste e occidentali. E lo faranno con il sostegno del sistema di informazione mondiale che selezionerà alla bisogna chi e come andrà bombardato, chi potrà o meno rimanere al potere.
Chi stabilisce, infatti, che si decide di bombardare la Libia, mentre si consente all'Arabia Saudita di inviare truppe per sedare le proteste nel vicino Baherein, mentre si lascia il presidente dittatore da trentadue anni dello Yemen, Abdullah Saleh, sparare da giorni sulla folla (causando un numero di vittime enorme) che ne chiede a gran voce e da tempo le dimissioni? Si arriva al paradosso che la petromonarchia del Qatar, anch'essa impegnata nel reprimere le proteste del Baherein con il suo esercito, ha allo stesso tempo annunciato che invierà i suoi caccia per la democrazia in Libia.
Tutto ciò dimostra solo come nel caso libico si è da subito tentato di intervenire militarmente per interessi geopolitici.
Quale è infatti la razionalità politica di tale scelta? Semplice.
Come sempre, ciò che muove gli eserciti non sono le intenzioni umanitarie, ma ben altre ragioni e motivazioni. Seguite il petrolio, il gas e i dollari e troverete la risposta.
Per ciò che riguarda la Francia e la sua frenesia di menar le mani si segua, oltre alla via del petrolio, quella dell'uranio che alimenta le sue centrali nucleari e quelle che vende per il mondo.
Ci auguriamo che il cessate il fuoco unilaterale dichiarato dal governo libico, sia vero, e questo forse lascia del tempo per cercare di evitare la tragedia di una guerra nel mediterraneo. Temiamo duri poco. Sarà cercato in ogni modo un pretesto per giustificare comunque l'attacco, ora che una parvenza di legittimità internazionale è stata data dalla sciagurata risoluzione 1973.
L'Onu, che dovrebbe prevenire i conflitti fra gli Stati, in questo caso ha varato una decisione che potenzialmente potrebbe allargarlo e diffondere la guerra. Una decisione quindi si storica, ma per stupidità. Una stupidità alla quale, naturalmente, non si sottrae il governo italiano, pronto a dare basi uomini e mezzi all'impresa. In buona compagnia del Pd - già d'altronde in prima fila nelle guerre umanitarie del passato - che condivide apertamente tale scelta ed in compagnia anche del Presidente della Puglia Vendola (questo ci rattrista molto) che apre all'intervento militare e alle No Fly Zone in Libia, ma vorrebbe evitare che finisca in un pantano. Onestamente non capiamo come si possa fare, quando si interviene militarmente e si bombarda tutto può accadere. Forse Vendola si riferisce ad azioni mirate come in Afghanistan o alle bombe intelligenti come in Serbia? Quello che è certo è che intanto SEL si accoda, con saggezza, al partito della guerra filo atlantico. Stavolta tra l'Obama vero e quello bianco c'è gran sintonia. O dell’IDV (Di Pietro) che in barba alla Costituzione si astiene e non prende posizione contro guerra e governo.
In sintesi siamo in guerra con la Libia. Ancora una volta in sfregio alla Costituzione italiana (e non possiamo accettarlo visto che pochi giorni fa siamo scesi in piazza in sua difesa) ed ancora una volta mossi solo da biechi interessi. Noi non abbiamo interessi e non facciamo il baciamano a nessuno: la nostra unica bussola è la pace. La pace si costruisce con la cooperazione, con i processi di solidarietà internazionale.
Se vi sono ancora degli spiragli per evitare il peggio vanno usati ed agiti fino in fondo. Serve da subito una mobilitazione del popolo della pace per fermare la macchina da guerra che sta scaldando i suoi motori. Serve scendere subito in piazza contro la guerra e per chiedere che l'Italia rimanga fuori da questa nuova e sciagurata avventura bellica. Noi ci saremo.


Francesco Porta
Per la Federazione della Sinistra del Trentino

18/03/11

TESTO DEL VOLANTINO "NO AL NUCLEARE"

IL GIAPPONE LO DIMOSTRA:
IL NUCLEARE SICURO NON ESISTE!
NIENTE E’ QUINDI PIU’ IMPORTANTE CHE
VOTARE SI’ AL REFERENDUM

PER:
• Impedire l’incubo di disastri nucleari, oggi in Giappone ieri a Chernobyl
• Evitare i grandi rischi per l’ambiente e per la salute
(incidenti, morti per esposizione alle radiazioni
aumenti di tumori e leucemie infantili)
• Bloccare l’immenso sperpero di risorse pubbliche
Oltre 400 centrali sparse nel mondo, nel pieno disprezzo per i rischi che corrono le persone. Almeno quattro, le prevede questo governo per l’Italia entro il 2020.
Ma perché?
E’ molto semplice e del tutto in linea con il modello di sviluppo capitalistico.
Imprese (le giapponesi Toshiba e Hitachi, la francese Areva, l’italiana Ansaldo -gruppo Finmeccanica ecc.), grandi banche e stati che difendono i loro interessi, lo sanno bene: costruire centrali nucleari è un ottimo affare, soprattutto se – come sempre accade – i profitti sono privati mentre si socializzano i costi.
Ma i costi sono enormi - anche in termini economici, oltre che umani – quando accadono incidenti, sia delle dimensioni di quello giapponese sia i tanti “minori” di cui non viene data notizia per non turbare la serenità dei cittadini!
Chi dice che l’energia nucleare è necessaria per l’indipendenza energetica mente: le miniere di uranio - necessario per produrla - sono sotto il controllo russo o cinese. Quindi la dipendenza da questi due paesi diventa inevitabile.

03/03/11

PRESIDIO GIORNATA DELLA DONNA

LUNEDI' 7 MARZO DALLE ORE 17.00 ALLE ORE 19.00
PRESIDIO ALL'ANGOLO TRA VIA MAZZINI E VIA SCUOLE



Saremo presenti con cartelloni con il significato della giornata internazionale della donna, che contrapponga lo stereotipo femminile televisivo alla bellezza delle donne VERE che vivono e si vivono, con volantini che parlino di donne in lotta (lavoratrici ORVEA o Whirpool), musica di donne di oggi (la Mannoia, la Nannini, la Consolo) e cose più "storiche" (Giovanna Marini, Anna Identici...).

Vi aspettimo
le donne della federazione della sinistra

COMUNICATO STAMPA GIORNATA DELLA DONNA

In un momento in cui i diritti e la dignità delle donne si trovano al livello forse più basso degli ultimi decenni, noi donne di sinistra non intendiamo né festeggiare l’8 marzo, né partecipare a rituali dibattiti la cui inutilità è dimostrata dal fatto che le donne continuano a rimanere emarginate dal mondo del lavoro, discriminate per “colpa” di quella maternità di cui si riempie ipocritamente la bocca tanta parte dei politici, private dei servizi che permetterebbero loro di conciliarla con il lavoro.
A questo si aggiunge, ormai da troppo tempo, la squallida riproposizione di un ruolo che ne mortifica il corpo reale in nome di una pseudo femminilità stereotipata, costruita per i sogni di maschi frustrati, incapaci di rapportarsi con la complessità e la varietà che caratterizzano i rapporti autentici tra le persone, tra cui quelli sessuali.
Chi accusa ipocritamente di moralismo le donne che hanno partecipato alla manifestazione “Se non ora quando?” del 13 febbraio scorso, non capisce o finge di non capire che l’indignazione finalmente espressa non era certo rivolta alla possibilità di vivere una sessualità libera e piena.
Al contrario, è l’ esibizione di corpi naturalmente o artificialmente “perfetti”, nella loro riduzione a oggetto del desiderio di maschi, meglio se ricchi e potenti - così puoi anche ricavarci un guadagno o un posto di lavoro, magari come velina o soubrette - a rappresentare l’opposto della liberazione sessuale per la quale in tante abbiamo lottato e continuiamo a farlo.
In molti programmi televisivi – che notevole ruolo ricoprono nella costruzione della sottocultura nazionale, soprattutto degli adolescenti – questa riduzione del corpo delle donne ad alcune sue parti e la sua mercificazione, vengono contrabbandate come la naturale evoluzione dello slogan “il corpo è mio e lo gestisco io” pensato in tempi migliori e con ben altri obiettivi.
E’ ben strano che quasi nessuno noti poi come questo modello femminile – riservato a poche, belle, giovani e molto disponibili - trovi come suo necessario complemento quello da family day, che accetta il controllo moralistico delle istituzioni sul corpo e sulle scelte delle donne (libertà sessuale, maternità, omosessualità, adozioni ecc.).
Della serie: severità, rigore e morale cattolica per le donne e gli uomini comuni, tanto per furbi, ricchi e potenti sono sempre pronte le possibilità di farsene un baffo!
Noi diciamo basta a questa sottocultura che ci offende e ci priva di diritti ma anche alla banale ritualizzazione della “festa” dell’ 8 marzo.
Per questo invitiamo tutt* al nostro gazebo:

lunedì 7 marzo, dalle 7 alle 19
ROVERETO Angolo via Mazzini – Via Scuole
TRENTO Angolo Via Manci – Via Oss Mazzurrana (davanti alla Upim)

Per le donne della Federazione della Sinistra
Grazia Francescatti

SCIOPERO DEI MIGRANTI

SEGNALO QUESTA IMPORTANTE INIZIATIVA CHE SI TERRA' A ROVERETO SABATO 5 MARZO NELL'AMBITO DELLE MANIFESTAZIONI PER IL 1° MARZO - SCIOPERO DEI MIGRANTI

(Clicca sull'immagine per ingrandire )

25/02/11

MANIFESTAZIONE DI SOLIDARIETA' CON IL POPOLO LIBICO

SABATO 26 FEBBRAIO 2011
ORE 17.00 PIAZZA D'AROGNO (a fianco del Duomo)
TRENTO

Sabato 26 febbraio si terrà in Trento una manifestazione di solidarietà con il popolo libico.
Rifondazione Comunista e la Federazione della Sinistra aderiscono convintamene alla manifestazione.
La partenza del corteo sarà da piazza d'Arogno alle ore 17,00 con arrivo davanti al commissariato di Governo.
Noi ci vedremo al circolo, in via Santa Margherita, 20, alle ore 16,30.
Vista l'importanza della manifestazione diventa necessaria una nostra folta partecipazione. La complicità europea ed occidentale in genere (Italia in prima fila) verso ciò che sta accadendo in Libia, verso la politica neocoloniale che sta depredando l'Africa (dove i nostri mercanti d'armi, l'Eni, le banche, le multinazionali dell'agricoltura, hanno contribuito ad impoverire le popolazioni africane ed hanno appoggiato i governi fantoccio), devono essere smascherate e messe in stato d'accusa.Il governo italiano fino all'ultimo non ha preso posizione sui tragici fatti della Libia ed ancora adesso (nonostante le migliaia di morti) non ha una posizione di condanna limpida, arriva a Dini (ve lo ricordate?) che continua a ritenere Gheddafi riferimento italiano.Partecipiamo quindi numerosi, facciamo sentire la voce di chi non può accettare
che il neoliberismo metta in ginocchio il mondo intero.

La Segreteria Cittadina del PRC e della Federazione della Sinistra
La Segreteria Provinciale Trentina del PRC e della Federazione della Sinistra

24/02/11

SCIOPERO DEI MIGRANTI

1° MARZO 2011 - GIORNATA CON E PER I MIGRANTI
segnaliamo questo importante appuntamento in città a Rovereto
(clicca sull'immagine per ingrandire)


04/02/11

SERATA-DIBATTITO SUL RAZZISMO

PRESENTAZIONE DEL LIBRO "NONOSTANTE AUSCHWITZ"
LUNEDI' 7 GENNAIO 2011
TRENTO - SALA ROSA DELLA REGIONE

(clicca sul volantino per ingrandire)

28/01/11

03.02.2011 - MANIFESTAZIONE IN RICORDO DELLA STRAGE DEL CERMIS

E' stato organizzato un pullmann per partecipare alla manifestazione, chi fosse interessato può telefonare al numero 3882880576

clicca sul manifesto per ingrandire

Rifondazione promuove insieme ad altri la manifestazione che si terrà a Cavalese il 3 febbraio 2011 per ricordare e riflettere sulla strage avvenuta 13 anni fa e dove morirono in modo assurdo 20 persone.
Vedi il volantino

27/01/11

GIORNATA DELLA MEMORIA

RIFLESSSIONE di Raffaele Mantegazza* (Liberazione del 27 gennaio 2011)

Potrebbe sembrare inopportuno e provocatorio, in occasione della Giornata della Memoria, affermare e sottolineare i limiti del ricordare; ma credo che proprio in questo momento di riflessione che ormai da anni dedichiamo alle vittime della Shoà occorra interrogarsi sul valore politico e pedagogico della memoria; un valore che non possiamo pensare sia implicito o sottinteso. Poco prima di morire tragicamente Primo Levi aveva avanzato la proposta di ripensare all'utilità dei viaggi ad Auschwitz rivolti ai ragazzi e alle ragazze. Proprio in quanto ex-deportato, l'autore torinese vedeva i limiti di questi viaggi proprio nel loro essere spesso una mera operazione ritualistica, che non andava a toccare nel profondo le coscienze e le sensibilità degli adolescenti: una gita scolastica, dunque, con una giornata di visita al campo nella quale, quando andava bene, i ragazzi atteggiavano il loro viso al cordoglio e alla tristezza. E nient'altro, o quasi. Queste operazioni, come tutte le altre occasioni nelle quali ricordare le vittime si limita a un ritualistico e distratto omaggio retorico, non solo sono inutili ma fanno il gioco proprio di coloro che vorrebbero che si dimenticasse. Non è un caso che negli ultimi anni, non solo in Italia, la Shoà sia entrata nel dibattito pubblico come strumento politico, spesso brandito proprio da quelle forze che fino a non molti anni fa erano al fianco, più o meno ammicanti, delle varie riedizioni del revisionismo. Oggi la memoria della Shoà viene anche usata strumentalmente per stigmatizzare i comportamenti di capi politici, soprattutto del mondo islamico, che di volta in volta sarebbero il "nuovo Hitler"; non si vede però all'orizzonte un discorso sulla Shoà che ne evidenzi il carattere di attualità nel suo aver realizzato un connubio tra tecnologia e potere, nel suo avere lentamente e gradualmente esautorato ogni diritto delle minoranze e ogni discorso a loro favore, nel suo avere sterminato, a fianco degli ebrei e delle ebree, comunisti e democratici, rom e testimoni di Geova, omosessuali e oppositori politici. La Shoà parla di noi: di noi come esseri umani, di noi che alberghiamo nella nostra coscienza il mostro che è pronto a rinascere quando qualche manipolatore politico riesce a legittimarne gli impulsi, di noi che vediamo continuamente disegnarsi attorno a noi la zona grigia dei collaboratori del dominio, degli ottusi funzionari pronti ad obbedire ad ogni ordine, dei cortigiani proni a qualunque desiderio del Principe di turno e ciechi e sordi nei confronti di ogni pensiero critico.
Ma la Shoà parla di noi anche e soprattutto perchè le procedure e le strategie dello sterminio non sono state annientate dalla straordinaria forza di resistenza che spazzò via il nazifascismo. Posti a sedere differenziati per lombardi doc sulle metropolitane; maiali portati a urinare sul terreno sul quale deve sorgere una moschea; asili nido vietati ai figli degli immigrati clandestini; medici e dirigenti scolastici ridotti a spie per denunciare il clandestino che si fa curare o frequenta la scuola. Chi non vede in queste proposte, per ora semplicemente buttate là per vedere l'effetto che fà, disegnarsi un piano che ovviamente non porterà allo stesso risultato ottenuto dall'hitlerismo ma certamente va a pescare nella stessa zona torbida di emozioni, rabbie, irrazionalità ?
Dunque ricordare non basta; è un dovere civico e morale, nonchè politico, ma non può essere la conclusione o la finalità di un percorso educativo, bensì ne deve essere l'inizio. Partiamo dalla memoria per farne uno strumento di cambiamento e di denuncia nei confronti di una dimensione del Male che è ancora tra noi: non solo nelle proposte di movimenti razzisti o di politici antidemocratici ma nelle nostre vite quotidiane, al bar come in stazione, a scuola come in piazza, stando in casa e andando per via; un Male che si nutre dell'umiliazione del diverso di turno, del pestaggio dell'omosessuale, dell'insulto al maghrebino, della violenza alla donna, del quartiere sempre meno a misura di bambino e di bambina. C'è una memoria appassita e sfiorita, una memoria che non interroga più nessuno, che non smuove più alcun sentimento; e c'è una poesia della memoria, una sua forza creativa, che riesce addirittura a far nascere nuovi modi di vivere insieme, nuove politiche, nuovi esseri umani.
Per questo, di fronte alle memorie dei deportati e delle deportate, non basta aprire la porta alle emozioni, troppo spesso lasciate a se stesse e dunque inutili; dal mondo emotivo la memoria deve passare all'universo della ragione, della critica, della politica. Nella poesia della memoria, allora, il passato sfocia nel futuro, il ricordo abbraccia il progetto, la nostalgia sposa l'utopia: ricordare non basta se non è l'inizio di una azione politica per costruire un diverso futuro; anzi, è addirittura dannoso se è solamente un vuoto rituale, che ci aiuta a chiudere gli occhi sulle violenze di oggi, che rischiano domani di non avere nemmeno l'onore di una giornata di riflessione tutta per loro.

di Raffaele Mantegazza (tratto dal quotidiano di Prc Liberazione del 27

gennaio 2011)

25/01/11

MANIFESTAZIONE DEL 28 GENNAIO 2011

IL 28 GENNAIO CON LA FIOM PER DIFENDERE
IL LAVORO E I DIRITTI
SCUOLA, UNIVERSITÀ, RICERCA, CULTURA: IL 28 GENNAIO CON LA FIOM
PER DIFENDERE IL LAVORO, I DIRITTI, IL SAPERE E LA DEMOCRAZIA

Alla FIAT sta andando in scena il più grave tentativo di cancellazione dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, a partire da quello di sciopero, di negazione dei diritti sindacali e della democrazia nei luoghi di lavoro. L'offensiva di Marchionne, apertamente sostenuta dal governo, punta a ridisegnare complessivamente gli equilibri in tutto il mondo del lavoro a vantaggio esclusivo dell'impresa e del profitto, ripristinando nelle fabbriche condizioni di lavoro ottocentesche. Anche i settori della conoscenza, dalla scuola all'università e alla cultura, sono da tempo alcentro di un attacco senza precedenti da parte del governo. Basti pensare al blocco della contrattazione per tutti i dipendenti pubblici ed ai pesanti interventi su pensioni e liquidazionio alla recente approvazione della controriforma universitaria. Attraverso tagli massicci, controriforme, privatizzazione, precarizzazione e licenziamenti dimassa, si stanno distruggendo le strutture portanti della produzione e della diffusione delsapere. L'accesso al sapere e alla cultura, che la Costituzione Repubblicana garantisce a tutte e a tutti,nel disegno del governo diventerà sempre più legato alla condizione economica e sociale, nel segno della più odiosa discriminazione classista. La partecipazione alla mobilitazione dei metalmeccanici dei lavoratori e delle lavoratrici diquesti settori, come è già avvenuto il 16 ottobre, non risiede solo in ragioni di solidarietà ma trova fondamento concreto nella condivisione di una condizione che investe tutto il mondo del lavoro, pubblico e privato, e che si riflette su ogni aspetto della vita sociale.
IL RISULTATO DEL REFERENDUM A MIRAFIORI DIMOSTRA CHE L'OFFENSIVA DI PADRONI E GOVERNO PUO' ESSERE FERMATA. ESTENDIAMO E GENERALIZZIAMO LA MOBILITAZIONE, CHIEDIAMO CON FORZA LO SCIOPERO GENERALE IL 28 GENNAIO TUTTE E TUTTI IN PIAZZA CON LA FIOM

La manifestazione regionale TAA si terrà a Bolzano, la Fiom organizza pullman dai centri del Trentino

02/01/11

SALDI E APERTURA DOMENICALE, E I LAVORATORI ?

Com’era prevedibile, la maratona dei lavoratori del commercio, non finisce con Natale e Capodanno.

La provincia di Trento infatti ( da “l’Adige” del 23 gennaio) ha deciso di anticipare i saldi al prossimo 2 gennaio (con 4 giorni di anticipo rispetto al resto d’Italia) che – combinazione – è domenica. Essi si troveranno quindi l’ennesima festività cancellata a partire da novembre, mese in cui inizia la follia del clima festaiolo prenatalizio, sempre più falso e stucchevole in una società in cui i più hanno tutto e non provano – nemmeno i bambini – stupore per nulla, gli altri non possono permettersi di acquistare ciò che occhieggia dalle vetrine illuminate.

D’altra parte la più che legittima indignazione dei lavoratori che fanno presente il loro status di esseri umani con implicito diritto ad una vita familiare e sociale extralavorativa ha già la risposta pronta: con questi chiari di luna, non penseranno certo di accampare pretese.

Ci sarebbe magari da precisare che i suddetti “chiari di luna” sono tali solo per i lavoratori ai quali si continua a raccontare la balla della “coperta corta”. Per capirne la falsità, basta pensare a quante risorse si destinano sia nel pubblico (per nuove armi da utilizzare in Afghanistan, per fare solo un esempio tra tanti) che nel privato, per stipendi stratosferici a manager come Marchionne (13 milioni di euro all’anno; e non è – la sua - la cifra più alta) o per compensi a calciatori e affini, la cui attività è valutata 400 – 500 volte più di quella dei comuni mortali.

Augurandomi che nel frattempo i sindacati promuovano ferme iniziative (la Filcams nazionale ha già lanciato una campagna in merito), io propongo un’azione di solidarietà collettiva nei confronti di questi lavoratori, che si concretizzi nel non recarsi a fare acquisti domenica 2 gennaio (ma lo si dovrebbe fare ogni domenica).

Sarebbe un importante segnale del fatto che si inizia a recuperare un senso di orgogliosa appartenenza alla categoria dei lavoratori, a non considerare più importante l’effimero “piacere” personale di una domenica al centro commerciale, rispetto al diritto di un collega al riposo settimanale. Che, insomma, non si è più disposti ad accettare la pericolosa caduta di ogni forma di socialità e l’ ottuso egoismo che stanno caratterizzando gli ultimi anni e che vengono alimentati ad arte da alcuni partiti che sull’ ”incattivimento” sociale hanno costruito il successo elettorale.

Grazia Francescatti