Trento, 31/10/14
COMUNICATO STAMPA - TSIPRAS
Alla luce delle recenti dichiarazioni del presidente Ugo Rossi, apparse sui giornali
locali per confermare i contributi pubblici alla scuola paritaria Sacro Cuore di Trento,
si rende necessario portare a conoscenza di cittadine
e cittadini, attraverso
gli organi di informazione locali e nazionali, quanto realmente accaduto.
Il 16 luglio 2014 abbiamo
appreso di un grave atto di discriminazione omofobica compiuto da Suor Eugenia
Libratore, in qualità di “gestore
della scuola”, nei confronti di una docente
che, con contratto
a tempo determinato, aveva insegnato nella scuola media dell’istituto per cinque anni. La docente,
il cui contratto
si era concluso il 30 giugno,
convocata dal “gestore della scuola”, si è trovata coinvolta in un colloquio
inquisitorio circa il suo orientamento sessuale con negazione
della possibilità di rinnovo dello
stesso contratto ed evidente perdita di
chance lavorativa.
Abbiamo denunciato l’episodio ritenendolo lesivo dei diritti delle persone ed esemplare
per sostenere la nostra contrarietà al finanziamento delle scuole paritarie, che sottraggono risorse economiche alla scuola pubblica
sempre più povera anche in
Trentino.
Come si evince dalla lettura degli atti ufficiali “La madre dice di aver voluto
fugare i dubbi sulla corrispondenza dell’insegnante rispetto al progetto
della scuola di matrice
cristiana e nello specifico legato all’orientamento sessuale dell’insegnante. La madre avrebbe
voluto o la smentita
o la conferma delle
voci circolate nella
scuola e anche all’esterno”
La lettura
degli atti fuga, invece, ogni dubbio sulla discriminazione omofobica messa in atto dalla Madre,
le cui parole testuali
affermano: “l’oggetto del colloquio era fugare alcuni dubbi su voci sentite sul conto dell’insegnante nello specifico sull’esistenza di una compagna.
In pochi minuti la professoressa non ha né smentito
né affermato di avere una compagna. L’insegnante ha risposto
con sdegno definendo
la questione medievale. La docente si è quindi alzata e se n’è andata non dichiarando
mai pubblicamente la
sua identità”
La suora ha giudicato tale atteggiamento arrogante, ma soprattutto ha negato alla docente un rinnovo
di contratto, avendo “rafforzato il convincimento che si trovava di fronte ad una persona con problemi” e, negli atti, fa riferimento esplicito ad una dichiarazione di papa Ratzinger
secondo cui “la tendenza
omosessuale è un disordine oggettivo e richiama
una preoccupazione morale”.
Tutto ciò nonostante le attestazioni di stima professionale verso la professoressa raccolte in modo informale, ma anche riscontrate nelle stesse dichiarazioni della suora: “volevo valutare la possibilità di inserimento alle superiori,
partendo da una considerazione positiva rispetto all’operato nella scuola” Quindi, la scuola ha attuato
una discriminazione in clamorosa violazione dei principi fondamentali del nostro ordinamento giuridico, che sancisce il principio generale di parità
di trattamento, in attuazione dei principi di cui agli artt. 1, 2, 3 e 4 della Costituzione e, attraverso lo Statuto dei diritti dei lavoratori, sanziona con la nullità
qualunque patto o atto diretto a subordinare l’occupazione di un lavoratore o recargli
altrimenti pregiudizio basato sull’orientamento sessuale. Il D.Lvo 216/2003
specifica ulteriormente il principio di non discriminazione, imponendo parità di trattamento a tutti i lavoratori e a tutte le lavoratrici, al di là delle convinzioni personali, dell’età, dell’orientamento sessuale
sia nel settore pubblico che privato, facendo riferimento anche ai criteri di selezione e alle condizioni di assunzione.
Ciò impone, di fatto e senza alcuna ambiguità, il divieto
di discriminazione in ambito lavorativo e, in riferimento agli enti religiosi, benché istituti di tendenza,
rimane fermo il divieto di discriminare in base
all’età e all’orientamento sessuale.
L’Istituto Sacro Cuore, che non ha mai smentito
le dichiarazioni pubbliche del “gestore della scuola”, escludendo il rinnovo del contratto di lavoro ad un’insegnante di una disciplina curricolare obbligatoria
in base al suo orientamento sessuale,
ha pertanto posto
in essere una discriminazione vietata e sanzionata.
Le conclusioni della Giunta Provinciale suscitano preoccupazione e indignazione perché non sono congruenti rispetto a quanto risulta
dagli atti ufficiali. Addirittura, come si legge sul Trentino del 7 ottobre,
il presidente dichiara che “è emerso un esito assolutamente confortante sia dal punto di vista formativo che da quello
del clima interno.
Per questo si è deciso di confermare la parificazione della
scuola”.
Come si conciliano queste dichiarazioni con quanto
si legge nei verbali
dell'ispezione? Come si conciliano le decisioni della Giunta Provinciale
con il rispetto della Costituzione
e dei
diritti di tutte e di tutti?
Come si traduce in azioni concrete l’obbligo di trasparenza verso i cittadini
e le cittadine
da parte degli amministratori, che evidentemente hanno, almeno in questo caso, alterato i termini
della questione? E, nello specifico, quali sono i contenuti
delle comunicazioni inviate al Ministero
dell’Istruzione come esito dell’indagine
svolta?
Noi chiediamo, attraverso la stampa e attraverso una comunicazione ufficiale inviata al MIUR e al Presidente della Repubblica, che si prenda visione di tutti i documenti raccolti affinché sia valutato a livello ministeriale lo status di scuola paritaria
in presenza di una così palese violazione dei diritti civili, dello
statuto dei lavoratori e delle lavoratrici, della Costituzione.
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