aderisce alla FEDERAZIONE DELLA SINISTRA

13/06/13

TAGLI ALLA SCUOLA PUBBLICA IN PROVINCIA

Lunedì scorso duemila lavoratrici e lavoratori del settore scolastico hanno manifestato contro i tagli all’istruzione che la giunta provinciale intende portare avanti per “risanare” il bilancio pubblico. Una protesta assolutamente giustificata, che mette a repentaglio i posti di lavoro di insegnanti, impiegate, collaboratori scolastici, tutti accumunati dall’esperienza del precariato, e la qualità del servizio scolastico pubblico. Una protesta che ha visto una partecipazione secondo i sindacati al di sopra delle loro aspettative, che testimonia quindi come la disponibilità alla lotta esiste, se organizzata e che allo stesso tempo evidenzia ancora una volta che il continuo appello bilaterale a convocare tavoli di concertazione non riesce più a procrastinare la presa d’atto che difronte alla crisi anche il governo Pd-Upt-Patt persegue le stesse politiche di austerità di Roma.
L’assessore Dalmaso e il presidente Pacher erano stupiti, forse anche seccati da tanto rumore. In fondo si tratta di pochi milioni di euro, più di cento posti di lavoro tagliati, scuole più sporche, maestre che devono gestire trenta bambini ciascuna. Poca roba insomma! E a chi si lamenta di essere stato preso in giro per anni, dopo aver vinto concorsi o aver lavorato per anni e anni come precario o dopo aver conseguito tutte le abilitazioni del mondo, non resta che rispondere appellandosi alla coesione sociale o ricordando che da altre parti i tagli sono ancora maggiori. Protestate quindi ma fatelo in silenzio!
E se la Provincia taglia sulla scuola pubblica non si può dire che la stessa cosa faccia nei confronti delle imprese: anzi aumentano gli sgravi fiscali. Cioè i lavoratori pagano i tributi per mantenere i padroni e i loro profitti e la Provincia licenzia i lavoratori. Ma per le imprese non esistono i patti di stabilità…
E l’istruzione privata? Sarebbe un sacrilegio disimpegnarsi da un tale serbatoio di consenso elettorale! La Chiesa trentina ha soldi per speculare in Dolomiti Energia, figuriamoci se non ne ha per mantenere le proprie scuole.
Il sindacato deve rivendicare innanzitutto lo spostamento di risorse dall’istruzione privata a quella pubblica e battersi per la stabilizzazione di tutto il personale precario, reinternalizzando anche il personale scolastico delle scuole paritarie che preferisca scegliere di lavorare nel settore pubblico. Vanno inoltre rinnovati i contratti collettivi e quindi si deve organizzare una mobilitazione congiunta di tutti i lavoratori del settore pubblico, non solo quelli delle scuole. Non è più rinviabile una forte azione concreta di protesta contro chi mercifica la scuola e i servizi pubblici e si appella ai patti di stabilità per mantenere i privilegi dei loro mandanti.

Mirko Sighel
Segretario Circolo Vallagarina del Partito della Rifondazione comunista

24/05/13

ESPROPRIO PER PUBBLICA UTILITA' DELL'ACQUEDOTTO DI TRENTO

Il sindaco di Rovereto ed i sindaci lagarini, piuttosto di lamentarsi di poltrone, dovrebbero pensare a garantire un vero controllo pubblico del servizio idrico integrato e del ciclo dei rifiuti. Se da un lato è giusto che i cittadini della Vallagarina non paghino parte dei trentasette milioni di euro quale presunto valore delle reti idriche di Trento, altrettanto è vero che il ragionamento degli amministratori lagarini, Miorandi in primis, parte da un presupposto sbagliato. Dovrebbero spiegare innanzitutto perché solo ora, dopo ormai due anni dal referendum, si cominci a verificare se si può optare per la pratica dell'esproprio. E' eufemisticamente sorprendente che un debitore - in questo caso il Comune di Trento - insista e addirittura solleciti se stesso a pagare prima possibile il tributo per l'acquisizione delle reti idriche a Dolomiti Energia senza aver valutato il valore del proprio debito. Ma gli amministratori lagarini fino ad ora dov'erano?
Di cosa avevano e hanno paura Andreatta e Miorandi? Di scoprire che il valore delle reti è inferiore a trentasette milioni di euro? Che una decisa presa di posizione per l'esproprio delle reti senza alcun indennizzo realizzerebbe la volontà dei cittadini a danno di chi finora ha lucrato su acqua, rifiuti, gas e soprattutto energia idroelettrica? Che una società di capitali anche se pubblica rimane sempre una società che deve fare utili e che quindi non ha intenzione di abbassare il costo del servizio?
Chi paga le tariffe ha capito da un pezzo che il controllo effettivo di un servizio non si basa sulla proprietà formale di azioni o quote ma va ben al di là: infatti la presenza della pubblica amministrazione in Dolomiti Energia ha garantito la realizzazione di utili ai privati, che inoltre non si sono limitati ad incassare profitti ma che hanno dettato e dettano le regole del gioco ai loro mandatari in giunta.
L'unica soluzione che gli amministratori lagarini devono appoggiare per difendere l'interesse collettivo - lagarino e non solo - è quella di spingere Andreatta all'esproprio delle reti idriche senza alcun indennizzo, al quale va aggiunto l'esproprio immediato della gestione delle risorse idroelettriche.

Mirko Sighel
Segretario del Circolo Vallagarina del Partito della Rifondazione comunista

17/05/13

18 MAGGIO - MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA DELLA FIOM-CGIL

Diritto al lavoro, all'istruzione, alla salute, al reddito, alla cittadinanza, per la giustizia sociale e la democrazia. Su questi temi sabato 18 maggio la Fiom Cgil organizza una manifestazione nazionale in piazza a Roma perché cinque anni fa con il governo Berlusconi ci avevano detto che la crisi non c'era, era passeggera, addirittura superata. Negli ultimi due anni col governo Monti, visto che la crisi non si poteva più negare, si è passati a un uso della crisi per legittimare le politiche di austerità in tutta Europa.

Sabato 18 maggio, a Roma, i metalmeccanici della Fiom manifesteranno per riconquistare il diritto del e nel lavoro; la riconversione ecologica del nostro sistema industriale per valorizzare i beni comuni acqua, aria e terra; un piano straordinario d'investimenti pubblici e privati e il blocco dei licenziamenti anche attraverso l'incentivazione della riduzione dell'orario con i contratti di solidarietà e l'estensione della cassa integrazione; un contratto nazionale che tuteli i diritti di tutte le forme di lavoro con una legge sulla democrazia che faccia sempre votare e decidere i lavoratori; un reddito per una piena cittadinanza di inoccupati, disoccupati e studenti; fare in modo che la scuola, l'università e la sanità siano pubbliche e per tutti; combattere le mafie e la criminalità organizzata che si sono infiltrate sia nella finanza che nell'economia; la rivalutazione delle pensioni e per un sistema pensionistico che riconosca la diversità tra i lavori; un'Europa fondata sui diritti sociali e contrattuali, su un sistema fiscale condiviso e sul diritto di cittadinanza e sulla democrazia delle istituzioni.

La Fiom Cgil del Trentino organizzerà una serie di pullman per raggiungere la capitale. Partenze sono previste venerdì 17 maggio da casello A22 di Trento Sud (ore 23.00) e dal piazzale Dana di Arco (ore 23.00) e dal casello A22 di Rovereto Sud (ore 23.30). Per prenotare i pullman della Fiom del Trentino è necessario scrivere una mail all'indirizzo accoglienza@cgil.tn.it o telefonare al numero 0461 303914 in orario d'ufficio entro giovedì 16 maggio.

05/05/13

Costruire l'opposizione al governo Alfano-Letta

Documento approvato all’unanimità dalla Direzione nazionale di Rifondazione Comunista del 3/5/2013
Costruire l’opposizione al governo Letta-Alfano
La Direzione Nazionale del Partito della Rifondazione Comunista ritiene necessario costruire la più ampia opposizione contro il governo Letta – Alfano e le sue politiche. Il governo Letta-Alfano rappresenta infatti una risposta di destra e restauratrice – sia sul piano economico e sociale che sul piano istituzionale e costituzionale - alla domanda di cambiamento emersa dalle urne. Il governo unisce infatti la prosecuzione delle politiche di austerità decise a livello europeo - che hanno già caratterizzato il governo Monti - e una scelta di manomissione della Costituzione in direzione del Presidenzialismo e del rafforzamento del potere dell’esecutivo.
Proponiamo pertanto a tutte le forze sociali, culturali e politiche, che si oppongano da sinistra al governo di unità nazionale di dar vita ad un coordinamento delle opposizioni. Un coordinamento finalizzato a contrastare l’azione di governo nel paese, puntando alla costruzione di un movimento di lotta che metta al centro l’uscita dalle politiche di austerità, il rilancio e l’allargamento della democrazia e il protagonismo degli uomini e delle donne che subiscono gli effetti della crisi e delle politiche neoliberiste.
Invitiamo quindi tutte le strutture del partito a dar vita nella giornate dell’11 e 12 maggio una mobilitazione contro il governo Letta-Alfano, le politiche europee e i trattati a partire dal Fiscal Compact, ad articolare sui territori e sui luoghi di lavoro la proposta di coordinamento unitario, dando vita a un confronto con le forze che si oppongono al governo Letta e costruendo iniziative di dibattito e di lotta finalizzate alla costruzione dell’opposizione.
La Direzione Nazionale aderisce alla proposta avanzata da Stefano Rodotà di dar vita ad una Contro Convenzione finalizzata alla difesa della Costituzione e allo sviluppo della democrazia partecipativa.
La Direzione Nazionale riconferma l’adesione alla manifestazione del 18 maggio convocata dalla Fiom e impegna tutte le strutture del partito ad organizzare assemblee preparatorie e a garantire il massimo di partecipazione.
La Direzione Nazionale ritenendo necessario festeggiare la Repubblica e la Costituzione non attraverso una parata militare, ne chiede la soppressione e invita i compagni e le compagne di Rifondazione Comunista ad organizzare per il 2 giugno iniziative di mobilitazione per il diritto alla pace, al lavoro e l’allargamento della democrazia, contro le spesa militari per il ritiro delle missioni dai teatri di guerra.
La Direzione Nazionale convoca per il 1 giugno una assemblea nazionale dei segretari di circolo.

primo maggio - festa dei lavoratori

Risulta assai complicato comprendere la partecipazione di rappresentanti di Confindustria assieme a quelli dei lavoratori durante la celebrazione della giornata del primo maggio in alcune piazze italiane. La festa dei lavoratori appartiene solo a chi crea valore e non a chi guadagna sulle loro fatiche.
La crisi economica è stata causata da un modo di produzione che non bada al soddisfacimento dei bisogni della collettività ma che fa dell’appropriazione privata del valore prodotto dalla manodopera durante ciascuna giornata lavorativa il proprio gruzzolo, che poi investe per accrescere il proprio profitto senza mai pensare agli effetti che comporta la sovrapproduzione. La crisi da sovrapproduzione si era manifestata già negli anni ’70 ma il passaggio degli investimenti dalla forma di capitalismo di produzione a quella di capitalismo finanziario ne ha posticipato gli effetti. Il capitalismo è nella sua fase terminale perché non riesce più a sviluppare la produzione ma ha la possibilità di riprendersi attraverso due soluzioni: capitolazione della classe lavoratrice attraverso continui sacrifici o guerra imperialista per registrare nuovi rapporti di forza fra paesi.
A queste soluzioni va contrapposto un movimento di massa internazionalista dei lavoratori e dei giovani per un nuovo modo di produzione gestito coscientemente e collettivamente dal basso.
Come organizzare un movimento di massa? Attraverso una direzione che non si comprometta con un sistema economico marcio. La rielezione di Napolitano e la formazione del governissimo Pd-Pdl hanno dimostrato chiaramente che il riformismo non è altro che una delle facce della borghesia. Come in Grecia ed in Spagna, anche in Italia abbiamo bisogno di un partito e di un sindacato di classe, che sappiano organizzare ed indirizzare correttamente e unitamente i lavoratori ed i giovani per cambiare veramente e senza disperdere in mille rivoli la loro forza. Le forme di organizzazione tradizionale in partiti e in sindacati non sono uno strumento vecchio e inadeguato: solo le loro direzioni che spesso non sono all’altezza e che spesso arrivano ad avere paura perfino della forza dei loro rappresentati e che quindi si rifugiano sotto l’ala “rassicurante” del riformismo, che cerca di depotenziare e deviare la voglia di cambiamento giustificata che anche in Italia si fa sentire.

Mirko Sighel
Segretario circolo Vallagarina del Partito della Rifondazione comunista

21/04/13

L'elezione di Napolitano e l'alternativa di classe

Napolitano è stato eletto presidente. Pd, Pdl, Scelta civica e Lega nord si preparano a governare insieme per l'interesse della nazione. Volti felici, sollevati: il pericolo è stato scampato. Tutti i tasselli sono stati ricomposti, per il momento, sotto l'alto patronato del presidente. Avanti quindi con le politiche di austerità, il vero collante che tiene insieme indifferentemente i vari partiti borghesi. Distruggere lo stato sociale, licenziare, garantire il pagamento dei debiti alle banche per garantire al padronato l'esigibilità della loro forza di oppressione contro i lavoratori, i giovani ed i pensionati.
In assenza di un partito proletario di massa, in questo momento è compito della Cgil farsi carico di organizzare l'opposizione in questo paese. La dirigenza nazionale del sindacato ha la grave responsabilità di non aver mai combattuto efficacemente contro il governo Monti perché ciò avrebbe significato contrastare il Pd e la prospettiva di un successivo governo Bersani che avrebbe potuto ridare al suo vertice riformista la legittimità per potersi presentare al tavolo di concertazione con il padronato. Ora che il sogno è finito e che la miseria dell’imbroglio del riformismo si è manifestata chiaramente, è necessario che la maggioranza camussiana la smetta con i tentennamenti e che organizzi i lavoratori per un’offensiva che miri innanzitutto all’esproprio delle principali leve economiche del paese: dalle banche al settore metallurgico, dalla sanità al commercio con l’estero. Devono essere i lavoratori a dirigere direttamente le aziende nell’interesse e sotto il controllo della collettività organizzata in consigli cittadini. Solo così si esce dal sistema capitalista; solo così si può tornare a sviluppare l’economia, a creare occupazione e benessere. La politica della compatibilità è finita ma con essa non è finita l’importanza delle organizzazioni collettive tradizionali dei lavoratori: l’indipendenza di classe è la bandiera che dovrà guidarne l’azione ed i lavoratori hanno bisogno di una dirigenza che non sia né il braccio destro né la stampella del riformismo.

Mirko Sighel
Segretario circolo Vallagarina del Partito della Rifondazione comunista

16/04/13

NOT, Nuovo Ospedale di Trento: realizzato e gestito dagli amici degli amici ?

Il Partito della Rifondazione Comunista organizza
MERCOLEDI 17 APRILE 2013  ORE 20,30
presso il Museo delle Scienze in via Calepina a Trento
Dibattito pubblico su
 NOT: TRENTO non ha bisogno di un ospedale realizzato e gestito dagli “amici degli amici”
 Partecipano:
  • Piero Pettenò, consigliere regionale in Veneto e artefice della commissione di inchiesta sull’ospedale di Mestre,
  • gli estensori della ricerca sull’ospedale di Trento redatta da Rifondazione Comunista e consegnata alla Magistratura, esponenti CGIL funzione pubblica e sanità e Filcams .
  • Coordina Francesco Porta consigliere comunale di Trento.
Vi attendiamo numerosi anche per dire basta ad una politica trentina incapace di dare risposte concrete alla popolazione.

14/04/13

La partita Subaru

La partita Subaru non è affatto chiusa. Nonostante Tokio abbia deciso di spostare l’attività a Milano, i lavoratori ed il sindacato non devono darsi per vinti. Se sicuramente sono stati commessi degli errori nel permettere il proseguimento dell’attività di uscita di materiale dal magazzino e nel dare fiducia all’intermediazione dell’ente pubblico con il padrone, rimangono il patrimonio umano ed un immobile dislocato in un punto vantaggioso per l’insediamento di una nuova attività distributiva o produttiva. E’ chiaro che a questo punto non esiste più alcun margine di trattativa con la casa giapponese ed il sindacato non ha altra alternativa che chiedere l’esproprio dell’immobile senza alcun indennizzo promuovendo anche con il sostegno dei servizi della P.a.t. la ricerca di un nuovo soggetto commerciale o in alternativa si riconverta l’attività dal settore distributivo a quello produttivo ripubblicizzandola e dandola in gestione direttamente ai lavoratori dopo averli adeguatamente formati. Ormai la situazione economica in Vallagarina non può più considerarsi come una questione di natura economica ma sociale. Centinaia di famiglie rischiano nei prossimi mesi di perdere il lavoro ed è necessario che i lavoratori, organizzati dal sindacato, si coordinino insieme per poter fronteggiare insieme il problema del depauperamento del tessuto produttivo e distributivo senza aspettare che siano i padroni o l’ente pubblico a gestire per conto loro il loro futuro e quello delle loro famiglie. L’unità dei lavoratori moltiplica la loro forza ed il sindacato deve agire per organizzarla. Si convochi al più presto un’assemblea territoriale di tutte le realtà lavorative in difficoltà aperta agli altri lavoratori per organizzare assieme un’azione collettiva efficace contro la crisi.
Mirko Sighel
Segretario Circolo Vallagarina del Partito della Rifondazione comunista

31/03/13

La situazione economica in Vallagarina sta precipitando

La situazione del tessuto produttivo lagarino sta precipitando. Dalla Subaru all'Opt, da Arcese a Marangoni si assiste al ricatto aziendale nei confronti dei lavoratori. I padroni finché possono minacciano gli esuberi per "dare fiato" ai propri bilanci attraverso i bancomat pubblici di P.a.t. e Inps altrimenti come nel caso di Opt il problema è di delocalizzare per produrre a minori costi per continuare a garantirsi il profitto privato.
La gestione della vertenza Subaru dimostra come sia assolutamente insufficiente l'appello accorato delle istituzioni trentine al buon cuore della multinazionale. Il territorio accogliente e le buone pratiche di relazioni industriali precipitano velocemente nel dimenticatoio quando si tratta di fare quattrini con la garanzia che gli immobili, le attrezzature e la merce non vengano toccate per non infrangere il tabù dell'esproprio per pubblico interesse. Per quale alta ragione morale o pratica Olivi o il presidente del consiglio provinciale Dorigatti non si fanno promotori di chiedere l'esproprio senza indennizzo di chi sta espropriando il presente ed il futuro di decine di famiglie? O è meglio rimanere compromessi con il principio "inviolabile" della libertà di impresa e dell'appropriazione privata delle attività produttive chiedendo tavoli su tavoli e fornendo iniezioni di denaro pubblico nelle tasche dei privati?
Qui non si tratta di tappare i buchi pensando che la crisi sia passeggera o isolabile ad un quartiere o a qualche zona: siamo difronte ad una crisi internazionale del capitalismo e gli strumenti della concertazione sociale per garantire ai privati il consolidamento dei propri guadagni e ad alcuni settori del sindacato la funzione di accompagnatori istituzionali non reggono più. Non ci si può permettere di assistere allo svuotamento dei magazzini senza fare alcunché.
Si ripubblicizzino queste aziende, si esproprino senza indennizzo i padroni e se necessario si riconverta l'attività espropriata; è necessario che siano i lavoratori a gestire e controllare direttamente le aziende nell'interesse collettivo ed il sindacato deve unire le varie vertenze sul territorio per costruire con i lavoratori la lotta più ampia per il mantenimento del tessuto produttivo. Se Olivi non percorrerà questa strada la dovranno percorrere i lavoratori.


Mirko Sighel
Segretario circolo Vallagarina del Partito della Rifondazione comunista

18/03/13

La fuga delle imprese dalla Vallagarina

Cambiano gli attori ma non cambia l'atteggiamento della grande impresa operante in Vallagarina. Arcese Trasporti, dopo Marangoni e Subaru, parte all'attacco dei lavoratori. In tutti tre i casi le aziende hanno ottenuto agevolazioni cospicue da parte dell'ente pubblico e adesso minacciano tagli di personale e delocalizzazioni. I milioni di euro che la P.a.t. ha versato per i capannoni, per i macchinari e per opere stradali sono troppo poco per i padroni, gonfi di soldi pubblici e pronti a facili guadagni. La provincia trentina ha avuto il merito di investire molte risorse pubbliche nello sviluppo dell'economia ma la propria dirigenza provinciale ha avuto il grande demerito di indirizzare il denaro per lo sviluppo delle attività produttive a soggetti privati e per di più senza verificare come venisse utilizzato e che mantenesse l'occupazione del personale. Per essere più chiari: alcune grandi imprese sono mantenute dalla P.a.t, che investe denaro pubblico per il profitto privato. E' uno scandalo che ora Arcese minacci di licenziare 150 lavoratori quando ha uno scalo merci a propria disposizione e ha avuto gratis il polo logistico di Mori Stazione, pagato con quasi venti milioni di euro pubblici. Avrebbe potuto la P.a.t. essere più accorta nella gestione dei finanziamenti? Certamente, tant'è che non è notizia di oggi che Arcese stia spostando la propria attività nei paesi dell'est Europa ed utilizzi camionisti con contratti di lavoro molto meno onerosi di quello italiano. Come per Marangoni è necessario che l'assessore provinciale Olivi si faccia promotore dell'esproprio dell'attività dell'autotrasporto senza alcun indennizzo nei confronti di chi usa l'ente pubblico e gli ammortizzatori sociali come un bancomat e poi investe altrove per mantenere il proprio margine privato di reddito. I lavoratori di Arcese come quelli di Marangoni hanno sicuramente più a cuore dei rispettivi proprietari la salute delle due aziende ed è giusto che siano loro ad esercitarne la gestione ed il controllo.

Mirko Sighel
Segretario circolo Vallagarina del Partito della Rifondazione comunista

11/01/13

La liberalizzazione degli orari di apertura degli esercizi commerciali a Rovereto

La giunta Miorandi accetta la liberalizzazione permanente degli orari di apertura degli esercizi commerciali. D'ora in poi tutti faranno quello che vogliono: potranno tenere aperti i negozi di notte e tutte le domeniche che vorranno. Il sindaco Pd anticipa tutti gli altri primi cittadini della provincia per adeguarsi ai dettati della corte costituzionale, la quale si è adeguata ai dettati europei sulla concorrenza prescritti da Ue, Bce e Fmi.
I piccoli negozi, per non rischiare di perdere quel poco di mercato che si contendono con gli altri esercizi di vicinato e che faticosamente contendono ai centri commerciali, saranno costretti ad adeguarsi alle lunghe aperture ma, mentre i grandi negozi hanno un volume d'affari maggiore, maggiori disponibilità finanziarie e la possibilità di realizzare economie di scala, ai piccoli esercizi verranno succhiate le ultime risorse, impoverendo ulteriormente il tessuto commerciale cittadino. Questo è il sistema capitalista. I lavoratori verranno invitati a procrastinare i riposi, a non ammalarsi perché l'Unione commercio risparmia soldi pure sulla salute di questi e a non avere una propria vita sociale e poco importa se qualche operatore si lamenta: se non gli va bene c'è un esercito di disoccupati pronti a sostituire i novelli fannulloni per garantire i margini di profitto ai datori di lavoro alle condizioni che questi ultimi dettano. Tutto questo mentre il potere d'acquisto dei salari è calato del 13,2% a partire dal 2008 e nel 2012 la contrazione dei consumi si è attestata al 4,7%.
Nulla giustifica quindi un'ulteriore spremitura dei lavoratori se non la sete di guadagno di chi ogni giorno si lamenta e poi si rifà sui propri lavoratori subordinati o a chiamata, chiede al Comune contributi pubblici per rivitalizzare la città con manifestazioni ed intrattenimenti vari, ottiene finanziamenti pubblici a fondo perduto dalla P.a.t. per migliorare la qualità della propria attività nei centri storici e disdice i contratti collettivi territoriali di lavoro del settore del terziario per fare cassa sulla propria manodopera.
I lavoratori non sono schiavi e solo una gestione ed un controllo diretti da parte loro della produzione e della distribuzione dei beni e dei servizi permetterà alla società di soddisfare in maniera migliore i propri bisogni.

Mirko Sighel
Segretario circolo Vallagarina del Partito della Rifondazione comunista