aderisce alla FEDERAZIONE DELLA SINISTRA

28/01/11

03.02.2011 - MANIFESTAZIONE IN RICORDO DELLA STRAGE DEL CERMIS

E' stato organizzato un pullmann per partecipare alla manifestazione, chi fosse interessato può telefonare al numero 3882880576

clicca sul manifesto per ingrandire

Rifondazione promuove insieme ad altri la manifestazione che si terrà a Cavalese il 3 febbraio 2011 per ricordare e riflettere sulla strage avvenuta 13 anni fa e dove morirono in modo assurdo 20 persone.
Vedi il volantino

27/01/11

GIORNATA DELLA MEMORIA

RIFLESSSIONE di Raffaele Mantegazza* (Liberazione del 27 gennaio 2011)

Potrebbe sembrare inopportuno e provocatorio, in occasione della Giornata della Memoria, affermare e sottolineare i limiti del ricordare; ma credo che proprio in questo momento di riflessione che ormai da anni dedichiamo alle vittime della Shoà occorra interrogarsi sul valore politico e pedagogico della memoria; un valore che non possiamo pensare sia implicito o sottinteso. Poco prima di morire tragicamente Primo Levi aveva avanzato la proposta di ripensare all'utilità dei viaggi ad Auschwitz rivolti ai ragazzi e alle ragazze. Proprio in quanto ex-deportato, l'autore torinese vedeva i limiti di questi viaggi proprio nel loro essere spesso una mera operazione ritualistica, che non andava a toccare nel profondo le coscienze e le sensibilità degli adolescenti: una gita scolastica, dunque, con una giornata di visita al campo nella quale, quando andava bene, i ragazzi atteggiavano il loro viso al cordoglio e alla tristezza. E nient'altro, o quasi. Queste operazioni, come tutte le altre occasioni nelle quali ricordare le vittime si limita a un ritualistico e distratto omaggio retorico, non solo sono inutili ma fanno il gioco proprio di coloro che vorrebbero che si dimenticasse. Non è un caso che negli ultimi anni, non solo in Italia, la Shoà sia entrata nel dibattito pubblico come strumento politico, spesso brandito proprio da quelle forze che fino a non molti anni fa erano al fianco, più o meno ammicanti, delle varie riedizioni del revisionismo. Oggi la memoria della Shoà viene anche usata strumentalmente per stigmatizzare i comportamenti di capi politici, soprattutto del mondo islamico, che di volta in volta sarebbero il "nuovo Hitler"; non si vede però all'orizzonte un discorso sulla Shoà che ne evidenzi il carattere di attualità nel suo aver realizzato un connubio tra tecnologia e potere, nel suo avere lentamente e gradualmente esautorato ogni diritto delle minoranze e ogni discorso a loro favore, nel suo avere sterminato, a fianco degli ebrei e delle ebree, comunisti e democratici, rom e testimoni di Geova, omosessuali e oppositori politici. La Shoà parla di noi: di noi come esseri umani, di noi che alberghiamo nella nostra coscienza il mostro che è pronto a rinascere quando qualche manipolatore politico riesce a legittimarne gli impulsi, di noi che vediamo continuamente disegnarsi attorno a noi la zona grigia dei collaboratori del dominio, degli ottusi funzionari pronti ad obbedire ad ogni ordine, dei cortigiani proni a qualunque desiderio del Principe di turno e ciechi e sordi nei confronti di ogni pensiero critico.
Ma la Shoà parla di noi anche e soprattutto perchè le procedure e le strategie dello sterminio non sono state annientate dalla straordinaria forza di resistenza che spazzò via il nazifascismo. Posti a sedere differenziati per lombardi doc sulle metropolitane; maiali portati a urinare sul terreno sul quale deve sorgere una moschea; asili nido vietati ai figli degli immigrati clandestini; medici e dirigenti scolastici ridotti a spie per denunciare il clandestino che si fa curare o frequenta la scuola. Chi non vede in queste proposte, per ora semplicemente buttate là per vedere l'effetto che fà, disegnarsi un piano che ovviamente non porterà allo stesso risultato ottenuto dall'hitlerismo ma certamente va a pescare nella stessa zona torbida di emozioni, rabbie, irrazionalità ?
Dunque ricordare non basta; è un dovere civico e morale, nonchè politico, ma non può essere la conclusione o la finalità di un percorso educativo, bensì ne deve essere l'inizio. Partiamo dalla memoria per farne uno strumento di cambiamento e di denuncia nei confronti di una dimensione del Male che è ancora tra noi: non solo nelle proposte di movimenti razzisti o di politici antidemocratici ma nelle nostre vite quotidiane, al bar come in stazione, a scuola come in piazza, stando in casa e andando per via; un Male che si nutre dell'umiliazione del diverso di turno, del pestaggio dell'omosessuale, dell'insulto al maghrebino, della violenza alla donna, del quartiere sempre meno a misura di bambino e di bambina. C'è una memoria appassita e sfiorita, una memoria che non interroga più nessuno, che non smuove più alcun sentimento; e c'è una poesia della memoria, una sua forza creativa, che riesce addirittura a far nascere nuovi modi di vivere insieme, nuove politiche, nuovi esseri umani.
Per questo, di fronte alle memorie dei deportati e delle deportate, non basta aprire la porta alle emozioni, troppo spesso lasciate a se stesse e dunque inutili; dal mondo emotivo la memoria deve passare all'universo della ragione, della critica, della politica. Nella poesia della memoria, allora, il passato sfocia nel futuro, il ricordo abbraccia il progetto, la nostalgia sposa l'utopia: ricordare non basta se non è l'inizio di una azione politica per costruire un diverso futuro; anzi, è addirittura dannoso se è solamente un vuoto rituale, che ci aiuta a chiudere gli occhi sulle violenze di oggi, che rischiano domani di non avere nemmeno l'onore di una giornata di riflessione tutta per loro.

di Raffaele Mantegazza (tratto dal quotidiano di Prc Liberazione del 27

gennaio 2011)

25/01/11

MANIFESTAZIONE DEL 28 GENNAIO 2011

IL 28 GENNAIO CON LA FIOM PER DIFENDERE
IL LAVORO E I DIRITTI
SCUOLA, UNIVERSITÀ, RICERCA, CULTURA: IL 28 GENNAIO CON LA FIOM
PER DIFENDERE IL LAVORO, I DIRITTI, IL SAPERE E LA DEMOCRAZIA

Alla FIAT sta andando in scena il più grave tentativo di cancellazione dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, a partire da quello di sciopero, di negazione dei diritti sindacali e della democrazia nei luoghi di lavoro. L'offensiva di Marchionne, apertamente sostenuta dal governo, punta a ridisegnare complessivamente gli equilibri in tutto il mondo del lavoro a vantaggio esclusivo dell'impresa e del profitto, ripristinando nelle fabbriche condizioni di lavoro ottocentesche. Anche i settori della conoscenza, dalla scuola all'università e alla cultura, sono da tempo alcentro di un attacco senza precedenti da parte del governo. Basti pensare al blocco della contrattazione per tutti i dipendenti pubblici ed ai pesanti interventi su pensioni e liquidazionio alla recente approvazione della controriforma universitaria. Attraverso tagli massicci, controriforme, privatizzazione, precarizzazione e licenziamenti dimassa, si stanno distruggendo le strutture portanti della produzione e della diffusione delsapere. L'accesso al sapere e alla cultura, che la Costituzione Repubblicana garantisce a tutte e a tutti,nel disegno del governo diventerà sempre più legato alla condizione economica e sociale, nel segno della più odiosa discriminazione classista. La partecipazione alla mobilitazione dei metalmeccanici dei lavoratori e delle lavoratrici diquesti settori, come è già avvenuto il 16 ottobre, non risiede solo in ragioni di solidarietà ma trova fondamento concreto nella condivisione di una condizione che investe tutto il mondo del lavoro, pubblico e privato, e che si riflette su ogni aspetto della vita sociale.
IL RISULTATO DEL REFERENDUM A MIRAFIORI DIMOSTRA CHE L'OFFENSIVA DI PADRONI E GOVERNO PUO' ESSERE FERMATA. ESTENDIAMO E GENERALIZZIAMO LA MOBILITAZIONE, CHIEDIAMO CON FORZA LO SCIOPERO GENERALE IL 28 GENNAIO TUTTE E TUTTI IN PIAZZA CON LA FIOM

La manifestazione regionale TAA si terrà a Bolzano, la Fiom organizza pullman dai centri del Trentino

02/01/11

SALDI E APERTURA DOMENICALE, E I LAVORATORI ?

Com’era prevedibile, la maratona dei lavoratori del commercio, non finisce con Natale e Capodanno.

La provincia di Trento infatti ( da “l’Adige” del 23 gennaio) ha deciso di anticipare i saldi al prossimo 2 gennaio (con 4 giorni di anticipo rispetto al resto d’Italia) che – combinazione – è domenica. Essi si troveranno quindi l’ennesima festività cancellata a partire da novembre, mese in cui inizia la follia del clima festaiolo prenatalizio, sempre più falso e stucchevole in una società in cui i più hanno tutto e non provano – nemmeno i bambini – stupore per nulla, gli altri non possono permettersi di acquistare ciò che occhieggia dalle vetrine illuminate.

D’altra parte la più che legittima indignazione dei lavoratori che fanno presente il loro status di esseri umani con implicito diritto ad una vita familiare e sociale extralavorativa ha già la risposta pronta: con questi chiari di luna, non penseranno certo di accampare pretese.

Ci sarebbe magari da precisare che i suddetti “chiari di luna” sono tali solo per i lavoratori ai quali si continua a raccontare la balla della “coperta corta”. Per capirne la falsità, basta pensare a quante risorse si destinano sia nel pubblico (per nuove armi da utilizzare in Afghanistan, per fare solo un esempio tra tanti) che nel privato, per stipendi stratosferici a manager come Marchionne (13 milioni di euro all’anno; e non è – la sua - la cifra più alta) o per compensi a calciatori e affini, la cui attività è valutata 400 – 500 volte più di quella dei comuni mortali.

Augurandomi che nel frattempo i sindacati promuovano ferme iniziative (la Filcams nazionale ha già lanciato una campagna in merito), io propongo un’azione di solidarietà collettiva nei confronti di questi lavoratori, che si concretizzi nel non recarsi a fare acquisti domenica 2 gennaio (ma lo si dovrebbe fare ogni domenica).

Sarebbe un importante segnale del fatto che si inizia a recuperare un senso di orgogliosa appartenenza alla categoria dei lavoratori, a non considerare più importante l’effimero “piacere” personale di una domenica al centro commerciale, rispetto al diritto di un collega al riposo settimanale. Che, insomma, non si è più disposti ad accettare la pericolosa caduta di ogni forma di socialità e l’ ottuso egoismo che stanno caratterizzando gli ultimi anni e che vengono alimentati ad arte da alcuni partiti che sull’ ”incattivimento” sociale hanno costruito il successo elettorale.

Grazia Francescatti