aderisce alla FEDERAZIONE DELLA SINISTRA

31/07/12

L'Unione commercio si sostituisce ai medici e decide quando un lavoratore è ammalato o no

La disdetta unilaterale del contratto integrativo provinciale del settore del terziario, della distribuzione e dei servizi da parte dell’Unione Commercio nella parte che prevede l’integrazione della retribuzione ai lavoratori che si assentano per malattia per un periodo compreso tra quattro e venti giorni è un’offesa alla dignità delle persone. I lavoratori del settore, che notoriamente sono scansafatiche e che non sono assolutamente ricattabili dai propri capi, non possono più avere il diritto di ammalarsi. La malattia diventa non solo una debilitazione psicofisica ma anche una sanzione ed è giusto per il Presidente dell’associazione datoriale Bort tagliare gli stipendi.
Se poi una persona è malata sono problemi suoi, importante è non intaccare le casse delle aziende. Non saranno più i medici d’ora in poi a decidere se un lavoratore è malato o no ma i datori di lavoro. Non bastano la liberalizzazione degli orari di apertura dei negozi, lo spezzettamento degli orari di lavoro del personale, gli straordinari diventati ordinari, la distruzione dell’art. 18, le domeniche passate a lavorare, la propria famiglia sacrificata al profitto del padrone. No, vogliono ancora di più e lo giustificano con la vergognosa motivazione di far risparmiare soldi alle casse pubbliche, cioè non pagando chi si ammala si salva lo stato
dalla bancarotta. E poi, apriti cielo, il pagamento dell’integrazione della malattia è un privilegio tutto trentino perché il contratto nazionale di lavoro è peggiore. E’ proprio un modo strano di pensare l’autonomia quello che hanno i presunti dirigenti dell’economia trentina: si corre a Roma per chiedere di salvare le società pubbliche dove sono molte volte parcheggiati gli amici degli amici; gli industriali ed i commercianti bussano ogni giorno alla porta di mamma Provincia per avere denaro pubblico da investire e poi vogliono perfino i soldi delle pensioni complementari; la cooperazione si candida a sostituire il settore pubblico nell’erogazione dei servizi
privatizzando il diritto ad usufruirne, ovviamente dietro la garanzia del galantomismo proprio di don Guetti ed ora si lucra perfino sulla salute delle lavoratrici e dei lavoratori. La vera autonomia delle persone, non quella scritta sulla carta o su una cartina geografica, si realizza innanzitutto prendendo collettivamente coscienza che non possiamo più continuare a lasciarci sfruttare da pochi sfruttatori; le ricette che i Dellai, i Bort, gli Schelfi e l’imprenditoria di turno
pongono sono solo funzionali a mantenere il controllo dell’economia e quindi della vita delle persone, a Trento come in qualunque altra parte del globo.


Mirko Sighel
Segretario circolo Vallagarina Partito della Rifondazione comunista

Comunicato del PRC - Federazione del Trentino - sull'ipotesi di accordo rinnovo Ccnl ferrovieri

Fra pochi giorni, tra il 30 luglio ed il 2 agosto, si terrà il referendum fra i lavoratori delle ferrovie, che saranno chiamati ad esprimere il loro parere sull’ipotesi di rinnovo del CCNL Attività
ferroviarie e del contratto aziendale del gruppo Fs firmato dalle categorie di CGIL, CISL, UIL, UGL e FAST. Il testo del documento, che “innova” il precedente contratto scaduto per la parte normativa nel 2006 e per la parte economica nel 2008, contiene alcuni elementi
inaccettabili che vanno assolutamente respinti e pertanto invitiamo i lavoratori ad andare a votare esprimendo il loro NO ad un accordo che fa dei diritti e delle tutele carta straccia. Evidenziamo per sommi capi gli elementi peggiorativi proposti.
Il nuovo CCNL ha valenza fino al 31 dicembre 2014 e l’aumento retributivo medio, parametrato per il livello C1 (ex E), è di euro 160 sulla parte tabellare, da suddividere in più tranche nel 2012, 2013 e 2014. In aggiunta è prevista un’una tantum fortettaria di circa 1.600 euro (sempre parametrata per il livello C1). Se confrontiamo l’aumento prospettato con l’aumento del costo della vita riferito al periodo 2009-2014, la perdita del potere di acquisto del salario corrisponde
almeno all’8%.
La beffa si ingigantisce quando si scopre che le OO.SS. intendono accettare l’aumento di orario settimanale per il personale Fs portandolo da 36 a 38 ore, comportando un surplus di personale che viene stimato in quasi 8.000 unità.
La cosiddetta “ottimizzazione” delle risorse avrà conseguenze negative sui turni di lavoro e sui riposi: ad esempio verranno sfruttati più intensamente gli orari di lavoro nel periodo dalle ore 5 alle 24 per il personale di macchina ad agente solo e per il personale di bordo ad
agente unico e l’orario di lavoro nel periodo dalla mezzanotte alle 5 per il personale di macchina a doppio agente; aumenteranno le prestazioni mensili con riposo fuori residenza nei settori Passeggeri e Cargo; si ridurrà nei settori Passeggeri e Cargo la durata del riposo in residenza in seguito a prestazione diurna; si ridurrà la durata del riposo giornaliero in residenza a seguito di prestazione notturna; aumenterà l'orario di condotta ad agente solo e due agenti
nei settori Regionale, Passeggeri e Cargo.
Nel settore degli appalti, già precedentemente indebolito da tagli di fondi e quindi di servizi e dalla proliferazione dei subappalti, viene ribadita la libertà della nuova ditta appaltatrice di decidere in maniera autonoma come riassorbire il personale della ditta cessante,
senza nessuna tutela sicura per le lavoratrici ed i lavoratori.
Il settore ferroviario come il resto dei trasporti pubblici rappresenta un settore nevralgico dell’economia del paese. Da anni è oggetto dell’assalto rapace del grande capitale privato, che anche a causa dell’inerzia dei sindacati è riuscito a mettere le mani sui settori più profittevoli come Trentitalia e l’alta velocità, ad ottenere concessioni a costo zero come Ntv di Montezemolo e Della Valle, deroghe al CCNL e la cancellazione delle tratte utilizzate dai pendolari meno convenienti senza fare investimenti sulla rete, i cui oneri rimangono a carico dello stato (socializzazione dei costi e privatizzazione dei guadagni). La sicurezza dei lavoratori e degli
utenti è sempre più considerata un costo da tagliare. Gli appalti dei servizi vengono affidati con il massimo ribasso, le cui conseguenze ricadono sui lavoratori e sulla qualità del servizio.
Votare NO al referendum deve essere l’inizio per costruire un percorso che porti alla nazionalizzazione del settore sotto il controllo dal basso da parte dei lavoratori per l’interesse collettivo. Dobbiamo essere consapevoli che solo e soltanto i lavoratori hanno la leva per
ribaltare le proprie condizioni e per garantire che il servizio di trasporto pubblico rimanga universale. La battaglia dovrà necessariamente unirsi a quella degli altri settori lavorativi, dal
pubblico impiego al settore metalmeccanico. Bloccare il trasporto significa bloccare il flusso di ricchezza e quindi di profitti dei padroni. I prossimi mesi vedranno l’inasprirsi della lotta dei
lavoratori: abbiamo bisogno di voi come voi avete bisogno degli altri lavoratori. Riprendiamoci il controllo dell’economia; espropriamo la ricchezza espropriataci per poter costruire insieme dal basso, senza padroni e senza caste, una società socialista.

Partito della Rifondazione comunista - Federazione del Trentino