Lunedì scorso duemila lavoratrici
e lavoratori del settore scolastico hanno manifestato contro i tagli
all’istruzione che la giunta provinciale intende portare avanti per “risanare”
il bilancio pubblico. Una protesta assolutamente giustificata, che mette a
repentaglio i posti di lavoro di insegnanti, impiegate, collaboratori
scolastici, tutti accumunati dall’esperienza del precariato, e la qualità del
servizio scolastico pubblico. Una protesta che ha visto una partecipazione
secondo i sindacati al di sopra delle loro aspettative, che testimonia quindi
come la disponibilità alla lotta esiste, se organizzata e che allo stesso tempo
evidenzia ancora una volta che il continuo appello bilaterale a convocare
tavoli di concertazione non riesce più a procrastinare la presa d’atto che
difronte alla crisi anche il governo Pd-Upt-Patt persegue le stesse politiche
di austerità di Roma.
L’assessore Dalmaso e il
presidente Pacher erano stupiti, forse anche seccati da tanto rumore. In fondo
si tratta di pochi milioni di euro, più di cento posti di lavoro tagliati,
scuole più sporche, maestre che devono gestire trenta bambini ciascuna. Poca
roba insomma! E a chi si lamenta di essere stato preso in giro per anni, dopo
aver vinto concorsi o aver lavorato per anni e anni come precario o dopo aver
conseguito tutte le abilitazioni del mondo, non resta che rispondere
appellandosi alla coesione sociale o ricordando che da altre parti i tagli sono
ancora maggiori. Protestate quindi ma fatelo in silenzio!
E se la Provincia taglia sulla scuola
pubblica non si può dire che la stessa cosa faccia nei confronti delle imprese:
anzi aumentano gli sgravi fiscali. Cioè i lavoratori pagano i tributi per
mantenere i padroni e i loro profitti e la Provincia licenzia i lavoratori. Ma
per le imprese non esistono i patti di stabilità…
E l’istruzione privata? Sarebbe
un sacrilegio disimpegnarsi da un tale serbatoio di consenso elettorale! La
Chiesa trentina ha soldi per speculare in Dolomiti Energia, figuriamoci se non
ne ha per mantenere le proprie scuole.
Il sindacato deve rivendicare
innanzitutto lo spostamento di risorse dall’istruzione privata a quella
pubblica e battersi per la stabilizzazione di tutto il personale precario,
reinternalizzando anche il personale scolastico delle scuole paritarie che
preferisca scegliere di lavorare nel settore pubblico. Vanno inoltre rinnovati
i contratti collettivi e quindi si deve organizzare una mobilitazione congiunta
di tutti i lavoratori del settore pubblico, non solo quelli delle scuole. Non è
più rinviabile una forte azione concreta di protesta contro chi mercifica la
scuola e i servizi pubblici e si appella ai patti di stabilità per mantenere i
privilegi dei loro mandanti.
Mirko Sighel
Segretario Circolo Vallagarina del Partito della Rifondazione comunista
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