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30/10/14

Intervento nostro Consigliere Comunale contro grave atto di revisionismo storico


Di seguito l'intervento del nostro Consigliere Comunale al Consiglio del Comune di Trento del 28 ottobre 2014 contro la titolazione di una via a don Umberto Pessina, definito vittima dei partigiani comunisti. Giuliano Pantano dichiara:

"Questo è un clamoroso falso storico, oltre che un evidente tentativo di revisionismo  contro i valori della Resistenza. Nemmeno la curia di Bologna ha riconosciuto l'omicidio di don Pessina come una vendetta politica, ciò è confermato poi dagli atti giudiziari del tribunale di Perugia con sentenza definitiva del 1993 che derubricava l'assassinio a "delitto semplice"  scagionando del tutto i tre partigiani che nel frattempo si erano fatti da innocenti ben 10 anni di galera!!!!

Sono indignato per il comportamento irresponsabile del Partito Democratico che con i suoi voti, ad eccezione di un consigliere, ha avvallato un'operazione revisionista da parte dell'estrema destra presente in Consiglio per denigrare l'antifascismo."

Ecco di seguito il suo intervento:

"L’intitolazione di una via nasce dal bisogno di ricordare il passato attraverso figure che con le loro opere o scelte di vita e talvolta anche con il sacrificio consapevole della vita stessa, hanno promosso il progresso, nel campo della scienza, delle arti, della tecnica, della cultura, del lavoro, il progresso morale e civile, di una comunità, di una nazione, dell’umanità intera.
Questo direi è il fine nobile di ogni scelta che riguardi la toponomastica.
In questo caso direi che il fine è altro, quello piuttosto, ancora una volta, di gettare un’ombra sulla lotta partigiana, sulla resistenza, prendendo spunto dagli episodi accaduti nell’immediato dopoguerra in Emilia Romagna, segnati da risentimento e spirito di vendetta, triste retaggio di quella che è anche stata purtroppo, come ci ha ricordato lo storico Claudio Pavone, una guerra civile, mi riferisco alla resistenza ( che ha diviso e contrapposto in modo lacerante gli italiani).
Con rispetto per chi è stato vittima di una alquanto dubbia vendetta politica (lo stesso arcivescovado di Bologna nutre forti dubbi in ciò e cioè che non si sia trattato di una vendetta e la corte d’assise di Perugia ha definitivamente derubricato il reato in omicidio semplice) maturata in un clima segnato da una terribile tragedia, il fascismo e la guerra, non possiamo però fingere nei confronti della storia.
Dobbiamo ricordarci che l’Italia è uscita da quella tragedia con dignità ed enormi sacrifici, proprio grazie ai partigiani, la gran parte dei quali erano comunisti.
Per onestà intellettuale ci sembra assolutamente fuorviante intitolare alcune vie cittadine ai “martiri dell’anticomunismo” perché è del tutto falso fare riferimento ad una persecuzione sistematica ad opera di un regime sedicente comunista che si sarebbe instaurato nell’immediato dopoguerra in qualche parte dell’Italia.
Riteniamo invece doveroso, proporre, soprattutto alle giovani generazioni, una lettura della storia che sia onesta e veritiera, che non tema di gettare luce anche sulle più drammatiche contraddizioni e tragedie della nostra storia repubblicana ma che, mentre in troppi percorrono la strada del revisionismo storico, faccia conoscere quegli eroi minori, trascurati e ignorati, che con dignità e coraggio sono stati tutti dalla parte giusta, cioè dell’antifascismo e dell’antinazismo, pur diversi per cultura politica e ispirazione morale.Questo attraverso anche la toponomastica. Potrebbe essere un utile antidoto contro il diffondersi di “culture” neofasciste e neonaziste fra i giovani, delle quali, qui a Trento, si fa promotrice Casa Pound."

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