aderisce alla FEDERAZIONE DELLA SINISTRA

26/03/11

MOBILITIAMOCI PER LA PACE !!!

CONTRO LA GUERRA PER IL PETROLIO LIBICO

Una nuova odiosa sporca guerra per il petrolio è cominciata in questi giorni contro la Libia. L’Italia è ridotta ad una portaerei e - in violazione dell’art.11 della Costituzione - decide - per dirla con don Tonino Bello - di diventare “un arco di guerra proteso minaccioso nel Mediterraneo”.
Di nuovo il parlamento è ridotto ad una caserma, con una votazione bipartisan a favore della guerra,e con una grottesca ed ingloriosa corsa a scavalcare a destra il governo.
L’Italia è la linea del fronte e non da adesso. L’unica preoccupazione dei nostri governanti è stata sempre e solo quella di contenere e respingere i profughi e di mantenere salde le mani sul petrolio e il gas libico mentre le aspirazioni alla libertà di quel popolo sono state frustrate e ignorate.
Per lungo tempo e anche nelle ultime settimane l’Europa e la comunità internazionale sono state prima complici dei regimi corrotti del Maghreb e poi mute davanti alle rivolte arabe per la giustizia sociale e la libertà. Non una politica di cooperazione è stata avanzata, non una revisione degli accordi economici neoliberisti che hanno affamato quei popoli è stata presa.
Silenzio e complicità accompagnano anche la sanguinosa repressione delle masse arabe nello Yemen e nel Bahrein.
Invece in Libia si interviene con la devastante forza dei bombardamenti e certo non per sostenere le legittime aspirazioni di quel popolo all’autodeterminazione e alla democrazia, ma per arrivare a spartirsi quel paese tra le multinazionali del petrolio.
Con un copione ormai logoro si ripropone tutta la retorica ipocrita dell’interventismo democratico e della guerra umanitaria civiltà.
Tutto deve tornare alla guerra al terrore perché il cambiamento del mondo arabo chiede una via diversa di risoluzione della crisi economica da quella prospettata dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale.
Respingiamo l’inaccettabile ricatto “o stai con Gheddafi o stai con i bombardieri della Nato”.
Noi siamo contro la guerra sempre perché tutte le “guerre umanitarie” hanno dimostrato il loro fallimento degli obiettivi dichiarati – tutelare i civili e promuovere la democrazia, mentre si sono realizzati tutti gli obiettivi nascosti e denunciati dal movimento per la pace (mettere le mani sulle risorse energetiche, ingrassare con le spese militari e con la corsa agli armamenti le lobby al potere, sostenere regimi fantoccio falsamente democratici).
Rifondazione Comunista sostiene la lotta dei popoli per la liberazione e al contempo si oppone con forza all’intervento militare occidentale e all’uso delle basi poste sul nostro territorio.
Ogni tentennamento aprirebbe la strada alla definitiva cancellazione dell’art.11 della Costituzione e rappresenterebbe una gravissima regressione culturale in grado di sdoganare la guerra come strumento possibile ed accettabile della politica.
Un’altra strada è possibile, a cominciare da una mediazione politica/diplomatica che porti all’immediato cessate il fuoco e ad una riconciliazione della Libia dentro un quadro unitario e democratico.

RIFONDAZIONE NON SI ARRUOLA ALLA GUERRA!
FEDERAZIONE DELLA SINISTRA
DEL TRENTINO

20/03/11

Comunicato Stampa: Ancora una volta gli interessi economici portano alla guerra

Sicuramente non approviamo e condanniamo il comportamento del leader libico Gheddafi.
Il dissenso interno, quando nasce, non nasce mai a caso ed è frutto di politiche antipopolari e repressive che nulla hanno a che fare con i processi democratici.
Fa specie, però, il comportamento decennale dell’occidente verso il “colonnello libico”. Per tutelare gli interessi delle “banche armate”, di Finmeccanica (fornitrice di armi alla Libia da molto tempo), dell’ENI (per il petrolio), delle multinazionali dell’agricoltura, degli interessi internazionali sull’uranio africano, dell’appoggio ai campi di concentramento in Libia per i cosiddetti clandestini, il governo italiano e non solo, ha accettato ed appoggiato politiche liberticide nei confronti del popolo libico, fino ad arrivare ai quei tristi baciamano del nostro Presidente del Consiglio Berlusconi di poco tempo fa.
Per molto tempo si è taciuto, tollerato, appoggiato, per bassi interessi commerciali, di mercato.
A questo punto, quando gli interessi economici sono in difficoltà, saltano fuori le “ingerenze umanitarie” e Il Consiglio di sicurezza dell'Onu si è pronunciato a favore dell'istituzione della No fly zone sulla Libia e dell'autorizzazione all'uso di non meglio precisati mezzi necessari a prevenire violenze contro i civili. In altri termini, ha autorizzato la guerra.
Il pallido e fino ad oggi insignificante Ban Ki Moon, diventato presidente dell'Onu solo in virtù dei suoi buoni uffici con gli Usa e del suo basso profilo, si è esaltato fino a definire la risoluzione 1973 storica, in quanto sancisce il principio della protezione internazionale della popolazione civile.
Un principio che vale a corrente alternata. Non ci sembra di ricordare sia evocato quando i cacciabombardieri della Nato fanno stragi di civili in Afghanistan. Altrettanta solerzia non è risultata effettiva quando gli F16 dell'aviazione israeliana radevano al suolo il Libano o Gaza, uccidendo migliaia di civili innocenti. Neppure vi è stato un intervento ONU nell’IRAQ quando si è inventato di tutto per rimettere le mani sul petrolio iracheno, uccidendo (complice anche l’Italia) decine di migliaia di civili. Lo stesso Blair ha confermato tutto questo.
Quello che sta avvenendo genera, in realtà, un precedente ben pericoloso. Sul quale giustamente paesi come la Russia, la Cina, il Brasile, l'India e la Germania hanno espresso più di una riserva. Che si è limitata però ad un'astensione, che lascerà di fatto liberi quei paesi che hanno deciso di bombardare Tripoli e sostituire Gheddafi con le fazioni a lui ostili per un cinico calcolo geopolitico e di convenienze. Sia chiaro a tutti che i diritti umani e le giuste aspirazioni dei giovani libici alla democrazia e a liberarsi dal regime non c'entrano nulla con la decisione di Parigi e Londra, seguite a ruota dal sempre più deludente Obama, di attivare l'intervento militare.
Chi sarà in futuro a decidere quali violenze contri i civili sono accettabili o meno saranno solo e sempre le superpotenze militari imperialiste e occidentali. E lo faranno con il sostegno del sistema di informazione mondiale che selezionerà alla bisogna chi e come andrà bombardato, chi potrà o meno rimanere al potere.
Chi stabilisce, infatti, che si decide di bombardare la Libia, mentre si consente all'Arabia Saudita di inviare truppe per sedare le proteste nel vicino Baherein, mentre si lascia il presidente dittatore da trentadue anni dello Yemen, Abdullah Saleh, sparare da giorni sulla folla (causando un numero di vittime enorme) che ne chiede a gran voce e da tempo le dimissioni? Si arriva al paradosso che la petromonarchia del Qatar, anch'essa impegnata nel reprimere le proteste del Baherein con il suo esercito, ha allo stesso tempo annunciato che invierà i suoi caccia per la democrazia in Libia.
Tutto ciò dimostra solo come nel caso libico si è da subito tentato di intervenire militarmente per interessi geopolitici.
Quale è infatti la razionalità politica di tale scelta? Semplice.
Come sempre, ciò che muove gli eserciti non sono le intenzioni umanitarie, ma ben altre ragioni e motivazioni. Seguite il petrolio, il gas e i dollari e troverete la risposta.
Per ciò che riguarda la Francia e la sua frenesia di menar le mani si segua, oltre alla via del petrolio, quella dell'uranio che alimenta le sue centrali nucleari e quelle che vende per il mondo.
Ci auguriamo che il cessate il fuoco unilaterale dichiarato dal governo libico, sia vero, e questo forse lascia del tempo per cercare di evitare la tragedia di una guerra nel mediterraneo. Temiamo duri poco. Sarà cercato in ogni modo un pretesto per giustificare comunque l'attacco, ora che una parvenza di legittimità internazionale è stata data dalla sciagurata risoluzione 1973.
L'Onu, che dovrebbe prevenire i conflitti fra gli Stati, in questo caso ha varato una decisione che potenzialmente potrebbe allargarlo e diffondere la guerra. Una decisione quindi si storica, ma per stupidità. Una stupidità alla quale, naturalmente, non si sottrae il governo italiano, pronto a dare basi uomini e mezzi all'impresa. In buona compagnia del Pd - già d'altronde in prima fila nelle guerre umanitarie del passato - che condivide apertamente tale scelta ed in compagnia anche del Presidente della Puglia Vendola (questo ci rattrista molto) che apre all'intervento militare e alle No Fly Zone in Libia, ma vorrebbe evitare che finisca in un pantano. Onestamente non capiamo come si possa fare, quando si interviene militarmente e si bombarda tutto può accadere. Forse Vendola si riferisce ad azioni mirate come in Afghanistan o alle bombe intelligenti come in Serbia? Quello che è certo è che intanto SEL si accoda, con saggezza, al partito della guerra filo atlantico. Stavolta tra l'Obama vero e quello bianco c'è gran sintonia. O dell’IDV (Di Pietro) che in barba alla Costituzione si astiene e non prende posizione contro guerra e governo.
In sintesi siamo in guerra con la Libia. Ancora una volta in sfregio alla Costituzione italiana (e non possiamo accettarlo visto che pochi giorni fa siamo scesi in piazza in sua difesa) ed ancora una volta mossi solo da biechi interessi. Noi non abbiamo interessi e non facciamo il baciamano a nessuno: la nostra unica bussola è la pace. La pace si costruisce con la cooperazione, con i processi di solidarietà internazionale.
Se vi sono ancora degli spiragli per evitare il peggio vanno usati ed agiti fino in fondo. Serve da subito una mobilitazione del popolo della pace per fermare la macchina da guerra che sta scaldando i suoi motori. Serve scendere subito in piazza contro la guerra e per chiedere che l'Italia rimanga fuori da questa nuova e sciagurata avventura bellica. Noi ci saremo.


Francesco Porta
Per la Federazione della Sinistra del Trentino

18/03/11

TESTO DEL VOLANTINO "NO AL NUCLEARE"

IL GIAPPONE LO DIMOSTRA:
IL NUCLEARE SICURO NON ESISTE!
NIENTE E’ QUINDI PIU’ IMPORTANTE CHE
VOTARE SI’ AL REFERENDUM

PER:
• Impedire l’incubo di disastri nucleari, oggi in Giappone ieri a Chernobyl
• Evitare i grandi rischi per l’ambiente e per la salute
(incidenti, morti per esposizione alle radiazioni
aumenti di tumori e leucemie infantili)
• Bloccare l’immenso sperpero di risorse pubbliche
Oltre 400 centrali sparse nel mondo, nel pieno disprezzo per i rischi che corrono le persone. Almeno quattro, le prevede questo governo per l’Italia entro il 2020.
Ma perché?
E’ molto semplice e del tutto in linea con il modello di sviluppo capitalistico.
Imprese (le giapponesi Toshiba e Hitachi, la francese Areva, l’italiana Ansaldo -gruppo Finmeccanica ecc.), grandi banche e stati che difendono i loro interessi, lo sanno bene: costruire centrali nucleari è un ottimo affare, soprattutto se – come sempre accade – i profitti sono privati mentre si socializzano i costi.
Ma i costi sono enormi - anche in termini economici, oltre che umani – quando accadono incidenti, sia delle dimensioni di quello giapponese sia i tanti “minori” di cui non viene data notizia per non turbare la serenità dei cittadini!
Chi dice che l’energia nucleare è necessaria per l’indipendenza energetica mente: le miniere di uranio - necessario per produrla - sono sotto il controllo russo o cinese. Quindi la dipendenza da questi due paesi diventa inevitabile.

03/03/11

PRESIDIO GIORNATA DELLA DONNA

LUNEDI' 7 MARZO DALLE ORE 17.00 ALLE ORE 19.00
PRESIDIO ALL'ANGOLO TRA VIA MAZZINI E VIA SCUOLE



Saremo presenti con cartelloni con il significato della giornata internazionale della donna, che contrapponga lo stereotipo femminile televisivo alla bellezza delle donne VERE che vivono e si vivono, con volantini che parlino di donne in lotta (lavoratrici ORVEA o Whirpool), musica di donne di oggi (la Mannoia, la Nannini, la Consolo) e cose più "storiche" (Giovanna Marini, Anna Identici...).

Vi aspettimo
le donne della federazione della sinistra

COMUNICATO STAMPA GIORNATA DELLA DONNA

In un momento in cui i diritti e la dignità delle donne si trovano al livello forse più basso degli ultimi decenni, noi donne di sinistra non intendiamo né festeggiare l’8 marzo, né partecipare a rituali dibattiti la cui inutilità è dimostrata dal fatto che le donne continuano a rimanere emarginate dal mondo del lavoro, discriminate per “colpa” di quella maternità di cui si riempie ipocritamente la bocca tanta parte dei politici, private dei servizi che permetterebbero loro di conciliarla con il lavoro.
A questo si aggiunge, ormai da troppo tempo, la squallida riproposizione di un ruolo che ne mortifica il corpo reale in nome di una pseudo femminilità stereotipata, costruita per i sogni di maschi frustrati, incapaci di rapportarsi con la complessità e la varietà che caratterizzano i rapporti autentici tra le persone, tra cui quelli sessuali.
Chi accusa ipocritamente di moralismo le donne che hanno partecipato alla manifestazione “Se non ora quando?” del 13 febbraio scorso, non capisce o finge di non capire che l’indignazione finalmente espressa non era certo rivolta alla possibilità di vivere una sessualità libera e piena.
Al contrario, è l’ esibizione di corpi naturalmente o artificialmente “perfetti”, nella loro riduzione a oggetto del desiderio di maschi, meglio se ricchi e potenti - così puoi anche ricavarci un guadagno o un posto di lavoro, magari come velina o soubrette - a rappresentare l’opposto della liberazione sessuale per la quale in tante abbiamo lottato e continuiamo a farlo.
In molti programmi televisivi – che notevole ruolo ricoprono nella costruzione della sottocultura nazionale, soprattutto degli adolescenti – questa riduzione del corpo delle donne ad alcune sue parti e la sua mercificazione, vengono contrabbandate come la naturale evoluzione dello slogan “il corpo è mio e lo gestisco io” pensato in tempi migliori e con ben altri obiettivi.
E’ ben strano che quasi nessuno noti poi come questo modello femminile – riservato a poche, belle, giovani e molto disponibili - trovi come suo necessario complemento quello da family day, che accetta il controllo moralistico delle istituzioni sul corpo e sulle scelte delle donne (libertà sessuale, maternità, omosessualità, adozioni ecc.).
Della serie: severità, rigore e morale cattolica per le donne e gli uomini comuni, tanto per furbi, ricchi e potenti sono sempre pronte le possibilità di farsene un baffo!
Noi diciamo basta a questa sottocultura che ci offende e ci priva di diritti ma anche alla banale ritualizzazione della “festa” dell’ 8 marzo.
Per questo invitiamo tutt* al nostro gazebo:

lunedì 7 marzo, dalle 7 alle 19
ROVERETO Angolo via Mazzini – Via Scuole
TRENTO Angolo Via Manci – Via Oss Mazzurrana (davanti alla Upim)

Per le donne della Federazione della Sinistra
Grazia Francescatti

SCIOPERO DEI MIGRANTI

SEGNALO QUESTA IMPORTANTE INIZIATIVA CHE SI TERRA' A ROVERETO SABATO 5 MARZO NELL'AMBITO DELLE MANIFESTAZIONI PER IL 1° MARZO - SCIOPERO DEI MIGRANTI

(Clicca sull'immagine per ingrandire )